mercoledì 29 febbraio 2012

TENACE, INCAPACE, VORACE, MENDACE, MA NON FUGACE!!!!

Mie care amiche e miei cari amici,

oggi il caffè è come sempre buono, ma solo perché ce lo prendiamo insieme. Il mio umore non è, infatti, proprio dei migliori, visti gli ultimi avvenimenti di cronaca. Ho bisogno di fare delle riflessioni insieme a voi!
Sabato, per esempio, c'è stata la prescrizione nel processo Mills.
Conoscete tutti le reazioni a questo fatto: sdegno, critiche, proteste, richieste a B. di rinunciare alla prescrizione per provare la sua innocenza, lui che parla di “mezza giustizia”, Ghedini e altri che proclamano che nel ricorso in Appello otterranno la assoluzione piena. In effetti, se B. è innocente, perché non rinuncia alla prescrizione e permette così di trovare il corruttore di Mills?
Il fatto certo, infatti, è questo: MILLS è stato condannato come corrotto, e non si sa chi lo ha corrotto!
Si è corrotto da solo? Forse!!!!
Ma, a questo proposito, mi sembra ingenuo pensare che B. possa rinunciare alla prescrizione dopo tutto il suo da fare per far approvare tante leggi che gli hanno permesso di arrivare al risultato di uscire indenne da tanti processi e anche da quest'ultimo (prescrizione breve, processo lungo, la blocca Ruby, legge su rogatorie, falso in bilancio, legge sul legittimo sospetto, la Cirielli, la Pecorella, il lodo Schifani, il lodo Alfano, la norma blocca processi, legittimo impedimento, sospensione del dibattimento su richiesta di parte, spostamento nelle piccole procure dei reati di sfruttamento dei minori, conflitto di attribuzione). 

Alcune di queste leggi sono state bocciate o ritirate, ma sono, comunque, servite per provocare ritardi nei vari processi.
Mi viene spontaneo dire la classica frase, "L'avevo detto", perchè in un altro mio post, a cui vi rimando, ho parlato proprio di tutte le leggi ad personam e ad aziendam che B. ha attuato durante i suoi anni di governo, spalleggiato dalla Casta creata dal Porcellum!!
Non c'è che dire, B. è stato veramente TENACE!
Ma è stato aiutato da una Casta che ha gli stessi attributi del Capo e cioè è anche:
INCAPACE, VORACE, MENDACE e, purtroppo, non FUGACE!
UNA CASTA incapace (non ha saputo governare; infatti, dopo averci fatto quasi fallire, è dovuto venire un governo tecnico).
UNA CASTA vorace ( non ha fatto altro che rubarci e lo fa ancora oggi, come è sotto gli occhi di tutti ).
UNA CASTA MENDACE (ci propina bugie in continuazione, emblematica è la votazione su RUBY ).

UNA CASTA FUGACE?
Per rimanere nella rima? NO!
Perché è proprio una Casta Non PASSEGGERA!
Si è attaccata, infatti ai suoi privilegi, e NON vuole andare a casa.
Anzi, con il governo tecnico, si è defilata e si sta rifacendo il " maquillage", la "verginità" per RIPRESENTARSI di nuovo.
Stanno cercando di cambiare il loro look e, anche, di cambiare nome al partito per "Imbambolarci" di nuovo, magari dallo studio di Vespa, dal " predellino" della macchina, da tutti i TG alla Minzolini o da tutti i giornali "asserviti".
Questo perché, una volta ottenuto di nuovo il consenso degli ITALIANI "distratti" o "compromessi", CON o SENZA IL PORCELLUM, pensano di riuscire di nuovo a rimettere alla guida del nostro Paese il vecchio Capo, o magari un suo burattino, e tutti gli “Yesman” che conosciamo!!!!

Ma la conseguenza più eclatante che deriva da tutto questo, non è solo il fatto che B. se la sia cavata “per il rotto della cuffia”, ma un altro aspetto ancora più inquietante: Il distacco sempre più grande dei cittadini dalla politica.

E per confermare ciò, il sondaggio del TG di Mentana, di lunedì, ha evidenziato, che se si andasse a votare adesso, il partito più grande sarebbe quello degli astensionisti.
Verrebbe quasi spontaneo non andare più a votare , come prima reazione, al comportamento indegno di una casta di "nominati", ma sarebbe un grande sbaglio e il rimedio sarebbe peggiore del male.
Allontanarsi dalla politica non significa, però, che la politica si allontana da noi, anzi, in questo caso, vincerebbe proprio la politica peggiore, proprio quella che nessuno pare, oggi, voglia votare perché, come qualcuno dice, “ non mi rappresenta”!

NON DOBBIAMO DIMENTICARE CHE LA POLITICA, IN DEMOCRAZIA, HA LO SCOPO PRIMARIO DI CREARE IL BENESSERE DEL POPOLO, DI GUIDARLO NEL MODO MIGLIORE, ATTIVANDO DELLE SCELTE MIRATE PER ASSICURARE A TUTTI: UNA VITA DIGNITOSA, UNA EQUA RIPARTIZIONE DELLE RICCHEZZE E DARE A TUTTI LA POSSIBILITA' DI MIGLIORARE LA PROPRIA CONDIZIONE.

I nostri politici, purtroppo, non pare proprio che si siano comportati in modo POLITICAMENTE  CORRETTO, e che abbiano avuto a cuore il nostro benessere!

NON pare abbiano fatto una sola legge a favore del popolo, ma solo quelle a loro vantaggio, che sono servite ad occupare posti e ottenere consulenze lautamente compensati, tant'è che sotto B. il debito pubblico è salito di 600 miliardi di euro in quindici anni.

ALLORA COS'È stata la politica per i nostri politici?


Da tutto quello che è accaduto e sta accadendo, LA POLITICA per i politici che ancora abbiamo, è stata solo un modo

  • per avere potere,
  • fare quello che gli pare
  • arricchirsi rubando i soldi nostri,
  • acquistare immunità per sfuggire alle leggi,
  • cambiare le leggi a loro favore,
  • aumentare la forbice fra ricchezza e povertà ( i ricchi infatti diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri)
  • assicurarsi, sempre con loro leggi, vitalizi enormi, solo con pochi anni di "presenza" in Parlamento, alla faccia dei cittadini che, per avere una misera pensione, devono lavorare tutta la vita
  • si sono creati una legge elettorale su misura per loro, togliendoci ogni potere e mettendolo tutto nelle mani dei capi di partito a cui SOLAMENTE devono rendere conto e quindi ubbidire ciecamente.

Questa, inoltre, è la Casta che ci ha resi ridicoli all'estero!

Purtroppo è facile capire perché più di un italiano su tre non vuole andare a votare, ma permettetemi di esprimere il mio disaccordo perché disinteressarsi è come fare un torto a sè stessi e a tutti gli italiani, perché comunque le elezioni si farebbero e i peggiori parlamentari, NOMINATI col Porcellum o eletti diversamente, andrebbero ad occupare il Parlamento e a fare un uso indebito dei soldi pubblici, cioè dei soldi  NOSTRI.
Quindi anche chi crede di comportarsi bene, NON andando a votare, dimostrando disinteresse e disprezzo per la politica, NON fa che aumentare questo MOSTRO che vive divorando denaro pubblico.
Chi non vota OFFENDE LA DEMOCRAZIA! 

Pericle, nel 460 A.C., nel suo discorso sulla Democrazia affermava che:
  chi non vota non è un essere innocuo, ma un essere inutile!"

