domenica 19 agosto 2012

I TANTI PERCHÉ DI UNA CRISI. QUESTI ULTIMI VENTI ANNI

Care amiche e cari amici,

proseguiamo la disamina, avviata l'altra volta, sui perché della nostra attuale crisi italiana. Il caffè e la rosa che vengono offerti, permettono di alleviare l'angoscia che, purtroppo, ogni tanto, ci attanaglia in un periodo così difficile. 

Parliamo, quindi, dei problemi che si sono abbattuti in Italia :
DAGLI ANNI 90' FINO ALL'AVVENTO DI MONTI:

I nostri problemi, infatti, in "questi ultimi 20 anni", (SEDICI ANNI sotto il governo Berlusconi), si sono ulteriormente ingigantiti per il fatto che l'Italia ha aumentato ancora di più  il debito pubblico e ha smesso di crescere in modo ancora più accentuato.

1) Il primo motivo a base della crisi, è derivato, in "questi ultimi 20 anni", da un «Sistema Paese» arretrato, che non si è evoluto e non si è adeguato alle esigenze della globalizzazione e dell'allargamento dei mercati,  a causa
  • dell'elevata pressione fiscale sul lavoro, 
  • dell'enorme debito pubblico che produce perdite per interessi necessari per il rifinanziamento, 
  • della politica che si è sempre ingerita, ma solo per fini di corruttela e non di sostegno, 
  • della estrema conflittualità sterile dei sindacati che sono rimasti ancorati "alla lotta di classe", alla tutela solo di quelli che il posto di lavoro ce l'hanno e non hanno sviluppato quella visione lungimirante di controllo e di sostegno ai piani industriali validi oppure di contrasto ai piani industriali di rapina e  inosservanti della tutela ambientale (caso ILVA di Taranto),  
  • della diffusa criminalità organizzata (che non solo colpisce principalmente le regioni del sud, ma che , in "questi ultimi venti anni", ha occupato, con i suoi capitali e con i suoi metodi, anche il nord italia). 
  • di una burocrazia asfissiante;
  • di una rete di lobby che controlla ogni ganglio della società e soprattutto della economia,
  • etc. 
Nessun Governo politico di "questi ultimi 20 anni" vi ha posto rimedio, anzi ha fatto, addirittura, incancrenire ancora di più questi mali antichi, aggravando, infatti, l'arretratezza del mezzogiorno e non bloccando lo strapotere economico e finanziario della criminalità organizzata. 
Si pensava solo a "tirare a campare", a "rubare" e, negli ultimi tempi, anche a fare festini con le "escort", perché, come diceva Berlusconi, egli faceva "il Premier a tempo perso"!

2) Il secondo motivo a base della crisi, è derivato dalla ancor più drastica diminuzione della crescita economica, diminuzione che è dipeso sia dai problemi inerenti la  "DOMANDA" sia da quelli inerenti la "OFFERTA".
Il sistema economico italiano ha, sicuramente, da sempre, sofferto di alcuni gravi problemi che ne hanno limitato la competitività e lo sviluppo, quindi la crescita economica, ma mai come in "questi ultimi 20 anni".
La Crescita economica è uno dei temi più dibattuti dagli economisti e sicuramente nessun paese ha scoperto l'elisir del benessere, però, nel caso italiano, alcuni problemi, analizzati e caratterizzati in negativo, raccolgono un consenso abbastanza ampio tra gli esperti.

