domenica 6 novembre 2011

Ambiente e Costituzione

Care amiche e cari amici,
anche oggi il nostro “caffè da Graziella” ci accoglie con calore e amicizia, offrendoci il profumo intenso del nostro caffè e il profumo delicato della rosa, in modo che la nostra pausa sia piacevole e ci ritempri per “andare al galoppo” nelle nostre attività.
Il nostro caffè è esso stesso un “ambiente” che assume, per noi, diversi significati:
  • è un ambiente “politico” in quanto è una parte di un mondo, anche se virtuale, che noi consideriamo “importante o di valore” ;
  • è un ambiente “umanistico” in quanto è l’ambito culturale in cui, noi e voi, vogliamo educarci, discutendo, in cui vogliamo crescere intellettualmente o in cui vogliamo semplicemente interagire;
  • è un ambiente “ informatico” la cui organizzazione e i suoi servizi influiscono sul nostro modo di comunicare.
  • se ci rechiamo in un vero caffè, diventa ambiente architettonico organizzato con i servizi e i vari comfort.
Ambiente è espressione, quindi di vari concetti in diversi campi.

In questo post, continuiamo la serie sulla influenza della nostra Costituzione nel nostro vivere democratico, e ci interessiamo:

dell’Ambiente Naturale e delle sue implicazioni con le azioni dell’uomo.

che ne diventa il sottotitolo.

In questo caso la parola “ambiente”, per come si è evoluto, nel tempo e nelle situazioni, il relativo concetto , appare oggi inadeguato in quanto, come sappiamo, il termine “ambiente” deriva dal latino ambiens, participio presente del verbo ambire, che significa “circondare”. Tale prefisso è rimasto uguale anche nelle varie lingue di derivazione latina.
Quindi il termine ambiente, fino ad oggi, ha rappresentato: tutto ciò che circonda l’uomo.
Il termine risente della visione antropocentrica del mondo dei greci, dei latini e poi dei cristiani,  in cui:
l’uomo non è visto come parte integrante della biosfera, ma come entità e fattore che, pur al centro del mondo, ne risulta in realtà esterno, capace di plasmare e gestire un “ambiente” creato appositamente per le proprie necessità e in virtù delle superiori doti intellettive.

Questa visione è stata tollerata, appunto, nel mondo preindustriale, quando l’uomo, con le sue attività non esponeva a forti rischi nè se stesso nè il mondo fisico in cui viveva, vivendo, anzi, egli stesso in simbiosi con il suo ambiente naturale senza aggredirlo con l’inquinamento.
Questa visione antropocentrica del termine ambiente, di fatto, è durata quasi fino al giorno d’oggi.
Infatti, al momento della nascita della Costituzione della Repubblica (1948) non vi era nemmeno una definizione del termine ambiente e tale vuoto normativo è durato a lungo.
Del resto è comprensibile, in quanto l’Italia, fino ad allora, aveva avuto una economia prevalentemente rurale e non era ancora quella potenza industriale che poi è diventata! Infatti è negli anni 50, del boom economico e del benessere, che la industrializzazione si espande in tutto il nostro territorio, specialmente nel nord, richiamando frotte di lavoratori da tutto il sud. Questo ha comportato un aumento di grossi insediamenti umani nelle vicinanze delle fabbriche, che, unitamente ad esse hanno aggravato l’inquinamento evidenziandone i pericoli e, quindi, la necessità di tutelare l’ambiente. Sono pervenute, quindi, proprio da queste situazioni anomale, varie istanze da parte della società a cui la giurisprudenza ha dovuto dare concretezza per affrontare il problema e creare, così, un corpus giuridico orientato in tal senso. 
Oggi, per noi l’ambiente è fondamentalmente :
  • un valore da tutelare;
  • un diritto da esercitare;
  • un bene collettivo che attiene la salute fisica e psichica dell’uomo.
Ma l’introduzione e l’affermarsi di tali concetti che, oggi, invece, fanno parte integrante e naturale del nostro patrimonio culturale hanno comportato, nel tempo,  una speculazione ed una enunciazione giurisprudenziale e dottrinaria notevole, che vale la pena di conoscere.
Facciamo, perciò, ora un breve  excursus giuridico, necessario per comprendere il lento affermarsi nella nostra coscienza collettiva del “valore dell’ambiente” che ci circonda.
I primi accenni all’ambiente in Italia sono legati solo ad
una visione estetica e statica del paesaggio come bellezza naturale percepita dall’esterno.
Infatti al momento della Assemblea Costituente, che ha dato corpo alla Costituzione, erano già in vigore due norme per molti versi ancora attuali: la Legge 1089/1939 sui Beni Culturali e la Legge 1497/1939 sulle Bellezze Naturali.
L’art. 9 della costituzione italiana parla, inoltre, esplicitamente di paesaggio quando sostiene che:

