lunedì 30 aprile 2012

L'Italia: un Paradiso di bugie

Care amiche e cari amici,

dopo aver sorseggiato un bel caffè ed esservi inebriati con il profumo della rosa, ascoltate questa vecchia canzone, il cui refrain  potrebbe essere l'inno nazionale di questa Italia di "pecoroni", martoriata dai politici.
Il testo intero, che vi riporto, sembra, infatti, l'atteggiamento che noi Italiani, quasi drogati, abbiamo avuto verso B.&B e, oggi, abbiamo verso Monti. Leggetelo attentamente:

"E' passato un giorno intero - E non hai mentito ancora - Che cos'è questo mistero - Mi smarrisce, m'addolora D'ogni strana tua invenzione - Ho bisogno un po' crudele - Voglio chiavi interminabili - Saporose come il miele - La vita è un paradiso di bugie - Quelle tue, quelle mie - Che ci danno una calda ansietà - Son stelle risplendenti - Sulle vie profumate - Che cantate, e lontane dalla buia realtàAmo soltanto te - Io non ti lasciò più -Ma se mi manchi tu -Tutto è finito per me -La vita è un paradiso di bugie -Caravelle colorate - Dondolanti nella felicità - Amo soltanto te - Io non ti lasciò più - Ma se mi manchi tu - Tutto è finito per me - La vita è un paradiso di bugie - Caravelle colorate - Dondolanti nella felicità - Un dolce firmamento di bugie - Sulle vie dell'amore - Sempre scie accenderò. " 


Questa vecchia canzone ha titolo  "La vita è un Paradiso di bugie" ... Quelle tue e quelle mie...! Nel caso dei nostri politici, B.&B, e Monti, possiamo dire solo  "quelle tue ".....
Gli Italiani, infatti, in questi ultimi venti anni, sembra abbiano sempre desiderato sentirsi dire bugie perché credevano di poter stare lontani, come dice la canzone, dalla “buia realtà”, incoscienti che la realtà futura sarebbe stata ancora più buia! Si sono sentiti felici quando B.&B:  dicevano le bugie, infelici quando B.&B. tacevano! Oggi lo stesso accade con Monti. Anzi, come dice la canzone sembra che gli italiani si addolorino qualora non si dica loro almeno una bugia al giorno.
In questi ultimi venti anni, infatti, diversi avvenimenti si sono succeduti ma tre, i più importanti, hanno caratterizzato la vita politica italiana: la nascita del "partito azienda", la nascita della Lega e l'avvento di Monti. Da 20 anni, non sentiamo altro che bugie, mentre, nei fatti, fanno il contrario di quello che dicono. 
Andiamo con ordine e vediamo i fatti.
Nel 1994 un imprenditore scendeva in campo per liberarci, come dichiarava, da una casta politica di Tangentopoli, dicendo che, in nome del popolo sovrano che lo aveva eletto, che  egli diceva di amare sopra ogni cosa, avrebbe portato  avanti, anche, una rivoluzione liberale nella società, nello Stato e nella economia, rendendoci ricchi e felici in un paese tipo Bengodi .
In realtà, contemporaneamente, in una intervista a Biagi, affermava che era sceso in campo per salvare le sue aziende e salvare sé stesso dalla galera.
Anche il termine "scendere" in campo appare quasi un lapsus freudiano. Se avesse pensato alla politica come una attività nobilitante forse avrebbe usato il termine " salire", magari, “nell'agone politico”.
Vediamo, per primo, tutte le azioni da "liberale” e da grande “economista” che ha prodotto questa "grande testa":
  • In 18 anni il finanziamento ai partiti non solo è stato reintrodotto ma è quadruplicato nonostante il referendum che l’abrogava,
  •  Il debito pubblico è passato dal 100 al 120%, 
  • La spesa pubblica oltre il 50% (era al 40%)
  • La  pressione fiscale al 45% massimo storico, 
  • I settori pubblici che creano inflazione al 10% 
  • I settori privati sono in monopolio e in rendita di posizione,
  •  Le caste, le  castine, gli ordini professionali, le lobby, i “figli di” e i baroni, e via dicendo, sono straripati.
  • I politici,  la Chiesa e le banche sono diventati quasi i Tre Stati della società di antica memoria pre rivoluzione francese. Noi, invece, siamo retrocessi al quarto se non peggio!
  • ci ha scaraventato in una  piena bufera economica e ci ha consegnato nelle mani di uno spietato ragioniere chiamato a far quadrare i conti, sicuramente non a spese dei padroni ma totalmente a carico dei dipendenti.
Per quanto riguarda l'uscita da "Tangentopoli", poi, è avvenuto tutto e il contrario di tutto, con una esplosione incontrollata della corruzione, della concussione e del potere della malavita organizzata! Meno male che voleva fare provvedimenti da  liberale e da moralizzatore;  pensate  se fosse stato statalista o avesse dichiarato che veniva per salvaguardare i ladri di "Tangentopoli"! Si lo so, qualcuno dirà: “ Lui avrebbe fatto tutto quanto promesso, ma glie lo hanno impedito!”. Sappiate che, anche questa, è una Bugia! La più grande! Primo, perchè alcune cose non le poteva fare, secondo, perché altre non le voleva proprio fare, ma le diceva per pura propaganda.
E la Lega?
Si dichiarava Il movimento dalle “istanze giuste": Roma LADRONA per le troppe tasse e burocrazia asfissiante. Era, infine, contro la partitocrazia! Dopo oltre 10 anni al Governo, abbiamo avuto:
  • una fortissima pressione fiscale, leggasi sopra per quanto riguarda la stessa,
  • un federalismo al contrario (centralismo burocratico locale con sovrapposizione delle competenze)
  • una sassaiola di addizionali locali di tutti i tipi (comunale, provinciale, regionale)
  • addizionali su ogni reddito (di impresa, di persona fisica) o consumo (sulla benzina)
  • lottizzazione devastante sugli enti locali, sulle aziende municipalizzate, banche e fondazioni, che arriva anche a colossi pubblici come Finmeccanica ( il cui scandalo è sotto gli occhi di tutti per le connivenze con la mafia)
  • sprechi e furti del denaro pubblico.
Questo alla faccia del loro grido di battaglia:“Roma ladrona, basta tasse e lottizzazioni”.
Inoltre, questa è stata la destra o il centrodestra dei “valori tradizionali cattolici”.
Per anni si son sentite "parolacce" contro le coppie gay del tipo: che se si fossero formalizzate con il matrimonio sarebbe avvenuto il “diluvio universale”.
Cosa abbiamo avuto? Abbiamo avuto, al più, tante belle foto che immortalavano questi figuri con i Cardinali!
Abbiamo avuto solo chiacchiere e moralismi,  anche sulle  teorie della “famiglia naturale fondata sul matrimonio”  e, al contrario, hanno fatto sì che:
  • la spesa sociale per la famiglia è rimasta al palo o tagliata 
  • hanno esaltato e praticato festini con prostitute minorenni, 
  • siamo stati in presenza di una classe politica di trisposati, divorziati e plurifamilisti.
Tutte queste bugie, specialmente quelle dette durante la crisi economica, quando si ostentava un ottimismo non si sa per incoscienza o per incapacità, ci hanno portato all'attuale disastro e all'avvento di Monti che, al grido “lo vuole l'Europa” o “finiremo come la Grecia se....” , continua a dirci bugie. Lo scopo era ed è quello di spaventarci sul nostro futuro, come se non lo vedessimo già abbastanza nero specialmente per i giovani: questo, per far sì che accettassimo di  tutto. Si è presentato subito con una grande bugia, affermando che la sua azione sarebbe stata improntata su:
EQUITA' SOCIALE E SVILUPPO
Parole, parole, parole...!
L'unica promessa che ha mantenuto è stata quella del RIGORE a carico, però, del ceto medio basso, non toccando affatto i privilegi dei ricchi e della casta, i quali continuano ad arricchirsi, mentre noi siamo entrati in un tunnel di cui non se ne vede la fine. Bugie a metà anche sulle LIBERALIZZAZIONI e la LOTTA ALLA EVASIONE!  Sono sembrate quasi operazioni di facciata!
Monti , ha imparato anche a massimizzare i pericoli della situazione economica e a minimizzare le conseguenze delle sue azioni di strangolamento, quali per esempio i suicidi di imprenditori, le cui morti  si succedono in Italia a ritmo incalzante perché o sono perseguitati da Equitalia o non vengono pagati dallo stesso Stato.