Infatti egli disprezza la sola arma democratica che un popolo possiede: il voto!
Con il voto un popolo può scegliere le persone giuste ed oneste e se poi queste non rispondono alle aspettative, sempre con il voto, può rimandarle a casa e votarne altre.
Non dimentichiamo che l'esercizio della sovranità di un popolo, in democrazia, è rappresentato dal voto, quindi è un dovere ed un diritto andare a votare.
Quando questa possibilità manca, perché il popolo è oppresso da una tirannia, allora, come ci insegna la storia, per riprendere i suoi diritti, può solo fare la rivoluzione.
Oggi noi abbiamo ancora la fortuna di essere in Democrazia, quindi usiamo la sua arma principale: il voto!!
Altrimenti facciamo il gioco dei "furbi" e dei disonesti, perché se gli Italiani onesti ma "sfiduciati" NON vanno a votare, chiediamoci allora: CHI va a votare?
I "Bravi" di turno, i compromessi, i servi, i complici, gli incapaci che hanno bisogno di raccomandazioni per fare qualcosa e così via, per cui alla fine chi dice " NON mi riguarda",  e se ne sta a casa sua, pensando di essere tranquillo e al sicuro, rischia che, con tutti questi ladri, che hanno la strada libera per fare i loro loschi affari ed arricchirsi, alla fine gli rubano: la casa, il futuro, gli affetti, insomma tutto!
Quindi NON SONO PROPRIO né tranquilli e né al sicuro!

NO, NON POSSIAMO PIÙ PERMETTERE QUESTO !!

Dobbiamo riprenderci la nostra dignità, la nostra libertà, il nostro ruolo, il nostro diritto di voto ed andare a mettere la nostra preferenza sui partiti onesti, che non sono stati protagonisti di furti, di affari spregevoli e votare, soprattutto, le liste che contengono nomi di persone per bene.
Quando troviamo nomi di "disonesti", nomi di "affaristi" nelle liste, NON VOTIAMO PIÙ queste liste, facendoci condizionare dall'ideologia o dall' appartenenza. 
SOLO così potremo rimandare a casa finalmente questa CASTA incapace e vorace che ci tiene in ostaggio, ci soffoca e ci ruba!!
Dobbiamo e possiamo riappropriarci della cosa pubblica, della gestione del nostro grande paese, del nostro futuro!
L'importante, comunque, è che smettiamo di essere passivi e rassegnati e ridiventiamo veri cittadini di questa Repubblica.

Un abbraccio

ROSSELLA URRU: CUORE DEL MONDO

La nostra cooperante sarda, Rossella Urru, con il suo "CORAGGIO", con il "CALORE" della sua dedizione e con la "LUCE" che ha sempre portato nei posti più bui e più poveri della terra, rappresenta simbolicamente, il "Vero Cuore del mondo".
Nelle antiche tradizioni, inoltre, il Cuore, è  anche sinonimo del Sole.
Infatti, nelle antiche raffigurazioni, il cuore appare sempre raggiante, circondato, cioè, da una corona luminosa, volendo, con ciò, stabilire la corrispondenza del cuore non solo con il sentimento d'amore (il calore), ma anche con l'intelligenza superiore (la luce).
Entrambi irradiano luce e calore e svolgono la essenziale "funzione vitale" di rinascita.
Ogni operatore di solidarietà, come Rossella, "è proprio un cuore raggiante" ed esplica, appunto, la “funzione vitale” di portare, in modo concreto, la possibilità di una rinascita ad una vita migliore, a popolazioni afflitte da guerre, carestie e ingiustizie.
Tutti insieme, i cooperanti e quelli che li aiutano, formano, quindi, " il Grande cuore dell'umanità" che cerca di eliminare le "grandi emergenze umanitarie", dislocate, purtroppo, in moltissime aree sottosviluppate del mondo.
Il rapimento di Rossella ha creato, ora, una lesione a questo "Grande cuore del mondo" e ha velato "il Sole della solidarietà" , facendo calare ulteriori tenebre sulle "terre già preda della disperazione".
Speriamo che la nostra piccola azione, unita a quella delle nostre autorità, possa finalmente portare a guarigione il grande Cuore insanguinato e che la luce della vera solidarietà torni, sfolgorante, a risplendere e a riscaldare, presto, i popoli  afflitti di tutto il mondo.

LIBERATE ROSSELLA!

venerdì 24 febbraio 2012

Obama rende facoltativo il “do not Track”.

Nonostante i primi annunci, nelle linee guida del "Consumer Privacy Bill of Rights", dell'Amministrazione Americana, a difesa della privacy degli utenti della Rete, non verrà ricompresa la tanto discussa regola del “do not Track”, che avrebbe imposto alle aziende di offrire agli utenti la possibilità' di impedire agli inserzionisti pubblicitari di seguire sul web le loro attività. Agli utenti verrà, al più, permesso un maggior controllo sui dati raccolti dagli inserzionisti, con possibilità di limitarne il numero e verrà concessa anche la possibilità di correggere le informazioni false. Al “do not Track” le aziende come Google e Facebook, potranno anche aderire, ma solo su base volontaria. Ancora una volta gli affari hanno vinto sulla chiarezza delle leggi e hanno prevalso sul diritto delle persone alla privacy. Una grande vittoria per colossi come Google e Facebook che, più di altri, usano il “profiling” ad uso commerciale; così, infatti, viene chiamata la personalizzazione di annunci pubblicitari e di altro, ovvero la acquisizione delle preferenze degli utenti che navigano. 


Avete seguito la recente polemica sui giornali tra Apple e Google che spiava gli utenti della prima? 

Con questo sistema, quando usate i motori di ricerca, se ci fate caso, sulla destra appaiono pubblicità che sono finalizzate al vostro modo di fare ricerca e agli argomenti che più frequentemente cercate. Del resto i motori di ricerca, in genere, leggono tutto quello che si scrive sul web e poi aggrumano le notizie, per utente, e a scopi pubblicitari. Questo viene fatto tramite i cookies ( vi rimando a Wikipedia per il loro significato), che si installano nella cartella Temp di Windows, con estensione .tmp , che vi invito a controllare e che comunque potrete sempre cancellare come contenuto della cartella stessa. 

In teoria questo non sarebbe neanche il male assoluto e in pratica renderebbe più soddisfatti gli utenti perchè mostrerebbe loro ogni volta quello che vogliono, per cui chi non ha niente da nascondere, a meno che non sia "paranoico", può benissimo evitare di installare estensioni come “Do not Track Plus”. Infatti Google Chrome ha messo, finalmente e da poco, a disposizione, come gli altri motori di ricerca (Yahoo, Microsoft, etc.), una estensione che permette il “do not track”, a scelta dell'utente. Nel dubbio, ogni utente dovrebbe, comunque, impedire la sua tracciabilità da parte dei motori di ricerca e, quindi, dei pubblicitari. 

Permettetemi, però, di fare alcune considerazioni sull'argomento. 

Per lungo tempo si è pensato che in Rete il “Potere” e i suoi abusi non avrebbero potuto attecchire. La cronaca, tuttavia, ha dimostrato il contrario. Infatti la libertà di Internet «senza censura”, si è tradotta in un pragmatico controllo dei governi e di aziende troppo compiacenti, con misure che limitano i diritti dei cittadini digitali, in nome del profitto. Vi ricordate la «micro censura» che Twitter vorrebbe prevedere, cancellando i contenuti non approvati dai governi nazionali, (abbiamo anche fatto sciopero in rete) e che è stata di recente adottata anche da Google, per quanto riguarda il servizio Blogger? Google ha scelto, poi, sull'onda delle proteste, di comunicare in modo trasparente le richieste censorie delle autorità quando vengono assecondate ( vedi Cina, Brasile ed altri). E' stato solo un escamotage, perchè, di fatto, Google, pena la sua esclusione, sarebbe costretto ad ubbidire sempre ai vari Governi dittatoriali che hanno il solo scopo di far tacere i dissidenti interni e magari di arrestarli. 