“La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”

e proprio tale articolo è stato a lungo l’unico riferimento costituzionale in materia di ambiente.
Solo negli anni ‘70 e ‘80, sull’incalzare dei pericoli insiti nell’inquinamento da industrializzazione, si sviluppa una giurisprudenza consolidata e l’ambiente viene visto come “valore e come insieme.”
La Cassazione definisce, infatti, che l’ambiente deve essere tutelato in quanto tale .
                                       L’ambiente, cioè, diventa un “valore.
Si comincia, perciò, a parlare di servizio pubblico di depurazione.
Nascono i depuratori in tutto il territorio, ma l’aria, causa fumi di scarico, nelle grandi città industrializzate, per esempio Milano, rimane fortemente inquinata, unitamente ai fiumi dove vengono scaricate ancora  tonnellate al giorno di inquinanti e molte aree diventano sedi di discariche.
Al tempo stesso l’art. 734 del codice penale dice che:
“Chiunque in qualsiasi modo distrugge o altera bellezze naturali è punito ...”.
Risulta evidente che negli anni 80 si è passati da una visione estetica e statica del paesaggio come bellezza naturale percepita dall’esterno ad una definizione più ampia del concetto di ambiente, come un soggetto, cioè, avente proprietà emergenti che sono al di sopra delle sue componenti essenziali ed intrinseche (flora, fauna, geologia, ecc.) e che quindi deve essere inteso nel suo insieme, nella sua totalità.
Siamo, però, ancora su vaghe questioni di principio!
La Suprema corte di Cassazione, successivamente, ne amplia il significato con una sentenza (Cass. S.U. 6 ottobre 1979 n. 5172) nella quale introduce il concetto di diritto fondamentale:
l’ambiente è un fenomeno unitario e che, come un diritto della personalità, costituisce un diritto fondamentale dell’uomo.
La giurisprudenza comincia ad essere più incisiva sull’argomento!
Successivamente la Corte Costituzionale (sentenza n. 641 del 1987), chiarisce il concetto della appartenenza e del diritto alla qualità della vita:
“l’ambiente non è passibile di una situazione soggettiva di tipo appropriativo appartenendo alla categoria dei beni liberi, fruibili dalla collettività e non dai singoli”.
 L’ambiente salubre”, inteso in una concezione sanitaria di ambiente giuridicamente apprezzabile e rilevante (art. 32 Cost.) può essere collegato ai diritti della persona, che comprendono anche l’integrità fisica e psichica e la salvaguardia della qualità della vita.
Con questa sentenza, l’ambiente è stato agganciato al diritto costituzionale alla salute. dell’art. 32, per cui, nella nostra Costituzione, l’ambiente entra per altra via.
Ma è, comunque, un passo formidabile!
Secondo la Cassazione Civile 4362/1992
“L’ambiente in senso giuridico costituisce un insieme che, pur comprendendo diverse componenti, si distingue ontologicamente da questi e si identifica in una realtà priva di consistenza materiale, ma espressiva di un autonomo valore collettivo”.
La Corte di Cassazione (Cass. Pen., sez. III, 28 ottobre 1993, n. 9727, Benericetti) si  impegna a dare una definizione di ambiente affermando che per
“ambiente deve intendersi il contesto delle risorse naturali e delle stesse opere più significative dell’uomo protette dall’ordinamento … l’ambiente è una nozione, oltreché unitaria, anche generale, comprensiva delle risorse naturali e culturali, veicolata nell’ordinamento italiano da diritto comunitario”.
Con questa sentenza si completa il quadro!
Quanto riportato sopra, infatti, rappresenta, nel Diritto Italiano, fino al ‘93, l’evolversi giurisprudenziale della definizione del termine ambiente, che si afferma, quindi, come un diritto fondamentale dell’uomo, della sua persona, della collettività e del diritto alla salute dell’uomo.
Tale impostazione giuridica  del “termine ambiente” è diventato, da allora, il fondamento necessario per poter interpretare delle leggi di difesa ambientali, nonché a promuoverne di nuove.
Dopo questo travagliato iter dottrinale e giurisprudenziale, in cui finalmente si è riusciti a dare le prime definizioni di ambiente, sulla spinta  dell’ulteriore avvento massiccio della industrializzazione e dell’espansione demografica e della globalizzazione, il termine ambiente  si è, quindi, ulteriormente ampliato, per le implicazioni che esso comprende, ed è diventato:
“Il complesso di risorse naturali ed umane singolarmente considerate ovvero poste in diretta e/o indiretta interrelazione ed interazione tra loro, tale da comprendere, da un lato, tutte le risorse naturali (i  sistemi terrestri,  acquatici, aerei), e, dall’ altro lato il  territorio (sotto il profilo urbanistico, pianificatorio, storico-artistico e paesaggistico).

