martedì 6 novembre 2012

LE LOBBIE ALL'ASSALTO DELLA CASA BIANCA


Care amiche e cari amici,

nella conversazione di oggi, davanti ad una rosa e ad un caffè aromatico, vorrei parlarvi di un aspetto poco pubblicizzato della campagna elettorale americana.
Voi sapete che, stanotte, ora italiana, in America si voterà per l'elezione del Presidente degli USA, l'uomo più potente del mondo, che ne  può condizionare i destini.
Attorno ai candidati, come sempre, si sono coagulati forti interessi,  specialmente quelli delle lobbie bancarie che cercano di attuare la propria visione del mondo basata sull'incentivare i "desideri" delle persone così da giustificare l'affermarsi della finanza speculativa che tanti danni, comunque, ha fatto nell'ultimo decennio. Basti pensare che  il costo totale della campagna elettorale è di circa sei miliardi di dollari, a conferma che vi è qualcosa d'altro, di più importante, di una poltrona alla Casa Bianca.
La lotta vera tra Repubblicani (Romney) e Democratici (Obama) ha il suo cuore, appunto, nella modifica in senso permissivo (Romney) o restrittivo (Obama) della Volcker Rule, che viene definita come segue:
"Volcker rule La “regola di Volcker” fa parte del Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act (legge approvata, durante il mandato di Obama, nel 2010 dal Congresso statunitense e in vigore a partire dal luglio 2012) e prende il nome da P. Volcker (ex presidente della Federal Reserve che l’ha proposta nel 2008). La Volcker rule limita drasticamente l’attività speculativa delle banche di deposito: queste non possono investire capitali propri in transazioni in borsa, investimenti in derivati e partecipazioni in hedge fund al di sopra del 3%. Così facendo si vuole scongiurare un nuovo crack bancario, proteggendo i risparmiatori.”
Le lobbie bancarie però si oppongono; hanno stimato perdite da due miliardi di dollari annui nelle entrate e prevedono la diminuzione della liquidità dei mercati nonché il calo degli investimenti e la riduzione della disponibilità di credito.
Nelle intenzioni dei legislatori di Obama, la norma Volcker avrebbe dovuto colmare quel vuoto lasciato dall'abrogazione del vecchio Glass-Steagall Act, il provvedimento approvato nel 1933 per distinguere nettamente le attività di retail da quelle dell’investment banking, ovvero i destini dei risparmiatori da quelli degli speculatori. La legge era sopravvissuta fino al 1999 quando il Congresso ne aveva votato l’abolizione sotto Reagan. 
Quattro anni prima, nel 1995, nel famoso documento “National Homeownership Strategy”, l’allora presidente Bill Clinton si era appellato pubblicamente alla “creatività e alle risorse dei settori pubblico e privato” per “affrontare gli ostacoli finanziari al possesso di una casa”. In pratica uno spot per la creatività finanziaria, la cartolarizzazione e i mutui subprime. 
Il seguito, purtroppo, è storia nota, infatti questa è stata la causa dell'esplodere della crisi mondiale innescata prima dalla bolla speculativa sugli immobili e subito dopo da quella sulle materie prime.