Nel frattempo, in Svizzera, sono depositati 150 miliardi di euro provenienti da evasione fiscale che, se tassati, potrebbero far entrare almeno 50 miliardi nelle casse dello Stato, necessari per rilanciare l'economia e quindi lo sviluppo, e risolutivi per  interrompere, sicuramente, questa spirale di morte. 

Nel mio post del 12.11.2011 avevo fatto una serie di considerazioni che, se avete voglia, potete andare a rileggere.
Avevo sospeso il giudizio negativo su Monti, che ora confermo, con convinzione, almeno fino a che non cambierà la filosofia della sua azione di governo.
Del resto, vista la cattiva compagnia che lo affianca, ( ABC), non c'è nulla da meravigliarsi.
Infatti, anche i dirigenti del PD e del Terzo Polo, assolutamente, non sono esenti da questo male atavico della nostra politica.
Esempi delle loro bugie sono tantissimi e tutti da condannare, uno per tutti:
“abbiamo fatto sempre opposizione e noi siamo gli unici onesti, avendolo nel nostro DNA”.
Conclusione: un vecchio detto afferma: "Qua il più pulito dei nostri politici e dei nostri governanti ha la rogna!"
Negli USA sapete qual è il peccato più grave per un politico? " dire le bugie"
Una bugia, infatti, è costato l' impeachment a Nixon, un'altra, quasi, a Clinton e così via, invece per il politico italiano le bugie diventano un titolo di merito, quasi uno status symbol, ed evidenziano le  capacità del candidato, diventando un punto di forza del suo curriculum.

Ma che razza di gente siamo?
Due sono i casi: o siamo dei grandi babbei perchè ci beviamo tutte le loro panzane o siamo come loro, ammirandoli e cercando di imitarli! 
Perché nella nostra politica l'essere disonesti e bugiardi diventa una  bandiera attorno a cui raggrupparsi? Purtroppo, però, è una storia vecchia! 
Mio padre mi parla, in questi giorni, di Zaccagnini, del quale si commemorano i cento anni dalla nascita, che, volendo salvare la vecchia D.C., aveva lanciato la politica della onestà individuale, partitica e nazionale, e, per questo, veniva definito "un buon uomo" "un politico onesto". Nel linguaggio politico di oggi, come di allora, tali definizioni, però, non sono affatto un complimento ma significano uomo " stupido" o "illuso". 
Volete ancora che si perpetui tale atteggiamento alla "andreottiana" o alla "craxiana" maniera o volete che qualcosa cambi?
A voi l'ardua sentenza!
Comunque, almeno ponetevi questa domanda  sia quando andrete a votare o sia quando, malauguratamente, deciderete di non andare a votare!

Un abbraccio

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domenica 29 aprile 2012

Adenauer, De Gasperi, Schumann: tre rivoluzionari tranquilli.

