giovedì 9 febbraio 2012

Scegliere in Democrazia

Care amiche e cari amici,

oggi il caffè lo faccio scegliere a voi, da una lista appositamente preparata, e vi faccio scegliere anche il tipo di rosa che più vi aggrada. Eh sì, lo so, è difficile farlo, perché impone grande attenzione, ma l'esercizio della scelta è un atto che, anche se può essere, qualche volta, problematico, siamo costretti a farlo, in ogni nostra attività! In alcuni casi è un diritto-dovere!
La cosa più importante, però, è chi propone la scelta lo faccia in modo chiaro ed onesto, senza trucchi e che noi, poi, scegliamo con onestà di intenti.
Questa introduzione mi è servita per avviare il discorso sul sistema elettorale che vorremmo sia, almeno, il meno peggio per il popolo. Un sistema elettorale perfetto credo non esista, anche considerando il fatto che esso viene sempre varato dalla maggioranza in carica, per cui  questa, di solito, introduce qualcosa che va a suo vantaggio. Come ho già detto in un altro post, oggi, in presenza di un governo tecnico, con una pausa della politica, credo sia possibile varare una legge più sbilanciata verso il cittadino e non verso questo o quel partito.
Ovviamente questo post non vuole essere affatto esaustivo dell'argomento, piuttosto vuole solo aprire un dibattito tra gli amici che, sono convinta, sarà molto costruttivo.
Non so voi, ma io ho esercitato sempre il mio diritto-dovere di voto, ma non mi sono mai preoccupata di accertarmi che fine facesse il mio voto e se la mia indicazione di voto avesse premiato il partito giusto, il candidato giusto e, soprattutto, il programma giusto, almeno secondo le mie convinzioni. Credo che, fino ad oggi, la maggior parte dei cittadini non impegnati, abbia accettato acriticamente sia il prima che il dopo delle elezioni. Oggi, dopo lo schiaffo agli elettori provocato dal Porcellum e l'emergere di un sistema di corruzione ancora più radicato rispetto alla prima Repubblica, forse, abbiamo, innanzitutto, la consapevolezza che la società procede per crisi, per rinascite e per degenerazioni, e, poi, che questo è proprio un momento di CRISI. Infatti, dopo la degenerazione del fascismo, la crisi del dopoguerra, la rinascita della Italia repubblicana, la degenerazione per corruzione e malaffare della politica e dei partiti che la hanno promossa finora, siamo di nuovo in crisi di rappresentanza. E' necessario, quindi, attuare una radicale riforma della rappresentanza, cioè è necessario metter mano alla definizione di una nuova cultura politica (visioni, sistemi e meccanismi motivanti, procedure e regole) e non basta cacciare solo i corrotti o creare delle leadership forti.
Perciò, spetta, per primo, a NOI, il dovere della rinascita della società, che non passa solo dalla legge elettorale, ma parte, per prima, dalla sua rifondazione in termini etici e sociali per poi coinvolgere anche i partiti, senza i quali non può esserci democrazia. 
Il governo Monti, con tutti gli errori e i sacrifici, giusti o ingiusti, che ci sta imponendo, comunque, ci sta, quasi, obbligando a grandi ripensamenti sul nostro modo di essere cittadini, lontani, come siamo oggi, dalla martellante campagna propagandistica degli stessi partiti, che ci hanno sempre distratti. 
Abbiamo, credo, raggiunto, finalmente, la consapevolezza che:
 "non vogliamo più i partiti come gli attuali e non vogliamo più la politica così come è stata vissuta negli ultimi anni"
Da parte nostra, inoltre, abbiamo, finalmente, anche percepito che
 "non possiamo dare più deleghe in bianco e che dobbiamo riappropriarci della nostra sovranità",