Di qui nasceranno una serie di norme specifiche che regoleranno le diverse materie citate sopra!
Per quanto attiene la sua tutela, l’ambiente, quindi, man mano, è percepito  come un insieme unitario complesso che comprende e coinvolge aspetti giuridici, sociali, scientifici e di sviluppo, in quanto bene dell’umanità che oggi noi abbiamo in semplice consegna e che dobbiamo restituire, nel migliore dei modi, alle future generazioni.
Successivamente, in Italia, in ambito Costituzionale, e, finalmente, non solo in quello della giurisprudenza, maturano i tempi per:
considerare l’ambiente non più soltanto un bene tutelabile con una specifica azione di risarcimento da parte di specifici soggetti legittimati all’azione, ma è soprattutto un valore di dignità pari a quello di altri già presenti nella Costituzione, come ad esempio la salute.
Finalmente, infatti, nell’ anno 2001, viene modificato il titolo V della parte seconda della Costituzione ed è stata introdotta all’ articolo 117, secondo comma, lettera s), tra le materie di competenza esclusiva dello Stato, anche quella relativa alla
“tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”.
Prima di tale riforma non era possibile rinvenire in nessuna norma costituzionale una espressa  disposizione  che  contemplasse  in  modo diretto  l’ambiente  in  quanto  tale. 

Si è visto finora che il filo conduttore di tutto questo percorso, sia in Italia che nel mondo, è stata la certezza che la qualità dell’ambiente condizionasse di fatto la qualità della vita, e che tutte le aggressioni nei confronti della “natura” avessero dirette ripercussioni sul godimento di alcuni essenziali diritti della persona.
La tutela dell’ambiente, man mano, è stata vista, perciò, sempre più come un problema di difesa dei diritti fondamentali della persona umana, e, di conseguenza, in stretta relazione tra ambiente e diritti.
Il passo successivo per promuovere la protezione dell’ambiente è stato quello di esulare dalla semplice difesa di singole sue componenti, quali la bellezza dei paesaggi o la salubrità degli ambienti di vita, per mettere in discussione lo stesso modello di sviluppo proprio delle odierne società industrializzate, per cui si è arrivati alla enunciazione che:
l’inquinamento non è solo una semplice eccezione, ma è la regola insita nell’organizzazione socio-economica contemporanea.
La questione centrale è così individuata nella ricerca di un nuovo equilibrio nell’attuale modello di convivenza, prendendo in considerazione un coordinamento tra le esigenze di crescita e benessere economico e quelle di tutela dell’ambiente, fino al punto che le prime non potessero essere considerate cosa diversa dalle seconde.
Si permea, quindi, nella società mondiale, l’idea di adottare un “nuovo modello di sviluppo”,  in cui la crescita economica non venga valutata in termini solo quantitativi e come fine a sé stessa, ma acquisti valore anche per la sua qualità, ossia per l’incidenza che effettivamente possa produrre sull’ambiente e, tramite esso, sulla qualità della vita dell’uomo.
Quanta strada è stata fatta dalla semplice codificazione della definizione del termine ambiente, ma quanta se ne dovrà fare ancora, visto che le nazioni economicamente emergenti stanno, solo ora, pensando di esaminare l’aspetto inquinamento!

La “Dichiarazione di Rio del ‘92 sull’ambiente e lo sviluppo”,  ha tradotto tutto ciò nella nota formula:
“Sviluppo sostenibile”,
formula ripresa dall’Unione europea che ne ha fatto obiettivo delle sue politiche di protezione ambientale definendola nella nuova Costituzione europea
“un valore dell’umanità”.
Quindi ogni materia quali: trasporti, agricoltura, concorrenza, energia, sviluppo industriale etc. da questo momento in poi, deve essere subordinata all’ “esigenza di preservare e migliorare l’ambiente”, adottando, così, nel mondo,
un “modello di sviluppo” nel quale la libertà venga distinta  dall’arbitrio, e sia riportato in primo piano lo spirito solidaristico di collaborazione per la realizzazione di una società più giusta ed egalitaria.


Care amiche e cari amici, queste, sicuramente, sono tutte parole condivisibili ma fondamentalmente difficili da acquisire e, soprattutto, da propagandare, per cui io preferisco ricorrere alla filosofia greca per veicolare, con un pizzico di follia poetica, quasi una licenza poetica su un argomento così serio, un concetto semplice ma efficace, alla maniera del “caffè da Graziella”.