Di recente sono stati arrestati utenti di Twitter che, stupidamente e, magari per gioco, avevano mandato in rete la voglia di fare attentati, per esempio, in un aeroporto, per un ritardo nei voli. Per loro era stato uno sfogo, ma per le autorità era sembrata una minaccia. Gli stupidi, comunque, meritano anche di peggio, ma gli episodi hanno dimostrato come, comunque, siamo sempre controllati e che le aziende forniscono informazioni, in questo caso legittimamente, ai governi! Ma siamo sempre sicuri che tali informazioni vengano cedute alle persone giuste? E siamo proprio sicuri che anche attivando il tasto “do not Track”, questo non venga aggirato da Google, come è accaduto per gli apparecchi Apple? 

Ora il problema non è più chiedersi se la Rete debba essere governata, ma, come debba essere governata!

Infatti, le aziende in Rete, troppo spesso «non sono sufficientemente responsabili, per legge, del potere che esercitano» nei confronti dei cittadini digitali. 
Per MacKinnon siamo in uno stadio «primitivo, monarchico» della gestione di Internet, che non è più possibile accettare.
«È tempo di aggiornare il contratto sociale sulla governance delle nostre vite digitali, passando dalla sudditanza a decisioni insindacabili degli stessi proprietari dei motori di ricerca, al “consenso dei connessi”»,
Gli utenti, infatti, consegnano volontariamente parti sempre più consistenti delle proprie
libertà, dalle transazioni online ai dati personali, da quelli relativi al nucleo famigliare alla parentela, a un sovrano assoluto e non proprio democratico, pensando di ottenere, in cambio, sicurezza e protezione. Inondiamo di informazioni piattaforme come Facebook, archiviamo memorie digitali su servizi come YouTube, e, non ci rendiamo conto che lasciamo che la nostra privacy sia scomposta e ricomposta a piacimento negli infiniti cambiamenti imposti dai social media e da alcuni motori di ricerca. 


Ben venga il "Consumer Privacy Bill of Rights", anche se limitato nelle sue imposizioni, ma credo che, oltre alle leggi che dovranno essere sempre più mirate alla tutela della “privacy” e dei diritti fondamentali dell'uomo, anche gli utenti dovranno fare qualcosa. 

Gli utenti, infatti, devono pensare che, ogni volta che mandano, in rete, un pensiero, una informazione personale, un sentimento, una riflessione, una foto, un film su sé stessi e sui propri famigliari, e così via, creano sempre vari “alter ego”, legati ai momenti di trasmissione, che rimangono per moltissimi anni dentro le memorie delle “nuvole” di server di aziende private che usano quei dati per scopi puramente commerciali. Del resto tutto questo è scritto nelle norme sulla privacy che noi sottoscriviamo, magari senza leggerle, all'atto dell'utilizzo del servizio che queste aziende ci offrono gratuitamente. 


Quindi gli utenti dovranno assumere una “maggior consapevolezza” di quello che fanno in rete e non comportarsi come degli sprovveduti! 

Vi ricordo che il 1° marzo entreranno in vigore le nuove norme sulla privacy di Google! 
Vi consiglio di leggerle! 






















domenica 19 febbraio 2012

USA e UE contro LA CRISI ECONOMICA e “L'APARTHEID DIGITALE”.

Due notizie importanti si sono accavallate in questi ultimi giorni:
  • la decisione di Obama e del Congresso di riprendersi le frequenze televisive in passato concesse gratuitamente (indennizzando i broadcaster nazionali con 1,75 miliardi di dollari) e bandire un’asta riservata ai giganti delle telecomunicazioni che le userebbero per incrementare i servizi mobili di banda larga.
  • Il Parlamento europeo ha approvato in seconda lettura e a larga maggioranza il Radio Spectrum Policy Programme, l’accordo con il Consiglio Europeo che consente di riallocare le frequenze radio congelate in seguito al passaggio dalla TV analogica al digitale terrestre, verso nuovi utilizzi, come i servizi mobili in banda larga.
Lo scopo finale di Obama, oltre a quello di potenziare il welfare con i proventi dell'asta, è quello di potenziare sia le reti wireless a banda larga che sono indispensabili per velocizzare le connessioni di smartphone, tablet e altri dispositivi mobili, sia  di creare una rete nazionale per facilitare la comunicazione tra polizia, pompieri e altri funzionari di sicurezza in caso di emergenza.
Il Parlamento Europeo, invece, ha stabilito che l’allocazione delle frequenze radio è materia spettante alle autorità nazionali, ma le regole su come suddividere lo spettro fra provider internet e utenti devono essere concordate a livello europeo.
In base all’accordo raggiunto, la banda 800 MHz, attualmente utilizzata per la televisione, dovrebbe essere resa disponibile per i servizi wireless a banda larga in tutti gli stati membri dal primo gennaio 2013.

Vediamo di approfondire le due notizie, imparando a cosa serve la banda larga e perchè essa può abbattere l'apartheid digitale ( digital divide).

La diffusione della banda larga è considerata un fattore di crescita economica e occupazionale di un Paese, in quanto in grado di ridurre il cosiddetto “digital divide”, cioè il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell'informazione (in particolare personal computer e internet) e chi ne è escluso, in modo parziale o totale. Questa situazione rappresenta una discriminazione potente che, come detto, porta all'apartheid di miliardi di persone in tutto il mondo, considerando le disparità tra paesi ricchi e paesi in via di sviluppo.
Una velocità minima di connessione, infatti, è un requisito tecnico irrinunciabile per la diffusione di alcuni servizi quali: telelavoro, telemedicina, IPTV, teleconferenza, video chiamata, l'avvio di un'attività a distanza.
La disponibilità di una connessione a banda larga, inoltre, è praticamente indispensabile in qualunque sede di lavoro che richieda un'interazione via Internet con l'esterno.
In presenza di una connessione lenta, diventano problematiche operazioni quotidiane come l'invio di un file di alcuni megabyte o l'apertura di una pagina Internet che non contiene solo testo. Le aziende non servite dalla banda larga subiscono una perdita di produttività, legata al tempo richiesto per svolgere attività che impegnano molto meno i concorrenti serviti da una connessione v
eloce.
Gli esclusi dal digitale saranno sempre più poveri e più che mai diffidenti nel progresso; inoltre non diverranno quei lavoratori specializzati o potenziali consumatori necessari per la crescita della economia di Internet. Per questo è indispensabile far crollare il muro tra gli inclusi e gli esclusi dal digitale.
Anche le Nazioni Unite hanno espresso l'impegno a risolvere il problema attraverso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Goals) presentati all'Assemblea del Millennio. In proposito è stato istituito dall'Assemblea dell'ONU un gruppo di esperti di alto livello che ha presentato nella stessa assemblea il primo piano di azione globale finalizzato al superamento di questo divario. Il digital divide è stato ancora argomento centrale nel primo incontro sulla società dell'Informazione indetto proprio dalle Nazione Unite. L'incontro ha avuto luogo in due fasi. La prima tenuta a Ginevra nel dicembre del 2003 ha avviato un percorso di studi risolutivi conclusi e presentati nella seconda fase dell'incontro, a Tunisi nel novembre del 2005. Nonostante le aspettative, l'incontro non ha però prodotto risultati tangibili.
Ora stanno intervenendo gli USA e l'Europa solo perché costrette a “far cassa”, minacciati dallo spettro della recessione che si è abbattuta nei paesi occidentali, che sta portando alla necessità di ridurre la pressione fiscale sui contribuenti e ad aumentare il welfare a favore delle classi deboli della società. La banda larga potrebbe, infatti, dare un contributo alla crescita e nel contempo, con la vendita delle frequenze relative, portare appunto soldi alle casse dello Stato. Sarebbe un risultato ovviamente ineccepibile dal punto di vista economico e sociale, di qui la grande importanza delle azioni mirate degli USA e della UE!

In Italia?

