Care amiche e cari amici,
il rito del caffè unito al profumo della rosa appare, oggi ancora più importante degli altri giorni, perchè abbiamo bisogno di un attimo di relax per smaltire tutte le notizie che si rincorrono nei media circa la tenuta dell'euro e del possibile fallimento di Stati, come in un effetto domino, innescato da quello della Grecia.
Ho cercato di capirci qualcosa, leggendo diversi articoli, alcuni dei quali inviatimi da amici cari, ma francamente tutta la vicenda sembra uscita da un film del terrore, nel quale si susseguono avvenimenti sempre più inquietanti creati ad arte per metterci paura.
L'idea che economisti, cioè studiosi della materia diano ricette di comportamento talvolta in antitesi tra di loro, purtroppo, ha creato in me, poi, quel senso di impotenza e di quasi ineluttabilità di una catastrofe imminente. Parliamo oggi della crisi Greca, una terra che è stata la culla della nostra civiltà. Come sapete la Grecia è a rischio fallimento, lo chiamano default per nascondere, quasi, la gravità del fatto! Procederò nell'illustrare tale situazione sulla base delle domande che mi sono posta e delle risposte che ho trovato nei vari articoli che ho letto. Sicuramente commetterò delle imprecisioni, ma farò di tutto per salvare la chiarezza, come siamo abituati nel nostro “caffè da Graziella.
Sonia Mitralia, membro del Comitato greco contro il debito, di fronte alla Commissione sociale dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, che si è tenuta il 24 gennaio 2012 a Strasburgo sul tema: “Le misure d’austerità: un pericolo per la democrazia e i diritti sociali”, ha descritto uno scenario di emergenza umanitaria in Grecia: «I salari e le pensioni sono stati decurtati del 50% o addirittura, in certi casi, del 70%. La malnutrizione imperversa fra i bambini delle elementari, la fame fa la sua comparsa soprattutto nelle grandi città del paese, il cui centro è ormai occupato da decine di migliaia di Senza fissa dimora (Sdf), affamati e cenciosi. La disoccupazione colpisce ormai il 25% della popolazione e il 45% dei giovani (il 49,5% delle giovani donne). I servizi pubblici sono stati ormai liquidati o privatizzati, con la conseguenza che i posti letto negli ospedali si sono ridotti (per decisione governativa) del 40%, che costa carissimo addirittura partorire, che gli ospedali pubblici sono ormai privi di bende o di medicine di base come l’aspirina.»
Questo è l'effetto della politica di austerità che la Troika (FMI, BCE e Commissione Europea) stanno imponendo alla Grecia per concederle un prestito che dovrebbe salvare quella nazione dal fallimento e quindi dalla ulteriore miseria. Da quello che dice Sonia Mitralia sembra che la cura sia peggiore del male, per cui è lecito pensare che non sarà la malattia a uccidere il paziente, ma la stessa cura; stanno solo prolungando l'agonia con gravi sofferenze!
Ma perchè è successo tutto questo? E' stata la classe politica greca a creare tutto questo disastro? Sicuramente, ma ad aggravare la situazione vi sono state delle concause che spero di potervi spiegare nei concetti, senza usare tecnicismi che non sarei in grado di controllare non essendo una esperta in materia.
Una cosa appare acclarata e cioè che la Grecia ha vissuto, negli ultimi anni, al disopra delle proprie possibilità! Essa è sempre stata un paese a vocazione turistica e di transito di merci tra oriente ed occidente; inoltre, non ha materie prime né un settore industriale avanzato. E' bastata la crisi del 2008 per far crollare una economia che, invece, sembrava promettere grandi aspettative in Europa, in quanto, fino ad allora, il PIL ( Prodotto Interno Lordo) era cresciuto di anno in anno. La Nazione riscuoteva favori dalla finanza internazionale privata che faceva a gara nell'offrire sempre più prestiti. Per questo, oggi, il suo debito pubblico è arrivato al 170% del suo PIL. Un debito mostruoso che è stato consumato non nello sviluppo ma nel creare una macchina statale elefantiaca (25% ed anche oltre di impiegati pubblici), a foraggiare spese militari abnormi (7% del Pil), aggravato da una evasione fiscale senza controllo, tanto per citarne alcune.