2.A) Gli economisti che, sui perché della mancata crescita economica, si concentrano sul lato della "DOMANDA" di beni e servizi prodotti dalle imprese, richiamano alcune dinamiche comuni a diversi paesi, ma che nel nostro paese si sono manifestate in forme ancora più pronunciate, specialmente in "questi ultimi 20 anni"
Tra queste dinamiche, negative per la crescita economica:
  • 2A1) vi è stato l'ulteriore aumento delle diseguaglianze dei redditi e della ricchezza, provocate da una politica governativa sui redditi e sulla ricchezza, specialmente in "questi ultimi 20 anni" del Governo Berlusconi, tendente ad aumentare l'accumulo della ricchezza e dei redditi da lavoro sempre più in "quota a pochi individui". Inoltre, a livello fiscale, tale politica ha portato a far pagare, in proporzione, meno tasse ai ricchi e a giustificare, quasi a favorire, la evasione fiscale e l'illegalità. Esempi eclatanti sono stati i premi quali: lo «scudo fiscale», i «condoni» vari e uno scarso o nullo contrasto contro la evasione e la corruzione. Quando aumenta, infatti, la quota di reddito dei cittadini più ricchi, i consumi ristagnano e si aggravano specialmente in caso di ulteriore diminuzione dei redditi delle classi medio basse, perché generalmente quest'ultime consumano di più rispetto ai ricchi. 
  • 2A2) vi sono state in "questi ultimi 20 anni", sia la necessità di contenere la spesa pubblica per ridurre il debito, sia la politica della BCE di tenere l'euro forte. Insieme le due politiche hanno implicato, che ben poco sostegno alla domanda di beni e servizi venisse dallo Stato, perché i fondi,  di solito, dedicati a tale scopo, sono stati, invece, dirottati verso i due obiettivi dichiarati sopra. 
  • 2A3) vi è stata la globalizzazione e l'adesione al mercato unico europeo e alla conseguente moneta unica, che, in "questi ultimi 20 anni" hanno inasprito la concorrenza di giganti che prima erano tagliati fuori dal commercio internazionale, come ad esempio, durante la guerra fredda in cui il mondo era diviso in blocchi e, prima del mercato unico, in cui c'era il sistema di protezione dei dazi doganali. Questa nuova concorrenza ha implicato maggiori difficoltà per le nostre imprese e minore crescita delle esportazioni. Ed è nata anche la deleteria azione della "delocalizzazione" delle imprese in altri Paesi a basso reddito, con la conseguenza di depauperare, sempre di più, il tessuto industriale nazionale.
2B) Gli economisti che, sui perché della mancata crescita economica, guardano, invece, i fattori cosiddetti di "OFFERTA", cioè guardano le caratteristiche del sistema produttivo, si concentrano su altri fattori:
  • 2B1) Tra questi, il primo problema di "questi ultimi 20 anni", è l'aggravarsi ulteriore della bassa competitività delle nostre imprese, che, come abbiamo visto nell'altro Post, non hanno saputo innovare con tecnologie nella produzione e non hanno puntato su prodotti innovativi. Purtroppo tale situazione è proseguita ancora, fino ad oggi (è di oggi la notizia che la produzione industriale italiana è a -8.2, a fronte del -2.1 del resto dell'Europa, rispetto al 2011). Appare, quindi, alquanto strana, in questi giorni di allarme, da parte della BCE, di probabile "insolvenza" delle imprese italiane, la dichiarazione della Confindustria, rilasciata dopo l'approvazione del "Decreto Sviluppo", che recita così: "si ribadisce l’esigenza di intervenire con decisione e senza ritardo sui temi dell’innovazione e della ricerca, strategici per la crescita e la competitività delle imprese”. Sembra, quasi, che tale incombenza della innovazione debba riguardare solo lo Stato e non le imprese stesse. Lo Stato deve, sì, favorire con strumenti fiscali, con una minore burocrazia, con incentivi e con la ricerca nella Università, ma non può essere determinante. Innovare nella produzione e puntare su prodotti innovativi sono scelte tipicamente imprenditoriali, in base alla concorrenza nel mercato! E' di oggi l'appello della Fornero alle Imprese italiane:"Abbiamo risanato il Paese, ora tocca a voi! Investite per avviare la crescita!". (n.d.r. non definirei l'azione di Monti un vero e proprio risanamento quanto una vera e propria "punizione" al ceto medio basso e, in alcuni casi, alle piccole imprese, gli unici che veramente stanno risanando il paese con i loro sacrifici. Monti sta proteggendo i ricchi, Berlusconi, la Partitocrazia in generale e , soprattutto, le Grandi Imprese). Le grandi imprese italiane, infatti,  in "questi ultimi 20 anni", hanno continuato ad operare in settori tradizionali, fidando sempre e solo sul basso costo della forza lavoro grazie soprattutto alla deregulation sul lavoro e, da alcuni anni, alla "delocalizzazione"; settori tradizionali, dove massimamente si era concentrata, invece, la concorrenza dei paesi emergenti. Per di più, queste stesse Imprese erano grandi, ma non avevano le dimensioni spropositate delle grandi multinazionali straniere, per cui non sono state in grado né, forse, hanno voluto promuovere gli stessi necessari investimenti per la ricerca e innovazione, e magari, in alcuni casi, hanno preferito "Capitalizzare i propri profitti" ed usarli