Per i Greci, ogni cosa, compreso l’ambiente naturale, era concepito come unione di quattro elementi, o radici, che  designerebbero divinità diverse: il fuoco (Ade), l’aria (Zeus), la terra (Era) e l’acqua (Persefone).
Per inciso, la cosa più interessante che proviene dalla cultura classica  è che ogni aspetto della vita veniva  divinizzato, per conferire ad esso quasi una qualità superiore. Oggi noi, con la nostra cultura, le consideriamo sciocchezze, ma la divinizzazione di ogni cosa, comunque, porterebbe almeno al rispetto di essa se non alla loro tutela.
Se considerassimo, infatti, anche noi, ripieni dello spirito del nostro Dio : l’acqua, la terra, l’aria ed il fuoco, forse ne avremmo più rispetto e soprattutto più timore.
Continuando, secondo la filosofia greca, l’unione di tali radici determina la nascita delle cose o la loro separazione, cioè, la morte. Ma si tratta di apparenti nascite e apparenti morti, dal momento che le radici non si creano, nè si distruggono, ma sono soltanto in continua trasformazione.
“L’aggregazione e la disgregazione delle radici sono determinate dalle due forze cosmiche e divine:
Amore e Discordia (o Odio),
secondo un processo ciclico eterno.
In una prima fase, tutti gli elementi e le due forze cosmiche sono riunite in un Tutto omogeneo, “nello Sfero”, il regno dove predomina l’Amore. Ad un certo punto, sotto l’azione della Discordia, inizia una progressiva separazione delle radici. L’azione della Discordia, non è ancora distruttiva, dal momento che le si oppone la forza dell’Amore, in un equilibrio variabile che determina la nascita e la morte delle cose, e con esse quindi il nostro mondo. Quando poi la Discordia prende il sopravvento sull’Amore, e ne annulla l’influenza, si giunge al Caos, dove regna la Discordia e dove avviene la dissoluzione di tutta la materia. Il ciclo, però, continua grazie ad un nuovo intervento dell’Amore che riporta il mondo alla condizione intermedia in cui le due forze cosmiche si trovano in nuovo equilibrio dando nuovamente vita al mondo. Infine, quando l’Amore si impone ancora totalmente sulla Discordia si ritorna alla condizione iniziale dello Sfero. Da qui il ciclo ricomincia. Il processo che porta alla formazione del mondo è quindi una progressiva aggregazione delle radici. Tale unione, lungi dall’avere un benché minimo carattere Finalistico è assolutamente casuale. E tale casualità si evidenzia a proposito degli esseri viventi. All’inizio infatti le radici si uniscono a formare arti e membra separati, che solo in seguito si uniranno, sempre casualmente tra di loro. Nascono così mostri di ogni specie (come ad esempio il Minotauro, i Ciclopi, etc.), che, dice Empedocle, sono scomparsi solo perché una selezione naturale favorisce alcune forme di vita rispetto ad altre, meglio organizzate e perciò più adatte alla sopravvivenza.”
Questa la filosofia greca, superata dalla nostra scienza, ma al di fuori di essa, cioè nel campo sociale e umano, la lezione che ne possiamo trarre è che le nostre azioni non devono essere conseguenza della casualità, altrimenti facciamo nascere mostri, ma esse devono essere promosse e regolamentate esclusivamente dalla intelligenza, frutto dell’”Amore”, così da impedire alla “Discordia” di distruggere il bene che abbiamo ricevuto in regalo e che abbiamo modificato: cioè, il mondo naturale.
Se noi amassimo veramente l’ambiente, la natura in cui viviamo, cioè la nostra Madre Terra, al di là delle elucubrazioni giuridiche, sociali, scientifiche ed economiche, staremmo molto attenti a preservarlo, principalmente per il nostro interesse, cioè il benessere come singolo e come collettività.
Se invece, come spesso facciamo in nome di uno sviluppo consumistico ed edonistico, introduciamo elementi di discordia quali “l’aggressione all’ambiente”, commettendo abusi,   ( edilizi, di inquinamento, di incuria nella prevenzione, nella trasformazione dissennata del territorio, etc.) non facciamo altro che creare “mostri” che alla fine ci ingoieranno, producendo solo danni economici  e perdita di vite umane che,  invece,  potremmo facilmente  evitare.
E’ una lezione che ci rifiutiamo di imparare, forse perché non abbiamo piena "consapevolezza" dei pericoli che potremmo subire da una natura aggredita , nonostante i numerosi avvenimenti che si sono succeduti in Italia e nel mondo, riguardanti frane, inondazioni, esondazioni etc., non ultime quelle che stanno coinvolgendo, in questo momento, il nord ovest dell’Italia.
Una natura aggredita, aggredisce noi, ma la sua risposta è molto più forte della nostra!

Eppure basterebbe amare l’ambiente e, con l’”Amore”, basterebbe adottare tutte le misure di prevenzione e tutela per conservare, con uno sviluppo sostenibile, il nostro mondo, quale giardino dell’Eden, così come ci è stato consegnato da Dio, e non permettere alla Discordia, quindi alle nostre azioni malvage, di distruggerlo.

Vi abbraccio.


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