Sembra la trama di un romanzo, ancora oggi in fase di scrittura. 
Il nostro racconto ha inizio nell'immediato dopoguerra, quando l'Europa era, ormai, ridotta ad un cumulo di macerie materiali e morali, i "fascismi" erano ancora nelle menti e anche nel cuore di gran parte delle popolazioni europee e, all'orizzonte, la tempesta sembrava riattivarsi per lo scontro ideologico e di contrapposizione militare tra due potenze egemoni: l'URSS e gli USA, avendo come campo di azione, sempre, il territorio europeo, spartito a metà.
Mi piace immaginare che tre persone, cariche di responsabilità, alla luce fioca dei loro abatjour, sedessero alla scrivania riflettendo sulla situazione e sulle possibilità di uscirne. Immagino anche che il loro primo pensiero sia stato quello di far in modo che, per il futuro, simili tragedie, costate milioni di morti, non si dovessero mai più ripetere.
Ma che fare?
Forse avevano sott'occhio il manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli ma, da cattolici, anche le parole di don Sturzo che scriveva alla fine della prima guerra mondiale:
«.....V’è nell’uomo una tendenza naturale a estendere le sue formazioni sociali sino a comprendervi sempre più persone e comunità possibili. ..... Ogni forma più ampia supera, in quanto abbraccia e comprende, ma non elimina le forme precedenti. L’animo umano non si appaga del finito e si protende verso realizzazioni sempre più vaste. E la «trascendenza» è appunto il continuo superamento dei limiti di uno stadio sociale per raggiungerne un altro più ricco e universale.”
In quei momenti, immagino, che tutti e tre i nostri statisti vedessero chiaramente i limiti dello Stato nazionale e capissero, quindi, la necessità di superarlo per costruire in Europa un sistema di potere sovranazionale.
Mi piace, anche,  immaginare che, da grandi statisti, ognuno di loro, prima di incontrarsi, abbia pensato:
Come fare?
Immagino, concepissero, da uomini del loro tempo, con i piedi ben saldi per terra, che la costruzione europea sarebbe dovuta avvenire, pian piano, nel tempo, indotta dalle sempre più strette relazioni fra i popoli del nostro continente, e non pilotata o imposta dall'alto.
Il loro progetto, infatti, mirò, sin dal primo momento, più a far durare lo Stato nazionale su nuove basi che ad eliminarlo. Del resto non dimentichiamoci che i popoli e gran parte delle loro organizzazioni politiche erano ancora influenzati, ideologicamente, dall'autoritarismo di destra, che come un cancro si era sparso, in forma di metastasi, per tutto il corpo dell'Europa. Ora, per di più, un autoritarismo, di sinistra, ancora più spietato, incombeva, in quel momento, in Europa: il comunismo, nella sua applicazione più aberrante, denominata: "socialismo reale".
Inoltre la nuova democrazia, base dell'ordinamento degli stati, era una forma di governo ancora incompresa per molti popoli.
La visione dei padri fondatori, per questo, concretizzò l'idea che, trasferire alcune competenze tecniche ad un'autorità sovranazionale, potesse, intanto, permettere ai nuovi governi democratici di concentrarsi, soprattutto, nel consolidamento della loro autorità indebolita a causa delle devastazioni della guerra.
Il nuovo ordine europeo, da costruire, pensarono, non dovesse essere tale da toccare la vera sovranità degli Stati, ma, piuttosto, dovesse essere capace di facilitare, da subito, quella ripresa economica che, da sola, avrebbe ridato, alle popolazioni, fiducia nelle autorità nazionali. Intuirono, infatti, che i popoli, pur percependo le contraddizioni degli Stati nazionali, ancora non vedevano una via alternativa da percorrere.
Inoltre, i nostri statisti, dovettero affrontare una nuova sfida: la questione della difesa della sicurezza dei piccoli Stati, dinanzi alla nuova minaccia sovietica.
Le guerre mondiali, del resto, avevano dimostrato, una volta per tutte, che le alleanze non bastavano a garantirla. Fu allora che, forse, in essi, si consolidò l'idea che la prima via che offriva immediate prospettive di un radicale cambiamento, nella continuità, fosse quella: dell'integrazione economica.
Lo aveva, infatti, per primo, capito Schuman con il suo progetto di condivisione franco-tedesca delle risorse minerarie e industriali del bacino della Ruhr-Saar. 
Lo aveva ben visto Paul-Henri Spaak quando già nel 1941 dichiarava: "la formula della solidarietà in guerra e dell’isolamento in pace non ha futuro".
Nel 1951 ancora Schuman definiva la divisione dell'Europa in tanti piccoli Stati "un anacronismo, un'assurdità, un'eresia".
Il magnifico quadro, dipinto dai nostri padri europei, illustra l'evoluzione e, quindi, la costruzione europea come quello di un approdo verso una rappresentanza eletta democraticamente e non costruita in maniera autoritaria. 
Avevano ben compreso, infatti, che la costruzione europea era necessario maturasse nelle coscienze degli europei e divenisse, da sé, ineluttabile. 
Tale concezione, che, oggi, potrebbe apparire eccessivamente prudente, aveva, invece, una grande lungimiranza: dava tempo alla società europea di crescere insieme con le sue istituzioni.
I nostri padri fondatori, inoltre, per armonizzare le politiche nazionali con quelle internazionali, appartenendo a movimenti di ispirazione cristiana, portarono i cristiano-democratici in politica e fecero, di un'opinione prima informe e frammentaria, una delle forze partitiche di maggiore continuità e forza in tutti i nostri paesi.
La loro rivoluzione politica ed economica si concretizzò in un confronto aperto con le forze socialiste, anche se furono osteggiati dai vertici dei loro stessi partiti che preferivano restare prudentemente legati alle sfere delle gerarchie ecclesiastiche. Questo significò, però, che i movimenti cristiano-sociali fecero sì che molta sinistra europea si staccasse dalla radicale sudditanza con l'ideologia sovietica. 
Il dialogo fra cristiani e socialisti, nella società europea, permise, inoltre, lo sviluppo di quei sistemi di sicurezza sociale (welfare) che, se, da un lato, hanno offerto sostegno alla ripresa economica dell'Europa, dall'altro hanno dato nuova legittimità agli Stati nazionali.
I nostri padri fondatori intuirono, anche, che alla società europea non sarebbe bastata, a lungo andare, la  sola prosperità economica; serviva, anche, una spinta ideale e un orizzonte più lontano cui mirare. L'abbattimento dei regimi nazionalisti che avevano portato alla sciagura della guerra, aveva lasciato, infatti, un vuoto politico nell'opinione europea. Le vecchie generazioni, cresciute nell'esaltazione dell'appartenenza nazionale e addestrate a valori di grandezza e di conquista,  sembravano orfane dei loro ideali patriottici. Gli europei dovevano, perciò, essere rieducati non solo ad una nuova appartenenza, quella democratica, ma anche a  sentirsi parte di un progetto che superasse i vecchi Stati nazionali. 
Adenauer lo aveva visto bene, quando affermò: "la gente ha bisogno di un'ideologia e questa può solo essere europea."
La progressiva evoluzione di un progetto di integrazione che, fondandosi, dapprima, su basi economiche, portasse, poi, verso una vera e propria unione politica era, quindi, già nel DNA "dell'invenzione" dei padri fondatori, ma era, volutamente, programmata per emergere solo nel tempo. I nostri padri fondatori avevano capito, infatti, che la maturazione verso una maggiore integrazione non era per niente scontata e, quindi,  andava acquisita per tappe.
Infatti, quando le prime istituzioni europee vennero, timidamente, fondate a Lussemburgo e a Bruxelles non si aveva ancora questa idea della unità politica
I padri fondatori ebbero proprio questa lucidità profetica: l'Unione politica europea doveva essere costruita sull'esistente e lo Stato nazionale doveva essere al centro di questa mutazione.
Provenendo da regioni di frontiera, spesso trascurate dai poteri centrali, Adenauer, Schuman e De Gasperi, ben sapevano, infatti, che ogni cambiamento politico, per di più, di tipo federalistico, doveva essere condiviso e che solo un processo democratico lento poteva garantire la solidità della costruzione europea.
La prospettiva federale veniva, infatti, concepita come il risultato di un graduale negoziato fra Stati nazionali la cui sovranità non doveva essere erosa. 
Scrive, a tal proposito, Schuman nel 1963: 
"I nostri Stati europei sono una realtà storica; sarebbe psicologicamente impossibile farli scomparire. In realtà la loro diversità è un pregio e noi non vogliamo cancellarli né renderli tutti uguali. In questo spirito, la politica europea non è assolutamente in contraddizione con l'ideale patriottico che nutre ognuno di noi".
Altiero Spinelli sottolineava che l'architettura europea doveva essere:
Il prodotto della tensione tra la visione radicale dei federalisti e l'approccio pragmatico degli uomini di Stato “.
"Senza questa tensione", diceva, "non si sarebbe ottenuto niente; la visione dei federalisti sarebbe rimasta una utopia e il pragmatismo, essenzialmente conservatore degli uomini di Stato, non avrebbe portato da nessuna parte “.
Adenauer, Schuman e De Gasperi, pur avendo una visione paternalistica dello Stato, avevano, quindi, ben chiara questa visione di Spinelli, ma avevano, anche, ben chiari i nuovi rapporti di forza emersi dalla guerra, per i quali l’Europa, se voleva uscire dalla tutela americana ed essere, altresì, in grado di fronteggiare il pericolo derivante dall'URSS, aveva, come unica via, quella dell’unione e dell'integrazione politica fra i popoli europei.
Una visione così complessa ed efficace, difficilmente potrà essere eguagliata nel futuro! 

