sabato 2 giugno 2012

CRISI DEL DEBITO PUBBLICO? SOPRATTUTTO, CRISI DEI BILANCI FAMIGLIARI!


Care amiche e cari amici, 

questo è un periodo in cui anche un caffè e l'acquisto di una rosa diventano gravosi, vista la crisi in atto; per fortuna, il nostro, è un ambiente virtuale, per cui il caffè è gratis così come la rosa. 

Facciamo, oggi, un discorso sulla crisi, focalizzandolo, però, sulle conseguenze che essa sta producendo nelle nostre famiglie. 

Premettiamo che la UE, scelleratamente: 
  • si è dotata di una moneta unica senza dotarsi di strumenti centralizzati efficaci,  per andare incontro alle eventuali difficoltà di qualcuno dei suoi stati membri,  strumenti tipici di un vero Stato. Del resto non lo ha potuto fare perché la Federazione o gli Stati Uniti d'Europa  non esiste ancora;
  • ha introdotto, allora, dei paletti sul rapporto debito pubblico/PIL per impedire  comportamenti allegri degli Stati membri;
  • addirittura ha deciso che ciascuno dei suoi stati membri, salvo catastrofi naturali,  dovrebbe sempre  cavarsela da solo. 
(Di questi argomenti ne parleremo in seguito, con altri post, per completezza di informazione).

Di fronte alla crisi del debito pubblico, la UE, ora, sta cercando di inventare qualcosa, che  giri intorno ai paletti succitati e renda meno efficaci le rigidità di comportamento da essa stessa imposti, nelle economie degli Stati Nazionali. 
In gergo questo si chiama mettere “toppe” e, da come si può notare, neanche “a colore”, per cui la gestione economica della euro zona è diventata una gestione "arlecchino", quasi inefficace. 
Questi "Statisti", dovrebbero avere, invece, un profondo ripensamento e dovrebbero cucire "un abito su misura” sulla crisi. Finora hanno solo promosso, per ogni problema, infinite discussioni che, una volta terminate, sono risultate sempre inefficaci, perché i problemi della crisi, nel frattempo, subivano un nuovo peggioramento che richiedevano interventi diversi. Con i loro tentativi di compromessi, quindi hanno vanificato qualunque correzione o "toppa" che dir si voglia. 
Ancora una volta vale il detto antico :

 "Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata!" 

Eppure, non c'è bisogno di essere "grandi statisti" o “geniali economisti” per capire che:

se un paese non cresce, non è neanche in condizione di pagare il suo debito. 

L'unica “genialata” che hanno potuto fare, quindi, sotto la spinta della urgenza, è stata quella di mettere in moto, sempre come "toppa",   gli strumenti economici che soprattutto: 

  • servissero a garantire, nell'immediato, il pagamento del debito; 
  • garantissero i mercati facendo vedere loro che c'erano le risorse per fronteggiare le scadenze più prossime dei titoli pubblici. 
Tutto questo sembrerebbe aver funzionato, anche se con grandi limiti, vista la irrisolta attuale situazione greca ed ora l'aggravamento della crisi spagnola; ma quello che è, ancora, una pagina aperta, irrisolta, è quello dell'andamento delle economie
Con i loro interventi, questi "scienziati economici" hanno fatto sì che i titoli pubblici, così,  sicuramente vengono ripagati ma, nel frattempo, proprio per i loro discutibili interventi, 

la gente e le imprese impoveriscono!

perché su di loro si è abbattuta una miriade di tasse e una miriade di restrizioni alla crescita.

Ecco il punto «drammatico» che desidero approfondire, e lo farò con altrettanti dati drammatici!

La crisi in Europa, oggi, infatti,  è ancora vista da questi “scienziati”, esclusivamente, come la crisi dei debiti pubblici e questa tensione sui bilanci degli Stati, e, quindi la politica di austerità sul PIL, ha fatto passare completamente in secondo piano la crisi dei bilanci delle famiglie e delle imprese. 
Sono tanti, invece, i dati e le analisi che tentano di misurare i gravi costi che le popolazioni devono sopportare per via della crisi economica. Secondo il FMI e l'organizzazione Internazionale per il Lavoro tra il 2008 e il 2010, nel mondo, sono stati bruciati 4.000 miliardi di dollari di PIL e 37.000.000 di persone hanno perso il lavoro. 
Le cifre, succitate, che appaiono come un codice incomprensibile e asettico, bussano, invece, alla porta delle classi medio basse e reclamano un drastico taglio del loro tenore di vita ed anche  la caduta di ogni speranza futura per i giovani. 
E' accaduto negli USA e ora è il turno della Europa. Nel nostro continente la crisi ha colpito soprattutto alcuni paesi, i cosiddetti PIGS ( Portogallo, Grecia, Irlanda, Spagna) ( porcelli), mentre altri hanno cominciato di nuovo a crescere (Germania, Francia, Austria), così nel 2011 il numero di immigrati greci giunti in Germania per cercare miglior fortuna è cresciuto dell'84% , quello degli spagnoli del 49%. 
In Europa, nell'ultimo trimestre del 2011, c'erano 3,6 milioni in meno di occupati che nello stesso trimestre del 2007. In Italia, nello stesso periodo, abbiamo perso più di 350.000 occupati, a cui bisogna aggiungere chi è stato messo in cassa integrazione ordinaria, speciale o straordinaria dal 2008 al 2011, cioè circa 500.000 lavoratori che formalmente contano come persone occupate anche se la loro azienda è in forte crisi. 
Contemporaneamente è salito al 10,6% il numero di lavoratori che, pur essendo occupati,versano in condizioni di povertà. 
Come sappiamo, certi valori sono ancora più drammatici per certe fasce sociali: giovani e anziani; e in certe aree del paese. Così a gennaio 2012 il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 31,1%, quasi un giovane su tre e, quasi, il triplo del valore nazionale medio. Al sud versano in condizione di deprivazione, ovvero mancano di molti beni e servizi necessari alla piena inclusione sociale il 26% delle famiglie rispetto al 9,5% delle famiglie del nord. Le conseguenze di queste situazioni di disagio non sono solo economiche. Ad esempio il consumo di antidepressivi nel 2010 è salito al 18,2% del consumo totale di farmaci e i reati contro la persona sono cresciuti al 9% dei reati totali. 
Insomma, quelli che sembrano variazioni di pochi punti percentuali del PIL, che, per esempio,  in Italia è diminuito del 5,5% nel 2009 e poi leggermente risalito nel 2010, portano invece con se' pesanti conseguenze sociali che investono il welfare e la ricchezza delle famiglie e delle imprese. Questo è avvenuto a causa di una politica economica dissennata, "l'austerità", che, però, essendo stata applicata, da Monti, per altro volutamente, in maniera differenziata,  ha prodotto 
una "iniqua" distribuzione dei costi della crisi, scaricandoli  solo su determinati soggetti, spesso i più vulnerabili, cioè le classi medio basse. 