Pensate che una famiglia che incassa cento possa spendere 170, senza aumentare i propri introiti oppure possa essere composta da persone che pur beneficiando del benessere famigliare non contribuiscono, nascondendo i guadagni? Sicuramente no? Prima o dopo tale famiglia perderà tutto, specialmente se ha dei beni da offrire a garanzia del prestito! Ma voi mi direte che questo non è possibile perchè nessuna banca offrirebbe prestiti ad una tale famiglia statica su un tale reddito e su un tale tenore di vita. Tale famiglia dovrebbe avere, almeno, “un pareggio di bilancio”! Sono perfettamente d'accordo! La Grecia, però, ha falsificato i bilanci alla Commissione Europea presentandoli attivi ed in linea con i limiti imposti dal Trattato di Maastricht , anche, in qualche caso, con l'aiuto di banche americane. Lo ha fatto sin dal suo ingresso nell'area euro! Tutto ciò è avvenuto “all'insaputa” di tutti? Anche della Merkel che oggi, giustamente sbraita, e impone un rigore eccessivo a tutti? Alcuni imputano tale situazione al fatto che è stata creata “l'Unione Monetaria”, con l'adozione della moneta unica, senza legarla, però, ad una “Unione Fiscale” che avrebbe permesso un controllo stretto sui bilanci dei vari Stati aderenti.
Gli Stati non hanno mai voluto tali controlli, ed ora il duo Merkosy vuole imporli, però, solo agli altri! Può darsi, che sia colpa della mancata unione fiscale, ma questo non fa altro che evidenziare l'inadeguatezza dell'attuale progetto di unificazione dell'Europa basato sul mantenimento della “sovranità” dei singoli Stati in materie così delicate come l'economia, la difesa, e gli affari esteri.
Ora è bene chiedersi come mai le banche hanno fatto prestiti ad un cliente così a rischio senza che le agenzie di rating da loro controllate avvertissero in tempo della situazione drogata della economia greca? Vi rispondo:
Perché non vi è, al momento, una regolamentazione sulle banche, efficace allo scopo, a livello europeo!
Anzi fino a che le agenzie di rating non hanno dichiarato che le obbligazioni della Grecia erano “carta straccia” la finanza si è precipitata a speculare allettata dagli alti tassi di interessi che la nazione era costretta a subire per il rinnovo del suo debito. Infatti il debito pubblico greco in cinque anni è passato da 106% al 170% del PIL .
E' evidente che questo possa apparire strano a persone normali che per avere un prestito sanno quanto debbono dimostrare in fiducia e in beni per averlo.
Ma le banche acquistano Titoli di Stato perché, depositati, poi, nelle Banche Centrali, innescano da parte di quest'ultime l'emissione di denaro equivalente con il quale, unitamente, ai depositi dei privati, le stesse banche creano “nuovo denaro” con il quale, poi, possono fare i prestiti, creando quel plus valore chiamato “interesse” o “profitto”.
Quindi il vero problema sta nel fatto che i soldi hanno perso il loro originario ruolo di strumento di scambio, emesso a servizio del popolo, gestito nell'interesse nazionale e sottratto ai tentacoli della speculazione internazionale.
Il denaro, infatti, è diventato esso stesso “ricchezza” mentre, come sappiamo, la vera ricchezza, non è il denaro, ma LA PRODUZIONE!
“La ricchezza di uno stato, infatti, dipende dai beni, il denaro serve solo a distribuirla”.
Se uno Stato, perciò, subisce un ristagno nella produzione (PIL non cresce) e contemporaneamente, per pagare i servizi del paese o per bloccare alcune situazioni di disagio sociale, ricorre al credito, a lungo andare, il pagamento degli interessi lo trascina in una spirale di impoverimento dal quale o non ne esce come pare sia il caso della Grecia in cui il debito pubblico non può essere ripagato, oppure, come l'Italia, ( durante il governo di B. il debito pubblico è salito di 600 miliardi in dieci anni dal 2001, portandolo da 1.320 mld a 1.920 mld, un terzo in più) che è costretta a fare sacrifici per risalire la china, sotto forma di tasse che però frenano ulteriormente la produzione in quanto il potere di acquisto del popolo diminuisce.