La cosiddetta “Regola Volcker” rappresenta, quindi, da tempo il principale terreno di sfida tra lobbisti, promotori, legislatori e regolatori statunitensi. La norma, almeno di principio, tende, come detto, a proibire alle banche il cosiddetto “proprietary trading”, ovvero le attività finanziarie altamente speculative condotte con l’obiettivo di realizzare un utile per sé e non per la clientela. 
Di fatto si tratterebbe di mettere al sicuro i depositi dei correntisti impedendo che la loro liquidità venga messa a rischio in operazioni condotte sul fronte dei derivati e delle attività più complesse in genere.
Un blocco alla speculazione, insomma, utile nelle intenzioni a prevenire nuovi tracolli sistemici i cui costi verrebbero scaricati sull'intervento pubblico, ovvero sui contribuenti, secondo l’ormai consolidato adagio del “Too big to fail”. ( Troppo grande per fallire)
I guai dell'Occidente, infatti, sono derivati esclusivamente dagli interventi che gli Stati hanno dovuto attuare per evitare, a causa di speculazioni sbagliate, la liquefazione dei risparmi di tanti cittadini previdenti che avevano collocato i loro risparmi  in banche di investimento per avere utili più alti. Tali interventi che hanno rifinanziato le Banche con fondi pubblici, al fine di non farle fallire, hanno, però, comportato l'aumento del famigerato “Debito Pubblico”.
Gli Stati, per questo, sono diventati, immediatamente dopo, preda degli stessi speculatori che avevano creato la crisi, speculatori, per di più, come detto, salvati dal denaro Pubblico.
Gli Stati, infatti, avendo bisogno di capitali per rifinanziare lo stesso debito pubblico, sono costretti, oggi, a rivolgersi agli stessi speculatori.
Questa Legge, la Dodd-Frank Act, voluta da Obama, e ancora in corso di approvazione proprio della norma di cui stiamo parlando, la Volcker rule, ha cercato di ripristinare, anche se in modo non ancora completamente efficace, le regole nel mercato finanziario.
Il problema, oggi, infatti, è che l’intero impianto di legge (che lascia molto spazio al suo completamento da parte dei regolatori come la Fed) contiene in sé deroghe ed eccezioni che rendono sempre più labile il confine tra lecito e illecito. In particolare c’è la questione dell’hedging, l’attività di copertura dal rischio, che implica il ricorso agli strumenti derivati come assicurazione contro la volatilità del mercato. In pratica le banche potrebbero essere autorizzate a speculare sui derivati, scommettendo ad esempio sull'andamento dei tassi di interesse o del prezzo del petrolio, facendo passare formalmente questo comportamento come gestione del rischio. L’esempio più evidente lo ha offerto, a suo tempo, la banca d’affari JP Morgan responsabile, attraverso il suo ufficio londinese, di una puntata mal riuscita su un indice costruito sui Credit default swaps del settore corporate, in pratica una scommessa sulla crescita dei costi di indebitamento di alcune grandi imprese statunitensi. Un errore spaventoso costato perdite pari a 5,8 miliardi di dollari.
Per i sostenitori della linea morbida (le lobbie bancarie con Romney), che temono un effetto negativo della Volcker sulla liquidità del mercato e, in ultima analisi, sulla ripresa economica, si tratterebbe di una conseguenza accettabile. Per gli oppositori più radicali (Obama e Bloomberg) sarebbe al contrario la materializzazione di una beffa.
Bloomberg, che si è schierato con Obama, è il Presidente della Commissione del Senato da lui presieduta e sta chiedendo formalmente ai regolatori di rendere la normativa più stringente, eliminando completamente la “deregulation” della quale abbiamo parlato in Post precedenti, per riportare la finanza nell'ambito della “economia reale”, che, diventando, così, più appetibile di quella speculativa, (che verrebbe proibita), ridarebbe fiato alle economie di tutto il mondo, a corto di liquidità negli investimenti.
In questo momento le lobbie non solo hanno ottenuto una dilazione sull'applicazione della norma, fino al 2014, per il fatto che le Banche hanno bisogno di tempo per modificare i propri statuti, ma anche perchè la norma è stata inondata di emendamenti, per cui i “Regolatori” hanno bisogno di molto tempo per esaminarli e per dare una forma definitiva ad una norma che, se vincerà Obama, verrà finalmente applicata nel 2014 in senso restrittivo, ma che potrà anche essere annullata se vincerà Romney. Se si avverasse quest'ultima ipotesi,  allora, non vi sarà scampo contro la speculazione, che dominerà il mondo.
Qualcuno potrebbe obiettare che se applicassimo in Europa una Legge di questo tipo che limitasse, cioè, la speculazione, come ormai si sta discutendo, poi sarebbero solo affari interni degli Usa e non nostri. 
Rispondo che in questo mondo globalizzato in cui la economia americana è dominante, le regole devono essere applicate da tutti,  altrimenti la finanza non sarebbe imbrigliata e ricondotta verso la economia reale, perché si creerebbero delle “zone franche” in cui questa continuerebbe ad operare.
E in Italia?
In Italia i Partiti pensano solo ad etichettare i due candidati, se cioè Obama è di sinistra e Romney è di destra, per poterli esibire come trofei di proprietà della loro parte, evidenziando con ciò tutti i limiti di pensiero della nostra politica, provinciale e ottusa!
In Italia la Stampa, va alla caccia delle frasi ad effetto dei due candidati, nascondendo i motivi cruciali del confronto tra Obama e Romney che sono tanti, ed uno dei più importanti, oltre ai diritti civili e al completamento del welfare, è quello di cui stiamo parlando oggi nella nostra conversazione, tali da condizionare il nostro futuro.
Le lobbie bancarie cercano di condizionare, ormai, tutto il mondo!

 DOBBIAMO DIRE  NO ALLA SPECULAZIONE!


Un abbraccio




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