Al 2010, una famiglia italiana su 2 non ha un collegamento e solo una su 3 possiede Internet in banda larga, sia via cavo che in wireless. Il numero di italiani del tutto privi di copertura on line è di 2,3 milioni. Un numero che raggiunge quota 23 milioni (il 38% della popolazione), se si considerano i servizi d'accesso più tecnologici in grado di consentire fino a 100 Megabit al secondo.
Il "piano Romani" (sullo sviluppo di internet)  varato nel 2009 sembrava rappresentare una prima soluzione parziale per il territorio italiano, piuttosto arretrato dal punto di vista della connettività internet (il 12% degli italiani non può avere nemmeno i due Megabit.) Infatti per attuare il "piano Romani" erano previsti 800 milioni di euro in un progetto complessivo da 1,47 miliardi. Per mesi quei fondi sono rimasti indisponibili: un decreto già da prima dell'estate 2009 li stanziava solo per la banda larga, ma il Cipe, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, ne aveva rimandato l'assegnazione. Nonostante le pressioni,  il 4 novembre del 2009 l'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, dichiarava un "congelamento" del piano. Sosteneva inoltre che i fondi erano sempre rimasti al Cipe, e non quindi dirottati altrove come si era talvolta paventato. Questi stessi fondi,  però, affermava Letta,  sarebbero stati sbloccati solo una volta usciti dalla crisi, non essendo la banda larga una priorità. Invece, il 17 settembre 2010 veniva annunciata una definitiva riduzione dei fondi a soli 100 milioni, che avrebbero già ricompreso la quota di finanziamento proveniente dalle regioni. L'investimento quindi, era stato ritenuto nuovamente una spesa da evitare in tempo di crisi economica, e non un'opportunità di sviluppo. L'annullamento del piano aveva, ovviamente, suscitato allora fortissimi dubbi sul futuro sviluppo economico e culturale italiano. Del resto era quasi inevitabile tale annullamento, in una Italia nella quale comandava e ancora oggi comanda la logica del predominio della comunicazione televisiva rispetto alle altre piattaforme che potrebbero, per di più, crearle concorrenza.

Tale strategia è, come si vede, esattamente opposta a quella che sta ispirando gli USA e la UE per quanto riguarda la risoluzione della crisi economica che sta attanagliando le economie occidentali, compresa  l'Italia.

Del resto basta vedere cosa sta succedendo in Italia sull'asta delle frequenze liberate dal digitale terrestre, per accorgersi che vi sono troppi interessi da parte di aziende detenute da un "privato" che, addirittura, gestisce ancora un potere politico e pretende, quindi, di anteporre i suoi profitti a quelli legittimi dello Stato.
Sto ovviamente parlando dell'incredibile “beauty contest”, (Legge Romani sulla "assegnazione delle frequenze"), una legge ad aziendam, che regalerebbe frequenze di gran pregio a due soggetti: Rai e Mediaset, già detentori del monopolio televisivo. 
Non dimentichiamo che, a proposito del monopolio televisivo, quando fu varata la Legge Gasparri sul digitale terrestre, l'Europa aprì una procedura di effrazione contro l'Italia, ancora in corso, non tanto per l'assegnazione gratuita quanto per “mancanza di pluralità nella informazione”, giacché, con quella legge, veniva impedito l'ingresso nel mercato ad altri soggetti. Quest'ultimi, poi, con i loro ricorsi presso l'autorità giudiziaria hanno ottenuto solo le briciole del suddetto mercato.  
Continuando il discorso sul "beauty contest", la liberazione delle frequenze, specialmente di quelle a carattere nazionale e di gran pregio (sono frequenze che attraversano bene gli ostacoli e quindi non necessitano di grossi investimenti in ripetitori di segnali), e la necessaria assegnazione delle stesse frequenze hanno riacceso gli appetiti voraci di Mediaset, società in evidente conflitto di interessi, in quanto, ripeto, di proprietà di un "soggetto privato" che detiene, oltre alla editoria, anche un potere politico.
Solo in Italia esiste questa anomalia, per altro, apparentemente sanata, ad arte, da una modifica alla legge sul "conflitto di interessi", (altra legge ad personam), che permette l'ingresso in politica anche ai proprietari di attività economiche incompatibili, purché "essi non amministrino in prima persona tali attività." 
Assurdo!
Ma come abbiamo potuto permettere tutto ciò, noi italiani?
Comunque ora una serie di circostanze, fra cui l'avvento di Monti, sembrerebbe avere rimesso la situazione in una posizione di vantaggio per noi cittadini, ma il ministro Passera ha, purtroppo, solo sospeso l'asta e non l'ha annullata per poi riproporla con regole diverse, come avrebbe dovuto, per studiare, secondo la sua giustificazione, la vicenda, avendo timore di ricorsi onerosi per lo Stato Italiano. Infatti Mediaset ha minacciato ricorsi invocando addirittura “lo stravolgimento della legalità” e poi adducendo il concetto che “l'etere non è un bene giuridico, per cui lo Stato non può far pagare l'aria”. 
Questi argomenti fanno parte del solito bagaglio propagandistico che finora ci ha irretito.


No comment, al più si può dire: "ridicolo"!

Tornando al governo Monti, in questo periodo di grandi sacrifici, regalare le frequenze appare una idea assolutamente improponibile a gente che sta tirando la cinghia e che si aspetta, sia lo sviluppo del paese tramite questi strumenti, sia un alleggerimento dei conti pubblici. Inoltre appare impraticabile anche quella ipotesi, riportata dai giornali, per cui verrebbe data, a compenso di un annullamento dell'asta, la possibilità a Mediaset di trasformare alcune frequenze TV in suo possesso, in frequenze telefoniche. Sarebbe lo stesso un regalo sempre troppo grande da parte dello Stato!
Credo, perciò, sia “perfettamente legale” oltre che "opportuno", annullare l'asta, tout court , perché, per primo, essa è in contrasto con le risoluzioni della Commissione e del Parlamento Europei, che invece pretendono dagli Stati membri la pluralità della informazione e poi perchè, comunque, sono stati annunciati ricorsi anche da altri soggetti internazionali, esclusi da una asta fasulla, come l'attuale.
Credo che in questo caso, i danni sarebbero molto più pesanti, perché avremmo sia le multe dall'Europa ( ricordo che la procedura di infrazione è ancora in atto), sia la richiesta danni da parte di altri soggetti economici, una volta favorita Mediaset. Monti, al più, faccia come ha fatto Obama che ha previsto un risarcimento minimo ( nel nostro caso, al più, 100 o 150 mln) a fronte di un alto introito ( circa 5 mld), necessario, invece, alle casse dello Stato. In caso di un eventuale contenzioso da parte di Mediaset in sede Europea, si potrà, comunque, opporre l'illegittimità di una procedura contraria alla normativa europea e, per di più, viziata, come detto, da un vistoso “conflitto di interessi” anche se coperto, in Italia, da una legge ad personam!




martedì 14 febbraio 2012

GRECIA, ULTIMA FRONTIERA?

Care amiche e cari amici,

il rito del caffè unito al profumo della rosa appare, oggi ancora più importante degli altri giorni, perchè abbiamo bisogno di un attimo di relax per smaltire tutte le notizie che si rincorrono nei media circa la tenuta dell'euro e del possibile fallimento di Stati, come in un effetto domino, innescato da quello della Grecia.
Ho cercato di capirci qualcosa, leggendo diversi articoli, alcuni dei quali inviatimi da amici cari, ma francamente tutta la vicenda sembra uscita da un film del terrore, nel quale si susseguono avvenimenti sempre più inquietanti creati ad arte per metterci paura.
L'idea che economisti, cioè studiosi della materia diano ricette di comportamento talvolta in antitesi tra di loro, purtroppo, ha creato in me, poi, quel senso di impotenza e di quasi ineluttabilità di una catastrofe imminente. Parliamo oggi della crisi Greca, una terra che è stata la culla della nostra civiltà. Come sapete la Grecia è a rischio fallimento, lo chiamano default per nascondere, quasi, la gravità del fatto! Procederò nell'illustrare tale situazione sulla base delle domande che mi sono posta e delle risposte che ho trovato nei vari articoli che ho letto. Sicuramente commetterò delle imprecisioni, ma farò di tutto per salvare la chiarezza, come siamo abituati nel nostro “caffè da Graziella.