Tale politica di austerità è iniziata con Tremonti e Berlusconi,  ed è stata condizionata nel suo sviluppo  futuro, dalla famosa lettera alla BCE, con cui il "duo", senza criterio, prometteva alla BCE il pareggio di bilancio nel 2013, non rendendosi conto di quello di "tremendo" che si sarebbe, con ciò, scatenato sui contribuenti italiani. 
Anche su questo mi riservo di fare  degli ulteriori  approfondimenti, con post futuri.

Comunque le domande che poniamo ora, sono: 
  • Perché, a livello europeo, si è scelta la politica della austerità? 
  • Perché i ceti alti, le banche e le assicurazioni, almeno in Italia, hanno subito un impatto proporzionalmente meno devastante sulla loro ricchezza, dalla imposizione di tasse così "assassine"? 
Sono domande , francamente, molto difficili.
L'unica cosa certa è che questa scelta, a livello internazionale, cioè la politica dell'austerità, è molto malvista, perché molti economisti, ritengono che manderà in recessione l'Europa e, con l'Europa, il mondo, essendo, l'Europa, una area molto importante.
Manderà in recessione oltre ai paesi europei, anche l'America, il Brasile, l'India e la Cina. 
Nel mondo c'è moltissima preoccupazione per questa scelta dell'Europa. 
Perché questa sia la scelta che prevale, non è facile dare una risposta.
Si può pensare che gli europei prendano più sul serio, degli americani, certi modelli economici astratti e presupposti controversi che dicono che: 
più si lascia libero il mercato più questo funziona bene e crea lavoro. 
Può darsi, ma le posizioni sull'argomento, tra gli economisti, sono nettamente diversificate e questa, dell'austerità, non è, quindi,  una posizione necessariamente corretta. 

Ieri, quasi a conferma di tutto ciò, il Governatore Visco della Banca d'Italia ha espresso dei concetti che possono essere riassunti come segue
  1. La situazione è insopportabile per le troppe tasse e questo non porterà a nulla di buono, meno che mai alla crescita, e, senza crescita, rischiamo di avvitarci in una spirale negativa che ci porterebbe sempre più verso il baratro della miseria.
  2. E' necessario, da parte del governo, indicare chiaramente gli obiettivi da raggiungere, per uscire dal tunnel della crisi e che il governo stesso, poi, sia non solo certo, ma dia anche, la certezza a chi deve accettare i sacrifici e fare "sistema", che le azioni  sulla economia già intraprese o da intraprendere siano proprio quelle giuste da fare. 
Torniamo, allora, alle domande: perché è stata adottata "l'austerità" e non altre misure economiche e perché il suo impatto sui poteri economici forti, proporzionalmente, sono meno devastanti? 
Qualcuno avanza due ipotesi  sul perché si sia arrivati a  questa sciagurata ed iniqua scelta economica.
La prima, sull'economia: che la Germania, che se la cava abbastanza bene, voglia perseguire il suo attuale modello di crescita, alle spalle del resto dell'europa, trainata dalle esportazioni, senza però preoccuparsi dello sviluppo di un suo mercato interno e non voglia modificare questo modello. 
La seconda, sui poteri economici: può darsi che, in fondo, in questa situazione di crisi, come alcuni leader europei hanno dichiarato e come lo stesso Monti ha dichiarato, si veda una opportunità: 
quella, cioè, di fare quelle riforme che alcuni ritengono necessarie e, che in ultima analisi, come ha dichiarato lo stesso Draghi, consistono: 


"nel superamento dell'attuale modello sociale europeo"...

(n.d.r. ...che, forse, non sarebbe compatibile con l'attuale sistema economico capitalistico, che ha bisogno che il capitale si concentri sempre più e che vi siano "i popoli schiavizzati").

Alla prossima, un abbraccio.




Riproduzione concessa, anche parziale, previa citazione della fonte

1 commento:

  1. Bene Graziella. Quegli STRONZI e LADRI che governano hanno come unico obiettivo quello di conservare il loro potere a scapito del 99%. Pertanto adottano tutti gli strumenti CRIMINALI che hanno a disposizione per rendere i cittadini sudditi e schiavi.
    Ciao.
    Alien1it da Twitter

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