Tutto questo comporta che, oppresso dal debito, il governo deve ridurre la spesa: questo significa minore produzione o tagliare fondi ai servizi pubblici e alle scuole, ridurre le pensioni, lasciare che ponti e strade vadano a pezzi o privatizzare le proprietà pubbliche, svendendole. Le industrie, oppresse dal fisco, evadono e assumono personale in nero. Il governo allora aumenta ulteriormente le tasse, frenando ancora di più la produzione. Come può l’economia funzionare?
Problemi sociali, povertà e disoccupazione hanno, quindi, più a che fare con l’USO DEL DENARO che col denaro stesso.
“Il denaro è un mezzo, non un fine”.
Dalla Rivoluzione industriale ad oggi, l'era del denaro virtuale, della globalizzazione, del potere mondialista, purtroppo, è stata tutta una divaricazione tra ricchi e poveri con la quale i ricchi divengono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e più numerosi. Non a caso l'elemento più appariscente dell'attuale sviluppo economico è la disoccupazione. Un elemento destinato nei prossimi anni ad assumere toni sempre più drammatici e devastanti.
Ha scritto Francesco Alberoni: «In realtà, se riflettiamo, ci accorgiamo che l'occupazione non cresce, anzi diminuisce. Che la ricchezza aumenta, ma per pochi e la povertà per molti. Che la qualità della vita peggiora. E crescono dovunque l'insicurezza, la violenza, la criminalità. La globalizzazione non ha prodotto uno sviluppo uniforme dell'economia. Ha fatto esplodere il capitalismo finanziario a spese di quello imprenditoriale. Non nascono milioni di nuove imprese produttive, non cresce una borghesia legata alla nazione, al territorio, alla città. I capitali corrono dove vi sono opportunità di profitti speculativi, spesso producendo paurose devastazioni umane e sociali. Il capitalismo, come sistema sociale, è formato di tre parti. Una puramente economica, speculativa, che non si preoccupa d'altro che del profitto. Questa non è capace di creare la solidarietà, le norme sociali, i valori che tengono unita la società. Da sola disgrega le nazioni, le comunità, la famiglia, produce anarchia e violenza. Poi ne esiste un'altra, rappresentata dagli imprenditori radicati nella propria comunità, con un'etica del lavoro, con un forte senso di responsabilità verso la propria impresa, i propri dipendenti. Che non mirano solo al guadagno ma anche al prestigio, al riconoscimento sociale. E infine vi è la terza parte formata dai movimenti che ricostituiscono la solidarietà sociale, i valori, gli ideali».
Da quanto detto appare evidente che del capitalismo dobbiamo rigettare quella parte speculativa e recuperare quella imprenditoriale e quella della solidarietà sociale.
Tanto vale anche per l'Europa in cui ci si tende, ormai a chiudersi, come fanno la Germania e la Francia, nei propri angusti confini, pensando di risolvere i propri problemi ignorando le sofferenze altrui, anzi facendo i “primi della classe”, anche se ne hanno ben donde.
Questo modo di fare, a mio giudizio, appare profondamente sbagliato perché la Banca Centrale Europea ha comprato debito pubblico greco, italiano, portoghese e spagnolo. Ha prestato soldi alle banche che, a loro volta, hanno acquistato altro debito pubblico. Addirittura, c'è, in questo momento, una forte pressione, da parte della Troika, sulla BCE affinché ne acquisti o ne garantisca ancor di più. Quando, però, i governi debitori alla fine diverranno insolventi, il resto d'Europa dovrà, per forza, o raccogliere migliaia di miliardi di Euro in nuove tasse per ricostituire la Banca Centrale, oppure l'Euro si inflazionerà comunque. Nessuno quindi potrà considerarsi al riparo da una tale situazione! Le banche, specialmente quelle tedesche e francesi maggiormente indebitate, neanche si salveranno, perché l’Europa ha permesso alle sue stesse banche di caricare in portafoglio questo debito, e di tenerlo a bilancio al valore nominale, e trattarlo come privo di rischio, senza nessun capitale accantonato che faccia da cuscinetto.
Quali soluzioni si possono immaginare allora?