Sonia Mitralia, membro del Comitato greco contro il debito, di fronte alla Commissione sociale dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, che si è tenuta il 24 gennaio 2012 a Strasburgo sul tema: “Le misure d’austerità: un pericolo per la democrazia e i diritti sociali”, ha descritto uno scenario di emergenza umanitaria in Grecia: «I salari e le pensioni sono stati decurtati del 50% o addirittura, in certi casi, del 70%. La malnutrizione imperversa fra i bambini delle elementari, la fame fa la sua comparsa soprattutto nelle grandi città del paese, il cui centro è ormai occupato da decine di migliaia di Senza fissa dimora (Sdf), affamati e cenciosi. La disoccupazione colpisce ormai il 25% della popolazione e il 45% dei giovani (il 49,5% delle giovani donne). I servizi pubblici sono stati ormai liquidati o privatizzati, con la conseguenza che i posti letto negli ospedali si sono ridotti (per decisione governativa) del 40%, che costa carissimo addirittura partorire, che gli ospedali pubblici sono ormai privi di bende o di medicine di base come l’aspirina.»

Questo è l'effetto della politica di austerità che la Troika (FMI, BCE e Commissione Europea) stanno imponendo alla Grecia per concederle un prestito che dovrebbe salvare quella nazione dal fallimento e quindi dalla ulteriore miseria. Da quello che dice Sonia Mitralia sembra che la cura sia peggiore del male, per cui è lecito pensare che non sarà la malattia a uccidere il paziente, ma la stessa cura; stanno solo prolungando l'agonia con gravi sofferenze!
Ma perchè è successo tutto questo? E' stata la classe politica greca a creare tutto questo disastro? Sicuramente, ma ad aggravare la situazione vi sono state delle concause che spero di potervi spiegare nei concetti, senza usare tecnicismi che non sarei in grado di controllare non essendo una esperta in materia.
Una cosa appare acclarata e cioè che la Grecia ha vissuto, negli ultimi anni, al disopra delle proprie possibilità! Essa è sempre stata un paese a vocazione turistica e di transito di merci tra oriente ed occidente; inoltre, non ha materie prime né un settore industriale avanzato. E' bastata la crisi del 2008 per far crollare una economia che, invece, sembrava promettere grandi aspettative in Europa, in quanto, fino ad allora, il PIL ( Prodotto Interno Lordo) era cresciuto di anno in anno. La Nazione riscuoteva favori dalla finanza internazionale privata che faceva a gara nell'offrire sempre più prestiti. Per questo, oggi, il suo debito pubblico è arrivato al 170% del suo PIL. Un debito mostruoso che è stato consumato non nello sviluppo ma nel creare una macchina statale elefantiaca (25% ed anche oltre di impiegati pubblici), a foraggiare spese militari abnormi (7% del Pil), aggravato da una evasione fiscale senza controllo, tanto per citarne alcune. 
Pensate che una famiglia che incassa cento possa spendere 170, senza aumentare i propri introiti oppure possa essere composta da persone che pur beneficiando del benessere famigliare non contribuiscono, nascondendo i guadagni? Sicuramente no? Prima o dopo tale famiglia perderà tutto, specialmente se ha dei beni da offrire a garanzia del prestito! Ma voi mi direte che questo non è possibile perchè nessuna banca offrirebbe prestiti ad una tale famiglia statica su un tale reddito e su un tale tenore di vita. Tale famiglia dovrebbe avere, almeno, “un pareggio di bilancio”! Sono perfettamente d'accordo! La Grecia, però, ha falsificato i bilanci alla Commissione Europea presentandoli attivi ed in linea con i limiti imposti dal Trattato di Maastricht , anche, in qualche caso, con l'aiuto di banche americane. Lo ha fatto sin dal suo ingresso nell'area euro! Tutto ciò è avvenuto “all'insaputa” di tutti? Anche della Merkel che oggi, giustamente sbraita, e impone un rigore eccessivo a tutti? Alcuni imputano tale situazione al fatto che è stata creata “l'Unione Monetaria”, con l'adozione della moneta unica, senza legarla, però, ad una “Unione Fiscale” che avrebbe permesso un controllo stretto sui bilanci dei vari Stati aderenti. 
Gli Stati non hanno mai voluto tali controlli, ed ora il duo Merkosy vuole imporli, però, solo agli altri! Può darsi, che sia colpa della mancata unione fiscale, ma questo non fa altro che evidenziare l'inadeguatezza dell'attuale progetto di unificazione dell'Europa basato sul mantenimento della “sovranità” dei singoli Stati in materie così delicate come l'economia, la difesa, e gli affari esteri.
Ora è bene chiedersi come mai le banche hanno fatto prestiti ad un cliente così a rischio senza che le agenzie di rating da loro controllate avvertissero in tempo della situazione drogata della economia greca?  Vi rispondo:
Perché non vi è, al momento, una regolamentazione sulle banche, efficace allo scopo, a livello europeo!
Anzi fino a che le agenzie di rating non hanno dichiarato che le obbligazioni della Grecia erano “carta straccia” la finanza si è precipitata a speculare allettata dagli alti tassi di interessi che la nazione era costretta a subire per il rinnovo del suo debito. Infatti il debito pubblico greco in cinque anni è passato da 106% al 170% del PIL .
E' evidente che questo possa apparire strano a persone normali che per avere un prestito sanno quanto debbono dimostrare in fiducia e in beni per averlo. 
Ma le banche acquistano Titoli di Stato perché, depositati, poi, nelle Banche Centrali, innescano da parte di quest'ultime l'emissione di denaro equivalente con il quale, unitamente, ai depositi dei privati, le stesse banche creano “nuovo denaro” con il quale, poi,  possono fare i prestiti, creando quel plus valore chiamato “interesse” o “profitto”.
Quindi il vero problema sta nel fatto che i soldi hanno perso il loro originario ruolo di strumento di scambio, emesso a servizio del popolo, gestito nell'interesse nazionale e sottratto ai tentacoli della speculazione internazionale.
Il denaro, infatti, è diventato esso stesso “ricchezza” mentre, come sappiamo, la vera ricchezza, non è il denaro, ma LA PRODUZIONE!
La ricchezza di uno stato, infatti, dipende dai beni, il denaro serve solo a distribuirla”.
Se uno Stato, perciò, subisce un ristagno nella produzione (PIL non cresce) e contemporaneamente, per pagare i servizi del paese o per bloccare alcune situazioni di disagio sociale, ricorre al credito, a lungo andare, il pagamento degli interessi lo trascina in una spirale di impoverimento dal quale o non ne esce come pare sia il caso della Grecia in cui il debito pubblico non può essere ripagato, oppure, come l'Italia, ( durante il governo di B. il debito pubblico è salito di 600 miliardi in dieci anni dal 2001, portandolo da 1.320 mld a 1.920 mld, un terzo in più) che è costretta a fare sacrifici per risalire la china, sotto forma di tasse che però frenano ulteriormente la produzione in quanto il potere di acquisto del popolo diminuisce.
Tutto questo comporta che, oppresso dal debito, il governo deve ridurre la spesa: questo significa minore produzione o tagliare fondi ai servizi pubblici e alle scuole, ridurre le pensioni, lasciare che ponti e strade vadano a pezzi o privatizzare le proprietà pubbliche, svendendole. Le industrie, oppresse dal fisco, evadono e assumono personale in nero. Il governo allora aumenta ulteriormente le tasse, frenando ancora di più la produzione. Come può l’economia funzionare?
Problemi sociali, povertà e disoccupazione hanno, quindi, più a che fare con l’USO DEL DENARO che col denaro stesso.
Il denaro è un mezzo, non un fine”.
Dalla Rivoluzione industriale ad oggi, l'era del denaro virtuale, della globalizzazione, del potere mondialista, purtroppo, è stata tutta una divaricazione tra ricchi e poveri con la quale i ricchi divengono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e più numerosi. Non a caso l'elemento più appariscente dell'attuale sviluppo economico è la disoccupazione. Un elemento destinato nei prossimi anni ad assumere toni sempre più drammatici e devastanti.
Ha scritto Francesco Alberoni: «In realtà, se riflettiamo, ci accorgiamo che l'occupazione non cresce, anzi diminuisce. Che la ricchezza aumenta, ma per pochi e la povertà per molti. Che la qualità della vita peggiora. E crescono dovunque l'insicurezza, la violenza, la criminalità. La globalizzazione non ha prodotto uno sviluppo uniforme dell'economia. Ha fatto esplodere il capitalismo finanziario a spese di quello imprenditoriale. Non nascono milioni di nuove imprese produttive, non cresce una borghesia legata alla nazione, al territorio, alla città. I capitali corrono dove vi sono opportunità di profitti speculativi, spesso producendo paurose devastazioni umane e sociali. Il capitalismo, come sistema sociale, è formato di tre parti. Una puramente economica, speculativa, che non si preoccupa d'altro che del profitto. Questa non è capace di creare la solidarietà, le norme sociali, i valori che tengono unita la società. Da sola disgrega le nazioni, le comunità, la famiglia, produce anarchia e violenza. Poi ne esiste un'altra, rappresentata dagli imprenditori radicati nella propria comunità, con un'etica del lavoro, con un forte senso di responsabilità verso la propria impresa, i propri dipendenti. Che non mirano solo al guadagno ma anche al prestigio, al riconoscimento sociale. E infine vi è la terza parte formata dai movimenti che ricostituiscono la solidarietà sociale, i valori, gli ideali».
Da quanto detto appare evidente che del capitalismo dobbiamo rigettare quella  parte speculativa e recuperare quella imprenditoriale e quella della solidarietà sociale.
Tanto vale anche per l'Europa in cui ci si tende, ormai a chiudersi, come fanno la Germania e la Francia, nei propri angusti confini, pensando di risolvere i propri problemi ignorando le sofferenze altrui, anzi facendo i “primi della classe”, anche se ne hanno ben donde.
Questo modo di fare, a mio giudizio, appare profondamente sbagliato perché la Banca Centrale Europea ha comprato debito pubblico greco, italiano, portoghese e spagnolo. Ha prestato soldi alle banche che, a loro volta, hanno acquistato altro debito pubblico. Addirittura, c'è, in questo momento, una forte pressione, da parte della Troika, sulla BCE affinché ne acquisti o ne garantisca ancor di più. Quando, però, i governi debitori alla fine diverranno insolventi, il resto d'Europa dovrà, per forza, o raccogliere migliaia di miliardi di Euro in nuove tasse per ricostituire la Banca Centrale, oppure l'Euro si inflazionerà comunque. Nessuno quindi potrà considerarsi al riparo da una tale situazione! Le banche, specialmente quelle tedesche e francesi maggiormente indebitate, neanche  si salveranno, perché l’Europa ha permesso alle sue stesse banche di  caricare in portafoglio questo  debito, e di tenerlo a bilancio al valore nominale, e trattarlo come privo di rischio, senza nessun capitale accantonato che faccia da cuscinetto. 
Quali soluzioni si possono immaginare allora?
Bisognerà, in economia,  inventarsi nuovi campi di intervento. Uno di questi potrebbe essere quello di agire con politiche attive sulla struttura produttiva, abbandonando la terziarizzazione avanzata e la finanziarizzazione che ci hanno caratterizzato negli ultimi decenni, e ritornando ad un modello di sviluppo basato sulla produzione industriale e manifatturiera e su settori ad alto valore aggiunto. Tali settori, per loro natura, sono in grado di garantire più elevate retribuzioni dei fattori, condizioni contrattuali più stabili e favorevoli e soprattutto un recupero del lavoro come elemento fondativo di una economia moderna. 
Bisognerà, poi, in politica, abbandonare l'idea della "Unione Europea" e spingerla invece con maggior decisione verso una "Europa Federale" che porti alla costituzione degli Stati Uniti di Europa, basata sul Presidenzialismo, che, appare evidente, come l'unica soluzione per uscire dalla crisi e rilanciare l'economia di tutto il vecchio Continente.
Purtroppo, in momenti come questi di grande disgregazione, questo può apparire una Utopia, come ebbi a scrivere, ma è proprio in momenti come questi, di profonda inadeguatezza di una intera classe politica europea, invece, che bisogna trovare nei popoli le vere energie e gli uomini nuovi per farla diventare realtà, diversamente ne andrà della nostra stessa libertà messa sotto tutela dalla finanza e il nostro Continente diverrà una Provincia sempre più povera rispetto ad altri continenti, quali l'Africa, l'Asia e l'America.