Ora, in questo momento di grave crisi economica europea e mondiale, e di grande smarrimento, credo sia tempo di fare un bilancio di quanto è stato costruito a livello europeo e, nel contempo, individuare quale dovrà essere il ruolo degli Stati nazionali nelle future tappe dell'integrazione europea e quali azioni economiche e politiche nuove, si dovranno attuare per far maturare questa "Rivoluzione Tranquilla dei nostri padri fondatori" quella, cioè, della: nascita degli Stati Uniti di Europa, da loro preconizzata.



Riproduzione permessa previa citazione della fonte

mercoledì 25 aprile 2012

Sono i "Poveri" che fanno "vivere bene" i "Ricchi Delinquenti"?

Care amiche e cari amici,

oggi dopo il caffè e la rosa, vi voglio rendere partecipi di un articolo che il nostro comune amico, Olivati, mi ha mandato,  inducendomi a commentarlo. 
Lo faccio volentieri, sempre insieme a voi.

Nell'articolo si fa la rappresentazione ontologica di un nuovo individuo: 
"l'homo economicus", quello in cui sarebbe costretto a trasformarsi, in modo irreversibile, se non cambieranno le situazioni,  "l'homo socialis". 
L'homo economicus sarebbe:
"Colui che agisce per proprio conto, con egoismo,  perseguendo unicamente il proprio interesse ed è, per di più,  dotato di una sola prerogativa, la capacità di calcolo".
"Homo homini lupus"! (Hobbes)
L'autore non fa alcuna analisi sulle cause e pertanto non promuove alcuna soluzione, prospettando solo quella dell'inevitabile cambiamento dello Stato, non più "protettore", ma "esattore", al quale dovremmo adeguarci, trasformando, appunto, il nostro modo di essere.

Chiedo all'autore
Alle persone disoccupate, sottoccupate o che non hanno risorse economiche da cui partire,  perché lo Stato non offre alcuna possibilità, il diventare homo economicus, cioè il saper far di conto e avere la capacità di calcolo, a cosa  serve?
Il "rendersi conto" della situazione, in questo contesto, non diventa quasi ridicolo, frustrante e inconcludente? Perché, poi, dovremmo pagare le tasse ad uno Stato che non fornisce, non dico, protezione, ma opportunità e servizi?