Bisognerà, in economia, inventarsi nuovi campi di intervento. Uno di questi potrebbe essere quello di agire con politiche attive sulla struttura produttiva, abbandonando la terziarizzazione avanzata e la finanziarizzazione che ci hanno caratterizzato negli ultimi decenni, e ritornando ad un modello di sviluppo basato sulla produzione industriale e manifatturiera e su settori ad alto valore aggiunto. Tali settori, per loro natura, sono in grado di garantire più elevate retribuzioni dei fattori, condizioni contrattuali più stabili e favorevoli e soprattutto un recupero del lavoro come elemento fondativo di una economia moderna.
Bisognerà, poi, in politica, abbandonare l'idea della "Unione Europea" e spingerla invece con maggior decisione verso una "Europa Federale" che porti alla costituzione degli Stati Uniti di Europa, basata sul Presidenzialismo, che, appare evidente, come l'unica soluzione per uscire dalla crisi e rilanciare l'economia di tutto il vecchio Continente.
Purtroppo, in momenti come questi di grande disgregazione, questo può apparire una Utopia, come ebbi a scrivere, ma è proprio in momenti come questi, di profonda inadeguatezza di una intera classe politica europea, invece, che bisogna trovare nei popoli le vere energie e gli uomini nuovi per farla diventare realtà, diversamente ne andrà della nostra stessa libertà messa sotto tutela dalla finanza e il nostro Continente diverrà una Provincia sempre più povera rispetto ad altri continenti, quali l'Africa, l'Asia e l'America.
Un abbraccio
Quando l' avidità prende il sopravvento accade quello che sta accadendo nel mondo occidentale cosiddetto "avanzato"; la disgregazione sociale, l' aumento di masse di povertà, l' aumento a dismisura della ricchezza dei pochi che detengono il potere e che lo vogliono mantenere a discapito di tutti gli altri; è l' 1% che vuol dominare il 99%. La cosa non potrà durare a lungo, perchè il 99% si sta svegliando e non accetta più di esseere dominato, impoverito, annichilito dall' 1% di criminali della finanza mondiale, avidi che hanno rovinato pianeta e buon convivere tra i popoli.
RispondiEliminaHai ben descritto la situazione Greca, ma non è distante dalla situazione Italiana, Spagnola, Portoghese che saranno di certo le prossime vittime di questa Europa dominata dal duo Merkel-Sarkozy e dai banchieri, Un' Europa che più nessuno vuole così com'è ora.
I Greci sono in DEFAULT, ma vanno aiutati prima a liberarsi della loro #CASTA di #LADRI (nota che nemmeno noi siamo ancora riusciti a liberarci della nostra CASTA di LADRI che ha portato alla rovina economica, morale, etica il nostro Paese e che è lì ancora tutta schierata dietro ai BOCCONIANI).
I Greci non vanno SCHIAVIZZATI come sta facendo la Merkel e Sarkozy perchè presto il boomerang potrà rivolgersi verso loro. Nemmeno loro sono esenti dalla crisi che sta attanagliando il mondo, se pensano si salvarsi da soli si sbagliano di grosso.
Le prossime vittime del duo Merkel Sarkozy potremo essere noi perchè anche noi siam messi molto male e con questa Europa dei banchieri non potrà venire che disastri x tutti.
Ciao.
Alien1it da Twitter.
Condivido questa analisi lucida e per quel che si può,comprensibile.La Grecia è stata "usata"con fini speculativi finchè se ne ravvisava l'interesse,con la complicità dei governi che hanno falsificato i bilanci,cosa indegna del consesso civile,ed ora data l''ultima "strizzatina" alle risorse e ai patrimoni personali dei cittadini par giusto abbandonarla al destino che in parte si è auto-inflitta.Pessima la posizione dell'Unione Europea che ancora una volta abdica al ruolo politico che sarebbe indispensabile avesse.
RispondiEliminaToccherà anche a noi?? No,se sapremo far tesoro di questa situazione e lavoriamo per una posizione di leadership in Europa,possiamo farci carico di questo cambiamento,con costi economici limitati e ritorni politici illimitati,proviamoci prima che sia tardi.
Ciao,Rossella.