Un abbraccio


giovedì 9 febbraio 2012

Scegliere in Democrazia

Care amiche e cari amici,

oggi il caffè lo faccio scegliere a voi, da una lista appositamente preparata, e vi faccio scegliere anche il tipo di rosa che più vi aggrada. Eh sì, lo so, è difficile farlo, perché impone grande attenzione, ma l'esercizio della scelta è un atto che, anche se può essere, qualche volta, problematico, siamo costretti a farlo, in ogni nostra attività! In alcuni casi è un diritto-dovere!
La cosa più importante, però, è chi propone la scelta lo faccia in modo chiaro ed onesto, senza trucchi e che noi, poi, scegliamo con onestà di intenti.
Questa introduzione mi è servita per avviare il discorso sul sistema elettorale che vorremmo sia, almeno, il meno peggio per il popolo. Un sistema elettorale perfetto credo non esista, anche considerando il fatto che esso viene sempre varato dalla maggioranza in carica, per cui  questa, di solito, introduce qualcosa che va a suo vantaggio. Come ho già detto in un altro post, oggi, in presenza di un governo tecnico, con una pausa della politica, credo sia possibile varare una legge più sbilanciata verso il cittadino e non verso questo o quel partito.
Ovviamente questo post non vuole essere affatto esaustivo dell'argomento, piuttosto vuole solo aprire un dibattito tra gli amici che, sono convinta, sarà molto costruttivo.
Non so voi, ma io ho esercitato sempre il mio diritto-dovere di voto, ma non mi sono mai preoccupata di accertarmi che fine facesse il mio voto e se la mia indicazione di voto avesse premiato il partito giusto, il candidato giusto e, soprattutto, il programma giusto, almeno secondo le mie convinzioni. Credo che, fino ad oggi, la maggior parte dei cittadini non impegnati, abbia accettato acriticamente sia il prima che il dopo delle elezioni. Oggi, dopo lo schiaffo agli elettori provocato dal Porcellum e l'emergere di un sistema di corruzione ancora più radicato rispetto alla prima Repubblica, forse, abbiamo, innanzitutto, la consapevolezza che la società procede per crisi, per rinascite e per degenerazioni, e, poi, che questo è proprio un momento di CRISI. Infatti, dopo la degenerazione del fascismo, la crisi del dopoguerra, la rinascita della Italia repubblicana, la degenerazione per corruzione e malaffare della politica e dei partiti che la hanno promossa finora, siamo di nuovo in crisi di rappresentanza. E' necessario, quindi, attuare una radicale riforma della rappresentanza, cioè è necessario metter mano alla definizione di una nuova cultura politica (visioni, sistemi e meccanismi motivanti, procedure e regole) e non basta cacciare solo i corrotti o creare delle leadership forti.
Perciò, spetta, per primo, a NOI, il dovere della rinascita della società, che non passa solo dalla legge elettorale, ma parte, per prima, dalla sua rifondazione in termini etici e sociali per poi coinvolgere anche i partiti, senza i quali non può esserci democrazia. 
Il governo Monti, con tutti gli errori e i sacrifici, giusti o ingiusti, che ci sta imponendo, comunque, ci sta, quasi, obbligando a grandi ripensamenti sul nostro modo di essere cittadini, lontani, come siamo oggi, dalla martellante campagna propagandistica degli stessi partiti, che ci hanno sempre distratti. 
Abbiamo, credo, raggiunto, finalmente, la consapevolezza che:
 "non vogliamo più i partiti come gli attuali e non vogliamo più la politica così come è stata vissuta negli ultimi anni"
Da parte nostra, inoltre, abbiamo, finalmente, anche percepito che
 "non possiamo dare più deleghe in bianco e che dobbiamo riappropriarci della nostra sovranità",
tramite un voto consapevole, qualunque esso sia, e non distorto da un sistema elettorale addomesticato da questa o quella coalizione. 
In questa era post- ideologica, a mio giudizio, credo che il grande sbaglio che sia stato fatto in Italia è stato quello di continuare a votare, in termini ideologici e personalistici, sia i partiti, sia i candidati, e soprattutto i premier, trascurando i due fattori più importanti in democrazia: 
il Programma Amministrativo e politico e la scelta giusta dei nostri delegati, dall'etica ineccepibile, e, soprattutto, capaci di attuarlo. 
Dobbiamo smettere di votare per appartenenze ma dobbiamo votare il Programma e gli Statisti che secondo, la nostra visione della società, risolvano meglio i problemi che di volta in volta si parano come ostacoli al nostro progresso in tutti i campi. L'attuazione di tale Programma e la bravura degli statisti eletti devono, poi, essere verificati durante e, soprattutto, alla fine della Legislatura. Chi sbaglia deve pagare e, chiaramente, non deve essere più votato alle elezioni!
Volente o nolente l'Italia deve essere vista come una grande azienda che, se vuole far star bene i propri dipendenti, cioè noi, deve attuare politiche di rigore, per quanto riguarda le spese e la produttività, e di sviluppo, per quanto attiene le strategie sociali ed economiche, proponendo, anche, ai propri cittadini ed agli eletti, modelli di comportamento eticamente più corretti.
Infatti, per primo, credo, debba essere sfatata l'opinione diffusa negli ambienti di potere e non, che:
”il denaro pubblico, non è di nessuno, quindi può essere sprecato o addirittura rubato”! 
( voli di stato e macchine blu ad uso privato, regali delle frequenze TV di gran pregio etc.)
Poi bisogna che si affermino concetti, come: 
  • "è meglio un sistema contributivo equo e solidale perché favorisce la coesione sociale"; 
  • "la micro e la macro delinquenza devono essere perseguite inesorabilmente, anche in quella zona grigia, dove tutto sembra lecito, dove comportarsi da delinquenti sembra quasi un vanto, da alcuni chiamata “necessità”, cioè in quella che attiene il pagamento delle tasse"; infine,
  • "l'affermazione netta dei diritti umani e di quelli che la nostra Costituzione chiama inalienabili, che sono solo un bene per la nostra società".
Anche i partiti, comunque, con questa pausa di riflessione, si stanno riposizionando sulla base di queste argomentazioni che l'opinione pubblica sta proponendo loro, come la corruzione al loro interno, il finanziamento pubblico, il sistema elettorale, gli sprechi della politica e la necessità di tagli profondi. E' necessario, perciò, legiferare una disciplina pubblica dei partiti, con uno statuto che contempli requisiti di trasparenza non previsti oggi e con bilanci rendicontati alla CORTE dei CONTI ( del resto la maggior parte dei fondi dei partiti sono soldi pubblici). Non accadrebbero più casi come quelli del tesoriere della Margherita che rubava denaro pubblico "all'insaputa"(?), dicono, di "tutti i dirigenti di un partito che, per altro, non esisteva più"!
Può sembrare una utopia la mia, ma molti di questi argomenti sono, ormai, all'ordine del giorno, specialmente nel web, per cui anche se, per ora, dovessimo fare solo un passo, piccolo, nella direzione giusta, l'importante è che lo facciamo!