tramite un voto consapevole, qualunque esso sia, e non distorto da un sistema elettorale addomesticato da questa o quella coalizione. 
In questa era post- ideologica, a mio giudizio, credo che il grande sbaglio che sia stato fatto in Italia è stato quello di continuare a votare, in termini ideologici e personalistici, sia i partiti, sia i candidati, e soprattutto i premier, trascurando i due fattori più importanti in democrazia: 
il Programma Amministrativo e politico e la scelta giusta dei nostri delegati, dall'etica ineccepibile, e, soprattutto, capaci di attuarlo. 
Dobbiamo smettere di votare per appartenenze ma dobbiamo votare il Programma e gli Statisti che secondo, la nostra visione della società, risolvano meglio i problemi che di volta in volta si parano come ostacoli al nostro progresso in tutti i campi. L'attuazione di tale Programma e la bravura degli statisti eletti devono, poi, essere verificati durante e, soprattutto, alla fine della Legislatura. Chi sbaglia deve pagare e, chiaramente, non deve essere più votato alle elezioni!
Volente o nolente l'Italia deve essere vista come una grande azienda che, se vuole far star bene i propri dipendenti, cioè noi, deve attuare politiche di rigore, per quanto riguarda le spese e la produttività, e di sviluppo, per quanto attiene le strategie sociali ed economiche, proponendo, anche, ai propri cittadini ed agli eletti, modelli di comportamento eticamente più corretti.
Infatti, per primo, credo, debba essere sfatata l'opinione diffusa negli ambienti di potere e non, che:
”il denaro pubblico, non è di nessuno, quindi può essere sprecato o addirittura rubato”! 
( voli di stato e macchine blu ad uso privato, regali delle frequenze TV di gran pregio etc.)
Poi bisogna che si affermino concetti, come: 
  • "è meglio un sistema contributivo equo e solidale perché favorisce la coesione sociale"; 
  • "la micro e la macro delinquenza devono essere perseguite inesorabilmente, anche in quella zona grigia, dove tutto sembra lecito, dove comportarsi da delinquenti sembra quasi un vanto, da alcuni chiamata “necessità”, cioè in quella che attiene il pagamento delle tasse"; infine,
  • "l'affermazione netta dei diritti umani e di quelli che la nostra Costituzione chiama inalienabili, che sono solo un bene per la nostra società".
Anche i partiti, comunque, con questa pausa di riflessione, si stanno riposizionando sulla base di queste argomentazioni che l'opinione pubblica sta proponendo loro, come la corruzione al loro interno, il finanziamento pubblico, il sistema elettorale, gli sprechi della politica e la necessità di tagli profondi. E' necessario, perciò, legiferare una disciplina pubblica dei partiti, con uno statuto che contempli requisiti di trasparenza non previsti oggi e con bilanci rendicontati alla CORTE dei CONTI ( del resto la maggior parte dei fondi dei partiti sono soldi pubblici). Non accadrebbero più casi come quelli del tesoriere della Margherita che rubava denaro pubblico "all'insaputa"(?), dicono, di "tutti i dirigenti di un partito che, per altro, non esisteva più"!
Può sembrare una utopia la mia, ma molti di questi argomenti sono, ormai, all'ordine del giorno, specialmente nel web, per cui anche se, per ora, dovessimo fare solo un passo, piccolo, nella direzione giusta, l'importante è che lo facciamo!
Il sistema elettorale può contribuire, comunque, in maniera importante, ad avviare un simile processo di “rinascita”! In questo ambito, però, non vorrei scadere in tecnicismi, che lascio ai politologi; vorrei procedere quindi per principi.