Comunque, vediamo se, veramente, nella nostra società sono presenti motivi tendenzialmente plausibili che, a lungo andare, se non li eliminiamo, potrebbero portare irreversibilmente alla via Sudamericana preconizzata da Benetazzo, quella, cioè,  di uno Stato non più "protettore" e dell'avvento, quindi, di una società in cui i poveri sono tanti e i ricchi pochissimi.
Per rispondere a questo quesito, anche se non è corretto logicamente, dovremmo rispondere prima ad altre  domande, di tipo economico, sociale, politicoambientale e culturale, quali:
  • Questa situazione è forse la conseguenza del fatto che, a causa di una disperata crisi economica internazionale, si è costretti a  sopravvivere in una società quasi schiavizzata e  imbarbarita dai debiti, dominata dal capitalismo più becero, al quale non sono state mai imposte regole?
  • Questa situazione è forse  la conseguenza dell'affermarsi del consumismo e delle teorie economiche pseudo liberiste, che ci hanno privato della sovranità economica appaltandola alla BCE e alle agenzie di rating che misurano l'efficienza di una economia esclusivamente con lo Spread e col PIL (prodotto interno lordo), e non con indici socialmente più utili, quali: standard di vita materiali (reddito, consumo e ricchezza), salute, istruzione, attività personali incluso il lavoro, partecipazione politica e governance, rapporti sociali e relazioni, ambiente (condizioni presenti e future), insicurezza (di natura economica così come fisica)?
  • Questa situazione è forse  la conseguenza del fatto che non si sono sviluppati appieno un libero mercato ed una libera concorrenza che sono alla base di un "welfare" che sappia coniugare in modo equilibrato libertà individuale, responsabilità personale, sviluppo economico e solidarietà sociale? Oggi la nostra economia è piena di monopolisti e di dominanti ed è inquinata dalla corruzione e dal malaffare!
  • Questa situazione è forse la conseguenza dei privilegi che si sono assegnate le caste e del loro uso distorto delle risorse pubbliche che sono andate ad alimentare gli sprechi, la corruzione e il malaffare invece di promuovere le opportunità e il lavoro, specialmente per i giovani?
  • Questa situazione è forse la conseguenza del disastro provocato, nella politica, sia dalla incapacità sia dalla brama di potere  e di denaro delle oligarchie partitiche che l'hanno occupata, per altro, restando impuniti?
  • Questa situazione è forse la conseguenza di un sistema di potere che ha gli stessi lineamenti, clandestini e parassitari, dell'organizzazione mafiosa della società, che, perciò, impone la presenza di politici nominati, spacciati per eletti,  purché questi accettino di "cantare" su spartiti precostituiti non in sedi istituzionali, ma in ambienti lobbistici e di affari?
  • Questa situazione è forse la conseguenza del fatto che siamo diventati un paese senza sovranità popolare, per cui  diverse decine di delinquenti , assoldati, affiliati e, poi nominati, popolano il nostro Parlamento, i Partiti e qualche centinaio di Consigli di amministrazione delle società a partecipazione statale, per i quali derubare il "bene comune" è considerato non un reato ma un titolo di merito, quasi la riscossione di un "pizzo" dovuto?
  • Questa situazione è forse la conseguenza della attuazione delle diverse forme di appropriazione della ricchezza pubblica, così diffuse in Italia e che riguardano, tutto o quasi, l'attuale ceto dominante, trasversale alla politica, e che, conscio della provenienza della sua ricchezza accumulata con ruberie alla comunità,  ha imparato a fare "gruppo", al di là di alcune finte schermaglie superficiali?
  • Questa situazione è forse la conseguenza della azione di un ceto dominante, in minoranza numerica, che controlla non solo lo Stato ma tutto il resto: il credito, l'informazione, i meccanismi elettorali e tutti gli aspetti della vita pubblica e, per di più, va cancellando progressivamente gli spazi, una volta dotati di autonomia, come l'informazione, le università e la cultura in generale?
  • Questa situazione è forse la conseguenza  del fatto che questa società si è sempre creduta furba e intelligente ma che non lo è stata affatto, visti i risultati, e pertanto si è fatta abbindolare per non aver vigilatoha, quindi, permesso l'attività di rapina  dei beni comuni fondamentali quali il territorio, l'acqua, l'atmosfera, e ha, anche, permesso che qualunque occasione di guadagno privato, a breve, abbia  avuto il sopravvento sulla cura e il mantenimento delle risorse di tutti ? 
  • Questa situazione è forse la conseguenza  del fatto che questa società ha abbandonato la politica della cultura? (Intendendo come politica della cultura quella di far sì che il cambiamento delle condizioni di vita di un popolo non siano frutto d’improvvisazione, ma di riflessione, elaborazione teorica e progettazione, cioè di una politica della cultura che avvii, nel tempo, istanze continue, fondate su una assidua critica alla società, nel mentre essa si sta trasformando. Solo in questo modo, infatti, ogni cambiamento di vita potrà essere preceduto da un intenso cambiamento culturale di idee, come avvenne, per esempio, con la Rivoluzione Francese, preceduta dall'Illuminismo e poi continuato attraverso un processo collettivo; con il Romanticismo che portò al Risorgimento e all'unità d'Italia; con la voglia di libertà e giustizia che portò al Movimento di Resistenza e alla Democrazia).
  • Questa situazione è forse la conseguenza  del fatto che questa società ha abbandonato lcultura della politica? (Intendendo con ciò che la politica non debba essere esclusivamente lo strumento per vincere le competizioni elettorali, ma debba agire per salvaguardare e costruire anche gli interessi delle generazioni future, alle quali deve saper garantire quel lungo periodo di pace, di libertà e di benessere che i nostri padri hanno già assicurato a noi).
  • Questa  situazione è forse la conseguenza  del fatto che questa società ha permesso la diffusione della illegalità non avendo più come priorità: la giustizia uguale per tutti, la dignità morale, la coesione e la solidarietà sociali e non ha difeso e non difende in modo intransigente i valori fondanti lo Stato, stabiliti nella nostra splendida Costituzione, affinché rimanga sempre al servizio del cittadino e non viceversa?
  • Questa,  situazione, soprattutto,  è forse la conseguenza dell'azione di  un ceto dominante e politico che, per fini propri, ha espanso la spesa pubblica con la dilatazione del debito, nascondendolo, però, con artifici formali  e addossandolo alle generazioni successive e, per di più, a causa di questi artifici, diventa difficile, per noi, comprenderne il processo e individuare i responsabili?
  • Sono, proprio questi i motivi, per i quali ora, purtroppo, grazie, anche, alla "ammucchiata" che tira le fila di Monti, vengono costretti i "poveri" cittadini, privi di potere politico, a ripianare questi guasti, costringendoli a mettere sul piatto: pensioni, assistenza medica, condizioni di lavoro e salario?
  • Sono proprio questi i motivi, per i quali lo Stato appare, oggi, non più come "protettore" o " fornitore di opportunità" ma come "esattore", che, per di più, favorisce, trasferimenti di risorse, dai poveri ai ricchi  e ai delinquenti, che, controllando, appunto, lo Stato, continuano a mungere la vacca grassa?
Lascio a voi le risposte a tutta questa, purtroppo, lunga serie di domande!


Allora, per voi, Benetazzo ha ragione, visto come siamo ridotti? Il nostro futuro è quello sudamericano?


Mi auguro proprio di no, perché, a mio giudizio, nonostante tutto, abbiamo ancora la possibilità  di sottrarci alla evoluzione darwiniana preconizzata dall'autore dell'articolo,
a patto, però, che:
  • comprendiamo, per prima cosa, che tutte  le società corrotte, immorali, egoiste, sprecone, disunite ed ignoranti e prive di valori, sono destinate a fallire e a produrre "schiavi" e "poveri sprovveduti", privi di potere politico, che lavorano per i ricchi e per i delinquenti,  (che  sanno solo "fare di conto") , facendoli vivere bene !
  • eliminiamo, passo dopo passo, nel tempo, in maniera sistematica, continua, e democratica, tutte le STORTURE perverse presenti nella nostra società,  come descritte sopra,
  • il nostro individualismo non diventi mai egoismo e non faccia mai del male ad alcuno e , al contrario, invece, si sublimi nella società,
Per ottenere ciò, forse, oggi più che mai, dopo un ventennio di "democratura corrotta", sarà necessario far rinascere, in tempi brevi, una
 "FEDERAZIONE DI MOVIMENTI UNITI DI RESISTENZA" 
Movimenti locali, che, sulla base di principi democratici ed etici in politica, prima, si oppongano e poi caccino, dal singolo territorio, ogni casta, i comitati di affari, i ladri e i parassiti, e poi, supportati, continuamente, dalla partecipazione e dal controllo attivi dei cittadini, incentivino la "politica della cultura" e la "cultura della politica", selezionando e formando in loco, per gli Enti Locali ed intermedi, per il  Parlamento e per un nuovo Governo, persone oneste e capaci di "progettare", un futuro economico, sociale e politico e, anche un "welfare" che, tramite una economia "etica" e libera, sappia coniugare in modo equilibrato libertà individuale, responsabilità personale, sviluppo economico e solidarietà sociale 
Questo potrebbe essere un modo! 
Diversamente, i cittadini italiani avranno un destino amaro e il nostro paese sarà, ogni volta, analizzato, giustamente in negativo, da falsi profeti, come Benetazzo, che preconizzeranno e, magari,  ci convinceranno  della necessità  e della irreversibile inevitabilità di una evoluzione darwiniana verso l'homo economicus al posto dell'homo socialis!