nella Finanza speculativa invece che nella economia di mercato, fidando, in caso di perdite, di continuare a socializzarle tramite la C.I.G., sempre a carico dello Stato. Inoltre la spina dorsale del Paese, cioè, le Piccole e Medie Imprese (PMI) sono entrate anche esse in crisi, non avendo la possibilità, per la loro stessa piccola costituzione e a causa dei profitti sempre più scarsi, di investire grossi capitali nella innovazione tecnologica di produzione o di prodotto. Né il sistema bancario ha dato loro una mano, in quanto, quest'ultimo ha preferito, anche esso, operare nel campo della finanza speculativa, più redditizia, piuttosto che investire nella economia reale, (è di oggi la dichiarazione di Mediobanca che a loro "non conviene più investire nella economia reale in quanto i profitti sono più bassi"), conscio del fatto che il Sistema Capitalistico, anche in caso di grosse perdite, avrebbe sempre impedito, in linea di principio, il fallimento delle banche, come sta facendo, infatti, la BCE. Questa è la storia che, ormai, negli ultimi anni, salvo qualche rara eccezione, si è ripetuta sistematicamente! A questa situazione imprenditoriale aggiungasi il fatto che, colpevolmente, in questo stesso periodo, il Governo Berlusconi ha tagliato, a causa dei cosiddetti tagli lineari di Tremonti, sempre più i contributi economici nel settore della ricerca, per cui l'Italia è, oggi, ai minimi storici per quanto riguarda il deposito dei brevetti. Col Governo Monti, se possibile, vi è stato un ulteriore peggioramento a causa dei tagli sulla Università e Ricerca derivati dalla spending review! 
  • 2B2) il secondo problema di "questi ultimi 20 anni", è che nel nostro paese, è, ancora oggi eccessiva l'inflazione, che, presa in valore assoluto in Europa, sembra tutto sommato contenuta intorno al 2,3% annui, ma in Italia è maggiore che negli altri paesi europei (3,3% annui) e quindi rende i nostri prodotti, ogni anno, un po' più cari per chi vuole comprarli dall'estero. 
  • 2B3) il terzo problema di "questi ultimi 20 anni", che diversi osservatori segnalano poi, a svantaggio della nostra economia, è la bolletta energetica, (è di ieri, la dichiarazione che la nostra è la bolletta  più cara   del mondo, unitamente alle tasse più alte del mondo; la Germania è messa meglio di noi perché ha investito nel solare e nell'eolico), ovvero la mancanza di fonti di energia a basso costo nel nostro paese, a causa dei pochi o nulli investimenti statali o privati nelle energie alternative, che ci costringe ad acquistare energia dall'estero e quindi ad importare sempre più, soprattutto quando le imprese cercano di aumentare la produzione per tentare di esportare, contribuendo a rendere, comunque, negativa «la bilancia dei pagamenti» con l'estero. 
  • 2B4) il quarto problema di "questi ultimi 20 anni", notevole, inoltre, è certamente la ancora più accentuata arretratezza economica del mezzogiorno, palla al piede del paese, dovuta sia a pochi investimenti pubblici e privati sia a corruzione e criminalità più diffusa che nel resto del paese, a causa della politica di classi dirigenti incapaci e colluse. Il mezzogiorno è stato "terra di conquista" di settori dell'industria che hanno operato in spregio alle leggi, specialmente di quelle relative alla tutela ambientale, fidando sulla corruzione delle istituzioni locali e nazionali. Una per tutte il caso ILVA di Taranto.
Questi, quindi, sono i tanti perché di una crisi che sta attanagliando l'Italia e della quale non ne vediamo ancora la fine. Siamo in piena guerra e stiamo combattendo la battaglia per il "nostro futuro" anche se la attuale nostra tatticala austerità, iniziata con le Finanziarie di Tremonti e Berlusconi e  culminata con la "famigerata lettera" alla Troika, è più basata nel rafforzare le posizioni di difesa o nel fare ritirate strategiche, piuttosto che, con lo sviluppo, nell'andare all'attacco e nel conquistare posizioni migliori. A lungo andare questa strategia, basata sul mandare al macello la "carne da cannone" (come si diceva, una volta, della fanteria, oggi rappresentata dal ceto medio basso), salvaguardando la cosiddetta "cavalleria" e la "artiglieria" (il ceto alto e le banche), porterà solo alla distruzione del tessuto sociale della nazione e a scompensi irreversibili nella nostra economia, che potrebbero riportare indietro il nostro Paese, ai tempi bui del Medioevo, specialmente se ci affidiamo e permettiamo ancora a questi stessi  cialtroni di ripresentarsi e di autonominarsi, di nuovo, "Condottieri".
In questi "ultimi 20 anni", ormai, la guerra economica è diventata mondiale e si combatte in ogni luogo: America contro Europa; Paesi del Nord contro Paesi del Sud; Occidente contro Oriente; Egoismo contro Solidarietà.
In alcune fasi sembra si stia riproponendo la "Guerra dei trent'anni" tra il mondo germanico del Nord Europa, protestante, e il mondo cattolico del Sud Europa!

Siamo, con ciò, arrivati all'avvento di Monti e alla "ammucchiata" che lo sostiene, e di questo ne parleremo nel prossimo Post!

un abbraccio

Riproduzione anche parziale permessa previa citazione della fonte

Nessun commento:

Posta un commento