Care
amiche e cari amici,
1) La Retorica:
4) Società e Democrazia :
6) Democrazia, Politica, Retorica, Società e Poteri Forti:
7) Il Serpente:
la "conversazione di oggi davanti ad un buon caffè e ad una
profumatissima rosa", vuole continuare il discorso sui Partiti e
sulla Classe Politica italiana in generale, avviato con il POST "il
Ritorno...".
Il
tema del Post di oggi è basato sulla affermazione che, come sempre
più spesso si sente dire:
Gli
attuali politici sanno “fare solo le chiacchiere”; la politica
non serve a nulla, perché è lontana dai fatti concreti, ed è solo Retorica!
Sicuramente
in queste frasi c’è abbastanza“populismo”, ma c’è anche una
parte di verità.
L'incipit di questa conversazione, quindi, è:
“Perché,
la Retorica viene vista in modo così negativo quando essa è
collegata alla politica?”
Prima
di sviluppare il nostro discorso è giusto chiederci, però,
prima: "Cos'è la Retorica?
1) La Retorica:
Il
termine "Retorica" potrebbe sembrare astruso e addirittura
obsoleto ma è molto più vicino al nostro modo di vivere più di
quanto si creda.
Si
pensi a Gesù, a Maometto, a Gandhi, a Mandela che, con le loro
parole, cioè con la loro retorica, e, con il loro esempio, hanno
liberato il mondo dalla oppressione e dall'oscurantismo.
La
Retorica in fondo è semplicemente un “mezzo” per spiegare meglio
come stanno le cose, e verte sul modo di “comunicare i propri
pensieri, sia ” per “condividerli” con chi ci è vicino anche
intellettivamente, sia per “convincere” coloro che hanno dubbi
sulla bontà ed efficacia degli stessi.
Nel
mentre, infatti, “condividere” significa "dividere con..."
i propri pensieri, per informare e/o educare, chi ci è vicino
intellettualmente, “convincere”, nella sua accezione più
letterale, significa che quando qualcuno, contrario alle tue idee,
dopo un dialogo anche serrato, si pone al tuo fianco per ciò che
esprimi, si ha, come risultato, che si ”vince insieme”, "si
vince con....", che si instaura, cioè, un rapporto di stima, di
parità e, soprattutto, che si instaura un rapporto che si perpetuerà
nel tempo senza sopraffazione reciproca.
La
Retorica, quindi, è la molla che ha sempre spinto e spingerà
il genere umano verso traguardi di pensiero e di società
sempre più elevati, specialmente in politica!
In questo Post non parleremo della tecnica della Retorica, ma ne verificheremo l'uso più o meno giusto che se ne è fatto nel tempo, cioè dall'Unità d'Italia fino ad oggi.
2) Politica
e Retorica:
Nella
politica e nell’agire umano non è facile trovare fatti in sé e
per sé evidenti. Non esiste, infatti, la verità assoluta, ma
esistono tante verità che è necessario armonizzare!
La "Politica delle idee" non è una scienza esatta, perciò ha un assoluto bisogno di
consensi più che di riscontri, per cui, se vuole essere efficace,
deve essere diffusa tramite una buona Retorica.
Infatti:
- se la Politica è l’arte e la scienza di governare
- e la Retorica è l’arte e la scienza di comunicare,
le
due cose dovrebbero essere, perciò, inscindibili, anche se, la
diversa utilizzazione, dipende dal tipo di regime che governa.
In politica, la Retorica, quindi, è un formidabile strumento nelle mani di chi governa, per cui dovremmo imparare a capire, sempre, le inevitabili implicazioni e i possibili effetti, positivi o negativi, su di noi e sulla nostra vita sociale.
L'Italia, infatti, dalla sua unità, ha subìto, nel tempo, diversi tipi di Retorica
politica:
- --La retorica della Monarchia: tendeva alla esaltazione del Re, della Patria, della Famiglia; mirava, quindi, alla obbedienza del popolo; veniva intesa come l'arte di tenere unita una nazione ed era il metodo per il perpetuarsi al Potere di una famiglia, quella dei Savoia. Un grandissimo esempio è la summa del pensiero che si è travasata nel libro “Cuore”, nelle canzoni patriottiche pre e post risorgimentali e in quelle della prima guerra mondiale.
- --La retorica del Fascismo: innestata su quella monarchica, tendeva, come ogni altra dittatura, a conquistare il consenso ad una sola persona; mirava esclusivamente alla “emozione” del popolo; veniva intesa come l'arte che procurava il consenso ed era il metodo in grado di eliminare ogni voce di dissenso.
- --La retorica dell'ultimo Dopo-guerra fino agli anni '70: anche se intrisa di “curialismo”, era abbastanza corretta; in un periodo di contrapposizione tra "blocchi, in piena guerra fredda, tendeva a persuadere; mirava alla "ragione" degli elettori; veniva intesa come l’arte del chiedere l’investitura al governato da parte del governante ed era il metodo per generare e per consolidare i poteri democratici in contrapposizione a quelli repressivi della cosiddetta "dittatura del proletariato" del "socialismo reale o comunismo che dir si voglia", tanto nefasta per i popoli che l'hanno subita.