Niente di più inquietante!


"Homo, sacra res homini" (Seneca)


BUON 25 APRILE!


http://www.youtube.com/watch?v=4CI3lhyNKfo

un abbraccio. 
 Riproduzione concessa con citazione della fonte

martedì 17 aprile 2012

LE ULTIME FESTE DEL TITANIC


Care amiche e cari amici,

con un buon caffè e con il profumo della rosa vorrei fare con voi una commemorazione, per trarne qualche spunto sulla nostra attualità.

Dopo cento anni, si commemora, quest'anno, l'affondamento del Titanic, simbolo della presunzione umana, in quanto, allora definito, "una nave inaffondabile". 
La storia del Titanic può benissimo rappresentare la metafora del potere in Italia, di questi ultimi venti anni.
I costruttori di potere (B.&B&c.), nel '94, hanno pensato di costruire una nave simbolo del lusso e dello sfarzo per alcune categorie di gente, quelle di prima classe, mentre la maggior parte dei passeggeri non solo avrebbe vivacchiato a stento sottocoperta, ma avrebbe pagato, giorno per giorno, il costo di un biglietto esagerato.
Ogni tanto, però, come di Caprio nel film,  qualcuno sarebbe riuscito, di nascosto, o se gradito a qualcuno della élite,  anche ad avere i propri momenti di gloria e a godere per breve tempo dei privilegi riservati alle classi dominanti.
Il comandante della nave ed anche capo costruttore (B.) non aveva la benché minima competenza di come si guidasse un simile mostro.
Ma era tranquillo perché una delle specifiche di costruzione era che la nave fosse inaffondabile, per cui egli, sin da allora, immaginava una navigazione tranquilla e sicura, per moltissimi anni a venire.
Questa fiducia nella sicurezza, addirittura, lo aveva portato, prima, a scegliere i suoi collaboratori non tanto in base alla loro capacità tecnica, quanto in base alla loro capacità di apparire e di obbedire anche agli ordini più incomprensibili e, poi, ad invitare a bordo, perfino, i suoi diretti concorrenti che gli si opponevano, per far godere loro il suo lusso e farli partecipi dei suoi affari, ovviamente permettendo loro, anche, di commerciare ed arricchirsi in proprio, sempre a spese dei paganti sottocoperta.
Questo ha comportato che, mentre, nella nave si susseguivano feste e festini per pochi eletti, i “sottocoperta”, che mantenevano questi privilegiati pagando e continuando a pagare ogni giorno l'enorme costo del biglietto di viaggio, semplicemente si gloriavano ed erano contenti, anche morendo di fame, solo, per il  privilegio di navigare su una delle meraviglie del mondo, così come la propaganda dell'armatore la definiva.
La nave poi, navigando in acque internazionali, aveva, da sempre, fatto sfoggio della sua superiorità negli sprechi e nel lusso della casta, facendosi beffe di tutte le sue concorrenti estere che invece del lusso e degli sprechi  avevano scelto la sicurezza, la sobrietà e soprattutto la serietà, l'onestà e la capacità.
Ma come ogni buon thriller che si rispetti, una notte di mare calmo è accaduto l'imprevedibile, determinato da un gigantesco iceberg (i mercati), la cui massa più imponente era sott'acqua, che, cozzando contro il gigante del mare, gli apriva una falla cominciando a fargli  imbarcare acqua. La nave ha cominciato allora ad affondare tra scene di panico indescrivibili, con scene di generosità e sciacallaggio anche esse indescrivibili, mentre il capitano costruttore fuggiva per primo, abbandonando la nave, temendo per le sue altre "aziende", facendosi sostituire da un equipaggio di competenti con a capo un freddo comandante, esperto in naufragi.
Ovviamente in tutta questa vicenda, manco a dirlo, i più massacrati sono stati, da subito, quelli sottocoperta, in quanto anche se la nave non è ancora affondata, i compartimenti inferiori si sono allagati e  moltissimi, privati dei propri diritti, non essendoci, per altro, barche di salvataggio per tutti,  sono affogati e stanno ancora affogando.
Ma i privilegiati  che hanno fatto e che  fanno ancora oggi, nel mentre il nuovo capitano cerca ancora di far galleggiare la nave, per condurla in porto, per le riparazioni?
Ballano ancora sulle melodie della orchestra di bordo che ha avuto ordine di suonare, come nulla stesse accadendo, per le ultime feste del Titanic.
Ai privilegiati, infatti, che non si rendono neanche conto di quello che sta accadendo, non interessano le grida di aiuto e di rimprovero provenienti dalla massa degli imbarcati  che stanno affogando sottocoperta, illudendosi falsamente che la nave comunque non affonderà mai e che, quindi, morto più morto meno, per loro, l'importante è continuare a gozzovigliare e a mantenere i propri privilegi, non preoccupandosi minimamente che la barca potrebbe ancora veramente affondare e che potrebbero e dovrebbero fare almeno qualcosa di concreto per salvarla o quanto meno per ridurre il disastro.

Le canzoni più in voga suonate dall'orchestra a richiesta dei convitati sono:
  • Il minuetto delle poltrone in Rai
  • La Polka del Porcellum, oggi rivisitato dal CASINUM
  • La mazurca dell'irrinunciabile finanziamento pubblico ai partiti
  • Il fox-trot del mantenimento delle oligarchie partitiche, a scapito della democrazia interna
  • l'hard rock degli sprechi della politica
  • Il tango delle tasse alle masse
  • La beguine della evasione fiscale e dei soldi all'estero
  • il valzer delle frequenze e del monopolio dei media da parte di pochi soggetti
  • La samba della annunciata diminuzione, mai eseguita,  del numero dei deputati
  • La rumba del mantenimento della DEMOCRATURA
  • La conga del disprezzo dell'anti-politica e di tutti coloro che protestano
  • Il merengue dell'indifferenza sullo sdegno del popolo
  • il balletto dal “lago dei polli”( noi!): la”morte della democrazia”
Il Titanic, come si sa, alla fine, cento anni fa, è affondato, trascinando nei gorghi tanta povera gente e anche, però,  tutti i privilegiati. Così sta accadendo anche alla nostra nave ITALIA,  anche se, per il momento, stanno scivolando pian piano nel gorgo solo tanta povera gente: pensionati, imprenditori e tutto il ceto medio basso. 
I privilegiati invece stanno continuando a fare festa a spese nostre, fregandosene dei tanti imprenditori e pensionati suicidi, pensando solo a  salvarsi e a continuare a festeggiare.