Il sistema elettorale può contribuire, comunque, in maniera importante, ad avviare un simile processo di “rinascita”! In questo ambito, però, non vorrei scadere in tecnicismi, che lascio ai politologi; vorrei procedere quindi per principi.

1) Il Principio della Democrazia paritaria:
Assicurare il rispetto dell'articolo 51 della Costituzione, sulle “pari opportunità”, con la presentazione di liste con almeno un terzo dei candidati per ciascun genere. Per esempio 2/3 di uomini e 1/3 di donne e/o viceversa. La Legge elettorale Campana, confortata da una sentenza della Corte Costituzionale prevede questa norma. Prevede anche, nel caso poi di espressione di due preferenze, che una deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile della stessa lista.

2)La  Scelta delle candidature
Tale scelta deve avvenire tramite l'indizione di “ Elezioni Primarie Legalizzate”.

Sia il punto 1) che il Punto 2) dovrebbero comportare, in caso di inadempienza, una decurtazione del finanziamento ai partiti.

3) La Rappresentanza Parlamentare e Partitica
Deve partire, innanzitutto, dalla riduzione del numero dei Parlamentari".
Il sistema elettorale, poi, dovrebbe permettere la rappresentanza di formazioni politiche anche piccole che superino però in sede locale, almeno, il 3% dei voti complessivi. Sarebbe, perciò, preferibile il sistema proporzionale come sistema elettorale, almeno per quanto riguarda la scelta dei partiti. Questo, però, può essere realizzata anche  con circoscrizioni molto limitate in grandezza.
Infine:
4) Il Sistema Elettorale
Dalla idea che mi sono fatta, ritengo che il Sistema elettorale 
"Uninominale Maggioritario", a "turno unico", con "indicazione, sulla scheda, della prima e della seconda scelta" 
sia, tra le tante, la chance migliore che abbiamo per una scelta oculata dei partiti e dei candidati ed anche per spendere meno.
Cerchiamo di spiegarci meglio:
Con l’espressione sintetica “Uninominale Maggioritario” si indica un sistema elettorale che fa capo ad una suddivisione territoriale, ognuna delle quali è chiamata Collegio, che comprende un certo numero di elettori facenti parte del corpo elettorale. Potrebbe, ogni collegio, identificarsi con ognuna delle nostre attuali Province o parte di esse. Tutti i candidati concorrono, in ciascun collegio,  per un solo seggio e pertanto può vincere uno solo di essi: quello che raggiunge la maggioranza richiesta ( relativa o assoluta).
I vantaggi del sistema uninominale maggioritario – oltre alla spinta che esso dà al bipolarismo, quindi a un sistema politico nel quale è più facile l’alternanza di forze diverse al potere – sono essenzialmente questi:
  • l’elettore sceglie direttamente tra un numero molto limitato di candidati, con ciascuno dei quali può avere un contatto immediato: si consente così la conoscibilità personale del candidato;
  • il contatto ravvicinato tra elettore e candidato fa sì che, nella scelta di voto, pesi la fiducia nella persona più che l’opzione ideologica a favore di questo o quel partito; ciò favorisce, nel dibattito e nella formazione delle scelte politiche, il prevalere del pragmatismo sull’ideologia; favorisce quindi anche la laicità del governo dello Stato, intesa come metodo di cooperazione per il bene comune tra persone di fedi o ideologie diverse (questo, ovviamente, è considerato come un difetto dell’uninominale maggioritario da tutti coloro che considerano invece come un fatto positivo la caratterizzazione essenzialmente ideologica, o addirittura religiosa, della scelta dell’elettore, che si consegue meglio, dicono, con il sistema proporzionale che prevede una concorrenza tra liste);
  • il contatto ravvicinato tra elettore e candidato rende più difficile e rischioso per le segreterie dei partiti il “far passare” candidati con gravi precedenti penali, o con gravi imputazioni;
  • si riduce il costo della campagna elettorale per il candidato: il collegio uninominale è infatti il collegio elettorale più piccolo che si possa avere (in genere le sue dimensioni si misurano in qualche decina di migliaia di elettori, e non in centinaia di migliaia o milioni, come accade nei sistemi proporzionalistici); questo riduce il rischio che, per farsi eleggere, il candidato sia costretto a contrarre obblighi gravosi verso questo o quel finanziatore.
Con il "turno unico" con "indicazione sulla scheda della prima e della seconda scelta" (all'australiana) ogni collegio elegge un solo candidato e, di conseguenza, ogni lista può presentare un solo candidato per collegio ( da noi, scelto, però, come detto, con le "Primarie"). 
All'elettore viene data la possibilità di esprimere non soltanto una prima scelta, ma anche una seconda, la quale potrà assumere valore decisivo nel caso in cui nessun candidato abbia conseguito la maggioranza assoluta delle prime scelte.
In ogni collegio, infatti, l'elettore deve esprimere le preferenze per tutti i candidati con il metodo sopra specificato (altrimenti il voto viene annullato). 
L'elettore deve fare, cioè, una classifica di tutti i candidati.
Viene eletto, subito, il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti.
Se dopo il primo scrutinio (ossia dopo il computo delle prime preferenze) nessun candidato avrà superato il 50% dei consensi, si eliminerà l'ultimo candidato (ossia il candidato con il minor numero di prime preferenze) e si distribuiranno le sue seconde preferenze sugli altri candidati. Se neanche le seconde preferenze del candidato eliminato saranno sufficienti, si distribuiranno le sue terze preferenze, poi le quarte, e così via. Se, terminate tutte le preferenze del candidato eliminato nessun candidato avrà superato il 50%, si passerà all'eliminazione del penultimo candidato ed alla conseguente distribuzione delle sue seconde preferenze, poi delle terze, e così via. Questo procedimento termina quando un candidato sarà arrivato alla maggioranza assoluta dei voti. Anche in questo modo si favoriscono le coalizioni tra forze politiche diverse; ma, a differenza del doppio turno alla francese, si ottiene che gli eventuali accordi non vengano stipulati dopo un primo turno di voto, bensì debbano essere noti agli elettori fin dal primo voto, che qui resta "unico"Questo sistema produce effetti molto simili a quelli dell’uninominale a doppio turno, consentendo che anche il voto dato al candidato di un partito minore possa accompagnarsi a una seconda scelta “utile” al partito maggiore. Esso però non ha i costi del doppio turno e in particolare elimina il possibile assenteismo che si ha, di solito al secondo turno.  
Avremmo, credo, finalmente un bipolarismo maturo basato su grandi formazioni politiche, con una frammentazione molto ridotta, senza penalizzare le formazioni con un forte radicamento territoriale.