1) Il Principio della Democrazia paritaria:
Assicurare il rispetto dell'articolo 51 della Costituzione, sulle “pari opportunità”, con la presentazione di liste con almeno un terzo dei candidati per ciascun genere. Per esempio 2/3 di uomini e 1/3 di donne e/o viceversa. La Legge elettorale Campana, confortata da una sentenza della Corte Costituzionale prevede questa norma. Prevede anche, nel caso poi di espressione di due preferenze, che una deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile della stessa lista.

2)La  Scelta delle candidature
Tale scelta deve avvenire tramite l'indizione di “ Elezioni Primarie Legalizzate”.

Sia il punto 1) che il Punto 2) dovrebbero comportare, in caso di inadempienza, una decurtazione del finanziamento ai partiti.

3) La Rappresentanza Parlamentare e Partitica
Deve partire, innanzitutto, dalla riduzione del numero dei Parlamentari".
Il sistema elettorale, poi, dovrebbe permettere la rappresentanza di formazioni politiche anche piccole che superino però in sede locale, almeno, il 3% dei voti complessivi. Sarebbe, perciò, preferibile il sistema proporzionale come sistema elettorale, almeno per quanto riguarda la scelta dei partiti. Questo, però, può essere realizzata anche  con circoscrizioni molto limitate in grandezza.
Infine:
4) Il Sistema Elettorale
Dalla idea che mi sono fatta, ritengo che il Sistema elettorale 
"Uninominale Maggioritario", a "turno unico", con "indicazione, sulla scheda, della prima e della seconda scelta" 
sia, tra le tante, la chance migliore che abbiamo per una scelta oculata dei partiti e dei candidati ed anche per spendere meno.
Cerchiamo di spiegarci meglio:
Con l’espressione sintetica “Uninominale Maggioritario” si indica un sistema elettorale che fa capo ad una suddivisione territoriale, ognuna delle quali è chiamata Collegio, che comprende un certo numero di elettori facenti parte del corpo elettorale. Potrebbe, ogni collegio, identificarsi con ognuna delle nostre attuali Province o parte di esse. Tutti i candidati concorrono, in ciascun collegio,  per un solo seggio e pertanto può vincere uno solo di essi: quello che raggiunge la maggioranza richiesta ( relativa o assoluta).
I vantaggi del sistema uninominale maggioritario – oltre alla spinta che esso dà al bipolarismo, quindi a un sistema politico nel quale è più facile l’alternanza di forze diverse al potere – sono essenzialmente questi:
  • l’elettore sceglie direttamente tra un numero molto limitato di candidati, con ciascuno dei quali può avere un contatto immediato: si consente così la conoscibilità personale del candidato;
  • il contatto ravvicinato tra elettore e candidato fa sì che, nella scelta di voto, pesi la fiducia nella persona più che l’opzione ideologica a favore di questo o quel partito; ciò favorisce, nel dibattito e nella formazione delle scelte politiche, il prevalere del pragmatismo sull’ideologia; favorisce quindi anche la laicità del governo dello Stato, intesa come metodo di cooperazione per il bene comune tra persone di fedi o ideologie diverse (questo, ovviamente, è considerato come un difetto dell’uninominale maggioritario da tutti coloro che considerano invece come un fatto positivo la caratterizzazione essenzialmente ideologica, o addirittura religiosa, della scelta dell’elettore, che si consegue meglio, dicono, con il sistema proporzionale che prevede una concorrenza tra liste);
  • il contatto ravvicinato tra elettore e candidato rende più difficile e rischioso per le segreterie dei partiti il “far passare” candidati con gravi precedenti penali, o con gravi imputazioni;
  • si riduce il costo della campagna elettorale per il candidato: il collegio uninominale è infatti il collegio elettorale più piccolo che si possa avere (in genere le sue dimensioni si misurano in qualche decina di migliaia di elettori, e non in centinaia di migliaia o milioni, come accade nei sistemi proporzionalistici); questo riduce il rischio che, per farsi eleggere, il candidato sia costretto a contrarre obblighi gravosi verso questo o quel finanziatore.
Con il "turno unico" con "indicazione sulla scheda della prima e della seconda scelta" (all'australiana) ogni collegio elegge un solo candidato e, di conseguenza, ogni lista può presentare un solo candidato per collegio ( da noi, scelto, però, come detto, con le "Primarie"). 
All'elettore viene data la possibilità di esprimere non soltanto una prima scelta, ma anche una seconda, la quale potrà assumere valore decisivo nel caso in cui nessun candidato abbia conseguito la maggioranza assoluta delle prime scelte.
In ogni collegio, infatti, l'elettore deve esprimere le preferenze per tutti i candidati con il metodo sopra specificato (altrimenti il voto viene annullato). 
L'elettore deve fare, cioè, una classifica di tutti i candidati.
Viene eletto, subito, il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti.
Se dopo il primo scrutinio (ossia dopo il computo delle prime preferenze) nessun candidato avrà superato il 50% dei consensi, si eliminerà l'ultimo candidato (ossia il candidato con il minor numero di prime preferenze) e si distribuiranno le sue seconde preferenze sugli altri candidati. Se neanche le seconde preferenze del candidato eliminato saranno sufficienti, si distribuiranno le sue terze preferenze, poi le quarte, e così via. Se, terminate tutte le preferenze del candidato eliminato nessun candidato avrà superato il 50%, si passerà all'eliminazione del penultimo candidato ed alla conseguente distribuzione delle sue seconde preferenze, poi delle terze, e così via. Questo procedimento termina quando un candidato sarà arrivato alla maggioranza assoluta dei voti. Anche in questo modo si favoriscono le coalizioni tra forze politiche diverse; ma, a differenza del doppio turno alla francese, si ottiene che gli eventuali accordi non vengano stipulati dopo un primo turno di voto, bensì debbano essere noti agli elettori fin dal primo voto, che qui resta "unico"Questo sistema produce effetti molto simili a quelli dell’uninominale a doppio turno, consentendo che anche il voto dato al candidato di un partito minore possa accompagnarsi a una seconda scelta “utile” al partito maggiore. Esso però non ha i costi del doppio turno e in particolare elimina il possibile assenteismo che si ha, di solito al secondo turno.  
Avremmo, credo, finalmente un bipolarismo maturo basato su grandi formazioni politiche, con una frammentazione molto ridotta, senza penalizzare le formazioni con un forte radicamento territoriale.


Che ne dite amici, tale sistema potrebbe essere praticabile anche in Italia? 
I Partiti che in questo momento tengono in ostaggio la nostra Democrazia, l'accetteranno?
Un abbraccio.

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