Se vogliamo salvare i partiti, "bene costituzionale" da tutelare, e la nostra stessa democrazia ormai penso sia  tempo di interrompere le loro feste ed è anche tempo di mandarli a casa, istituendo prima, però, una commissione di inchiesta che indaghi per il reato di disastro colposo e per una eventuale condanna al risarcimento danni, se ritenuti colpevoli! 
Tutta questa classe dirigente, nessuno escluso, comunque, deve andare subito via, e spero che non vi sia qualcuno che dica che così perdiamo persone di valore e continui a fare dei distinguo tra di loro. Se una dirigenza deve essere giudicata per i risultati, questa, ha toccato il fondo con la  sua incapacità e la sua disonestà e, quindi, tutti quanti i suoi componenti, non devono fare più alcunché, pena ulteriori danni a noi, ma devono andare solo a casa, permettendo un ricambio non solo generazionale ma anche di idee. Noi non abbiamo nulla da perdere, ma tutto da guadagnare! Devono andare a casa anche i cosiddetti giovani che fanno finta di essere il nuovo, solo per sgomitare a prendere i posti migliori. 

Ormai sono tutti corrotti ed incapaci, formati, come sono, dalla stessa scuola!

Infine, quando è che la compagnia armatrice, con il suo Capo, unitamente a quelli che l'hanno sempre difeso o fatto finta di opporsi, pagheranno tutti i danni materiali, morali e alla immagine della nazione e  per averle tolto anche la speranza, specialmente alla sua parte più nobile: i giovani? 

Un abbraccio.


sabato 7 aprile 2012

MIO DIO, COME SONO CADUTA IN BASSO!

Care amiche e cari amici,

il nostro "caffè da Graziella", oltre alla rosa profumata, offre la solita bevanda calda e carica al gusto di cioccolata in onore della nostra bella Italia che ha bisogno, oggi più che mai, di grande affetto.
Infatti se facessimo parlare l'Italia, Ella griderebbe:

"Mio Dio, come sono caduta in basso!"

titolo di un film di Comencini, che è anche quello del post di oggi.

Mi rivolgo ai miei concittadini per esortarli ( me compresa, ovviamente) a fare uno spietato esame critico della coscienza civile, evitando ogni formula consolatoria.
È la premessa per uscire dall'abisso.
Il principale motivo di angoscia, infatti, siamo noi stessi Italiani e il nostro comportamento.
Per dimostrare che i nostri guai, come paese civile, sono non gravi ma gravissimi, debbo citare Dante che già al principio del Trecento lanciava la sua terribile invettiva contro l’Italia, che accusava di essere "serva", alludendo, allora, alle già molteplici dominazioni straniere, che avevano inculcato il servilismo nelle popolazioni italiane.

 Ahi serva Italia, di dolore ostello, 
 nave sanza nocchiere in gran tempesta, 
 non donna di province, ma bordello!

Oggi, forse, Dante, alluderebbe, complice la nostra dabbenaggine, al suo asservimento da parte di politici voraci, inetti, parassiti etc..
Stiamo, infatti, pagando con dolore, tutti i guasti che loro, grazie alla nostra balordaggine, ci hanno procurato. La nave inoltre, oggi, è guidata da un capitano “non nostro”, appartenente, piuttosto, alla “confraternita del capitalismo”, che sta cercando, solo con manovre puramente tecniche e non sociali, di riportarla in porto con grande difficoltà, avendo, però, come equipaggio gli stessi pirati che ci hanno portato nella tempesta, facendoci quasi affondare. Impresa quasi impossibile! 
Tant'è che ai remi hanno messo noi e ci frustano, mentre i vecchi privilegiati brindano sulla coffa, come nulla fosse accaduto, con caviale e champagne offerti, per altro sempre da noi. Infine, l'Italia è diventata veramente un bordello in cui le persone si vendono, anche per poco, adescando il potente che incontrano. La corruzione è diventata di casa, perché il suddito, non avendo vantaggi e diritti pari a quelli dei dominatori, cerca di ottenerli in modo indiretto. Questo atteggiamento porta al fatto che questi delinquenti politici, come ne sono piene le cronache, vengono perdonati e addirittura giustificati.  La nazione intera, infatti,  è immersa nella questione morale. L’obiettivo dominante, finora, è stato quello di far soldi con qualsiasi mezzo e a qualsiasi costo morale: quasi un articolo di fede. Acquisire tutto il possibile è diventato l’imperativo categorico: agi, prestigio sociale, conquiste sessuali.
Tutto questo, alla fine, ha condotto e conduce al peggiore dei fallimenti, che è: il "NULLA".

Perché siamo caduti così in basso?