Che ne dite amici, tale sistema potrebbe essere praticabile anche in Italia? 
I Partiti che in questo momento tengono in ostaggio la nostra Democrazia, l'accetteranno?
Un abbraccio.

domenica 5 febbraio 2012

La grande Estée Lauder

Carissime amiche e carissimi amici,

oggi questa bella domenica "bianca" e "ovattata", al caffè da Graziella l'abbiamo trascorsa in serena tranquillità, gustando i nostri fumanti caffè e facendoci accarezzare dal profumo delle rose. 
Abbiamo soprattutto assaporato la meravigliosa sensazione del lento scorrere del tempo e dei nostri pensieri che passavano come il leggero sfarfallio dei fiocchi di neve che, man mano che si univano agli altri, formando una bianca coltre, rallentavano e attutivano il viavai frenetico e il frastuono delle  macchine, degli autobus e dei passanti, 
E' in momenti come questi che affiorano i ricordi e i pensieri più dolci, più felici che di solito nascondiamo nel fondo dell'anima, come in un forziere, quasi per proteggerli da tutti quelli "odiosi" e "fastidiosi", che giornalmente ci rovinano la serenità.
Discorsi sui nostri "nemici", la casta, i furti, i latrocini, ed altri che ci affliggono quotidianamente, in momenti come questi, sembra che si allontanino come vagoni di un treno in corsa, diretti verso una bufera di neve. Si sente, dopo, solo una eco lontana ed ovattata del solito stridore quotidiano, quasi fosse un brano musicale che avvolge piacevolmente la nostra mente. 
Il ricordo di una biografia, letta anni fa, oggi mi ha fatto pensare, con un sorriso, ad una donna eccezionale che, vista la sua particolare attenzione alla bellezza femminile, con questo freddo, mi avrebbe consigliato sicuramente una buona crema idratante che avrebbe dato sollievo al viso e alle mani, tormentati da questo freddo polare..
Il mio pensiero è andato, così, a Estée Lauder, una donna meravigliosa che ha dedicato la sua vita ed il suo interesse esclusivo,  fin bambina, alla BELLEZZA della DONNA.
Diceva dopo tanti anni:
"Ho toccato e imbellettato e spalmato di creme più volti io, di qualsiasi altra persona al mondo " 
"Fin da ragazza non facevo che provare ciprie, rossetti e belletti sulle mie amiche, su quelle di mia madre,sulle compagne di scuola."
Nella sua formazione ebbe una grande influenza lo zio John Schotz, un emigrato ungherese, come sua madre Rose, il quale era, infatti, un esperto di creme, una specie di dermatologo che preparava prodotti stupendi per la pelle.
Ma il successo che  Estée Lauder ha ottenuto mano mano, nel corso della sua vita, è stato, comunque, sempre tenacemente ispirato  dalla sua convinzione che ogni donna può essere bella, anche quella che non ha avuto la fortuna di nascere con lineamenti perfetti.
Per Estée Lauder la bellezza derivava soprattutto dalla cura di sé stesse, dai colori con i quali si poteva migliorare il proprio aspetto, dal calore e dalla simpatia; ingredienti, questi, con i quali, diceva, si poteva conquistare molto di più di quanto potesse accadere, avendo un viso perfetto.
Per una donna, affermava che era più importante ed affascinante trasmettere calore, umanità, sensibilità, interessamento verso gli altri. Quelle erano le qualità che potevano rendere belle tutte le donne.
"Non esistono donne "brutte", esistono solo donne che si trascurano!"
La sua filosofia, inoltre, può essere racchiusa nella frase seguente:
"Non ho mai incontrato una donna che non potesse essere radiosamente bella quando avesse imparato a padroneggiare la potenza del trucco, del makeup"
Per dare ancora più efficacia al suo concetto di bellezza, proseguiva :"Perseguire la bellezza, è una battaglia onorevole perché è anche il miglior incentivo al rispetto di sè stessi. Una donna intelligente può inventare e reinventare la sua bellezza con straordinaria efficacia."
"L'arte di creare una propria bellezza trascende la classe, la cultura, l'età, la professione, la geografia e qualsiasi barriera economica e sociale"
Estée Lauder aveva un vezzo:  non ha mai voluto dire la sua età!  
"E' un segreto che ho sempre tenuto per me e non vedo perché dovrei rivelarlo. L'età non ha alcuna importanza, è irrilevante. Se radiosità, calore e simpatia sono l'essenza della bellezza, si può essere belle a qualsiasi età. Una donna può sempre avere bellezza e stile. Questa è l'unica cosa che veramente conta."
Come capite, il suo genio creativo nel mondo della cosmesi era la conseguenza inevitabile di una filosofia, quasi michelangiolesca, sul modo di concepire la bellezza femminile; la donna veniva pensata come un materiale grezzo che era necessario plasmare e trasformare, nel corpo e nell'anima, per far uscire il "capolavoro" che è sempre nascosto in essa. 
Estée Lauder è stata vista come una specie di "maga", che ha dato del filo da torcere a molti complessi e multinazionali della cosmesi, per il fiuto eccezionale con il quale ha saputo farsi strada nell'affollato mondo dei prodotti di bellezza. Trasmettendo il suo pensiero avverso ai pregiudizi, è riuscita a cambiare i costumi, le mode e tante abitudini  errate della vita quotidiana, prima delle donne americane, poi, a macchia d'olio, di quelle delle donne di tutto il mondo.

Un abbraccio