Calamandrei diceva: «La tragedia dell’Italia è la sua putrefazione morale, l’indifferenza, la sua sistematica vigliaccheria».
Calamandrei espresse questo terribile giudizio subito dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale: era angosciato e la sua invettiva implicava anche l’impegno a fare di tutto per cambiare le cose.
Il cambiamento, dopo la guerra, fu avviato, ma, ad un certo punto, è stato interrotto con l’avvento al potere prima di Craxi e poi di B., e oggi stiamo peggio di prima, in quanto viviamo in una era in cui “il capitalismo speculativo” è trionfante e sta asservendo i popoli, specialmente quelli europei, e in Italia si sta affermando “il berlusconismo” senza Berlusconi, che ha contagiato anche la cosiddetta opposizione che finalmente ora sta svelando il suo vero volto.
Ha giocato in tutto ciò, infatti, un ruolo importante anche l’opposizione, che è stata oltremodo indulgente con B.. Infatti, dobbiamo riconoscere che le responsabilità dell’opposizione sono grandi. Non pochi suoi esponenti hanno fatto robusti favori a Berlusconi – alcuni se ne sono perfino vantati con lui – anche se erano contro la legge, forse, chissà, illudendosi di ottenere la sua gratitudine politica. (D'Alema e Violante, per primi, poi i vari: Casini, Fini,  etc.)
Alcuni di questi esponenti sono giunti a irridere Enrico Berlinguer, secondo loro, un passatista che aveva sostenuto, come già Carlo Cattaneo, come già Gaetano Salvemini, come già Ernesto Rossi, come già Piero Calamandrei, che la morale non può essere separata dalla politica, pena la putrefazione e il regresso economico oltre che civile dell’intera società.
Purtroppo anche in Marx c'era un senso di ammirazione verso il “machiavellismo” ( Il fine giustifica i mezzi!). Fino a quando la sinistra non farà una revisione critica su questo, non avrà alcuna speranza di trovare una strada certa. ( "Abbiamo una Banca"! hanno detto così quei marx-capitalisti di D'Alema e Bersani, quando Consorte faceva la scalata alla BNL!) ( Il fine giustifica i mezzi).
Lo sbocco di tale situazione è, quindi, in questo momento, solo un senso di nausea che pervade i cittadini e quindi un astensionismo dilagante, col conseguente trionfo del berlusconismo, ossia dell’Italia descritta con angoscia da Calamandrei.
Carlo Simoncini, Edmondo Raffaelli, Barbara Pezzini e Luciano Onagro hanno, per questo, affermato: “È necessario che l’opposizione sia condotta nel paese mobilitando la SOCIETÀ' CIVILE e ogni persona sensibile agli interessi generali e non solo al proprio particolare. È necessario utilizzare ogni strumento di lotta democratica per contrastare questa deriva, finché si è in tempo. Per non trovarci domani a non saper giustificare un comportamento inerte davanti alle nuove generazioni, quando ci chiederanno come mai nessuno si fosse accorto di quello che stava accadendo». Parole finora inascoltate!
Dobbiamo, quindi, rimettere in moto il cambiamento con l’obiettivo di far decadere il terribile giudizio di Piero Calamandrei. Ci vorrà molto tempo e occorreranno grandi sforzi, ma l’obiettivo deve essere tenacemente perseguito se vogliamo recuperare l’autostima collettiva, ossia quello che viene chiamato, da alcuni in senso dispregiativo, amor di patria e che oggi è in coma.
Io la chiamerei, anche, in modo più efficace,

«Dignità»

un bene oggi rarissimo nel nostro paese.
La “Dignità” è uno di quei requisiti importanti che portano ad una «stretta coesione» che permette la nascita di una società che non sia un mero agglomerato di gruppi di persone. Se una società vera e propria non c’è, l’autostima fra i suoi membri e l’amor patrio sono carenti.
Comunque, credo, che non ci si debba disperare perchè in Italia vi è una presenza diffusa di quelli che possono essere definiti gli «anticorpi», rappresentati da uomini allevati secondo antiche tradizioni: giornalisti coraggiosi, giudici rispettati perfino dai politici manigoldi, politici con dignità. Ci sono anche particolari strati di classi medie che rispondono a tali requisiti. In Italia gli anticorpi si trovano, ma, oggi, sono pochi e rappresentano una sparuta minoranza. Per noi salvarci non è impossibile, ma è molto più difficile. Per fortuna non siamo ancora diventati Sodoma e Gomorra in cui non esiste "neanche un Giusto"! Dobbiamo far sì che questi anticorpi crescano nella società in modo esponenziale, con principi come quelli che qualcuno, criticando il mio post precedente (Partecipazione e Cultura per la Socializzazione del Potere) ha definito una “Rivoluzione culturale totalizzante”. 
Perché no? 
Non credo abbiamo altra scelta! 
E' recuperando i “valori sociali” che potremo vincere ogni sfida presente e futura.
Leopardi già nella sua epoca, imputandola a situazioni storiche, i cui strascichi, però, si risentono ancora oggi, lamentava che:

In Italia domina il cinismo, che implica egoismo ed è proprio all’opposto della solidarietà. Il cinismo, la carenza di spirito civico, non può non condurre ciascuno alla disistima e al disprezzo e all’indifferenza somma verso se stesso. A lungo andare ciò porta a un’indifferenza alla propria reputazione. […]
Una società “stretta” (coesa) non può durare tra uomini continuamente occupati a deridersi in faccia gli uni e gli altri e darsi continui segni di scambievole disprezzo. […] Non rispettando gli altri non si può essere rispettati. Il cinismo, la carenza di spirito civico, non può non condurre ciascuno alla disistima e al disprezzo e all’indifferenza somma verso se stesso. A lungo andare ciò porta a un’indifferenza alla propria reputazione. […] La quale indifferenza chi non sa quanto nuoccia ai costumi È certo che il principale fondamento della moralità di un individuo e di un popolo è la propria stima costante e profonda, la cura che ha di conservarsela, la gelosia, la delicatezza e sensibilità del proprio onore. Un uomo senza amor proprio, al contrario di quel che normalmente si dice, è impossibile che sia giusto, onesto e virtuoso di carattere e d'inclinazione, costumi e pensieri, se non di azioni».
Questo l'attualissimo pensiero di Leopardi!

Nostre priorità dovranno essere, quindi : la Questione morale, il codice etico, la legalità. 

La questione morale è "politica" e riguarda le istituzioni, i partiti, le organizzazioni sindacali e di categoria, i singoli.

Essa non può essere né confusa né assimilata ad una questione giudiziaria e penale, della quale si deve occupare, nella sua autonomia, la magistratura.
Oggi corrono un rischio gravissimo anche le principali conquiste del nostro paese: l’Unità d’Italia e la Costituzione, visto che sono state già ridotte a mal partito le libertà civili, fra cui primeggia la libertà d’informazione e che la giustizia è stata ridotta in condizioni pessime per assicurare l’impunità agli autori di gravi reati.

Dobbiamo, quindi, far rivivere i due periodi straordinari che hanno contrassegnato una reazione e spinto in modo vigoroso verso la civiltà di una nazione: il Risorgimento e la Resistenza.
Il primo ha portato all’unificazione, la seconda ha reso possibile la nostra «bella Costituzione».
Entrambe le conquiste sono oggi in grave pericolo!
Questa richiesta di “Dignità” personale e collettiva deve essere pretesa, gridata e propagandata con forza ed, oggi possiamo veramente farlo, in quanto siamo aiutati dalle nuove tecnologie e le nuove forme organizzative che troviamo nel web, per cui veicolare tale messaggio non è più un’utopia e non può essere ostacolato da media compiacenti al potere. Dobbiamo controllare, monitorando giornalmente, i nostri rappresentanti, facendo di ogni loro azione un “referendum popolare”! 
Quindi sono necessarie la "Partecipazione e la Cultura per socializzare il Potere"!

BUONA PASQUA DI RESURREZIONE

Un abbraccio.