- --La retorica degli anni '80 e '90: mirava a distrarre il popolo, per non fargli capire ciò che facevano, con un linguaggio astruso ed involuto, detto “politichese”, comprensibile solo dagli addetti ai lavori; tendeva a far nascere e a far affermare la “partitocrazia”; veniva intesa come l'arte di impadronirsi del Potere all'interno dei Partiti e quindi in Italia ed era il metodo per ottenere il Potere e l'arricchimento personale. (Ricordatevi della frase di Andreotti: “Il Potere logora chi non ce l'ha”).
- --La retorica di Berlusconi: tendeva ad “ammaliare” il consenso della popolazione; mirava a colpire la suscettibilità dell'individuo con parole, derivate da ricerche di mercato, che più lo colpissero; veniva intesa come l'arte stessa di governare, cioè quella di imporre le proprie idee agli altri prevaricandoli ed era il metodo per far fare e per giustificare Leggi ad personam e ad aziendam, nonché per tentare di provocare nel Paese derive antidemocratiche. Tutto il resto, cioè, governare con provvedimenti legislativi su necessità reali della nazione, per lui, non era necessario e non era una priorità, (ricordatevi che faceva il Premier a tempo perso)!
- --La retorica di Monti: la peggiore, seconda solo a quella di Berlusconi, tende, oggi, a farsi ringraziare dal popolo, facendo apparire provvedimenti pur “normalissimi”, per altro dettati dalle circostanze e imposti dalla Europa, come atti, invece, promossi da esseri soprannaturali; mira ad intimidire il popolo e a fargli venire i sensi di colpa per questa crisi economica, attribuendogli tutte le responsabilità, per far sì che lo stesso popolo accetti i sacrifici senza protestare; viene intesa come l'arte degli annunci roboanti, fatti con sicumera professorale, anche se, poi, a questi, sono seguiti spesso provvedimenti legislativi (spesso preceduti dalla parola "salva-"...) rabberciati, inefficaci e spesso dannosi (come l'applicazione continuata del Principio economico dell'Austerità che sta producendo solo depressione e deflazione. "L’austerity applicata in Europa coincide perfettamente con la definizione clinica della follia: ripeti all'infinito lo stesso errore, sperando che il risultato sia diverso” (Arianna Huffington)), che non hanno salvato granché, anzi hanno prodotto il contrario, o ai quali hanno fatto seguito dimenticanze dolose, come quelle di non aver avviato ancora provvedimenti tanto sbandierati (EQUITÀ, asta frequenze, digitalizzazione massiccia e banda larga, abuso d'ufficio, conflitto di interessi, privilegi della casta, falso in bilancio, crescita e sviluppo, riforma giustizia civile e penale, IMU alla Chiesa e alle Banche, occupazione e lavoro etc.) ed è il metodo per farci accettare anche per il futuro una OLIGARCHIA TECNOCRATICA, contrastando un probabile avvento di un NUOVO PRIMATO DELLA POLITICA DEMOCRATICA, in cui i "Tecnici" sarebbero a servizio della Politica stessa e non viceversa.
- --La Retorica di Domani: potrebbe imboccare due vie, dipende esclusivamente da noi:
- La prima, la più auspicabile, è che la Retorica, essendo appunto l’arte del discorrere e del comunicare, ridiventi uno strumento nella testa di chi parla e non sia più concepita come pura tecnica di persuasione, ma come un ausilio alla ricerca dell’accordo politico su argomenti reali. L'errore dei Politici degli ultimi 40 anni è quello di aver nettamente separato la politica dalla retorica e di avere concepito: la politica, come pura e semplice tecnica amministrativa; la retorica, come pura e semplice tecnica oratoria e come mezzo per abbellire il discorso o far passare i messaggi non veritieri.
- La seconda, la più pericolosa, è che, nel momento decisionale, sparisca del tutto, la retorica, e venga sostituita da un click del computer.
3) Crisi
della Retorica e della Politica:
Su
queste basi non è un caso, perciò, oggi, e, forse anche per il
futuro, se non cambieranno le cose, che la Politica
soffra di una crisi del consenso così profonda.
La
funzione politica è, attualmente, in fase di regressione perché il
corpo oligarchico dei Governanti e dei Partiti non si preoccupa più
di comunicare con il corpo sociale governato, anche
se la funzione politica non è soltanto comunicazione da parte di chi
vuole l’investitura o un rendere conto del proprio operato, ma è
anche e, soprattutto, conoscenza dei problemi reali che
partono dal corpo sociale. Oggi, invece, la Politica è
lontana dal popolo, (salvo, in modo fittizio, quando il Paese è sotto le elezioni, per
carpirgli il voto) e, soprattutto, vede in modo distorto i problemi
reali che affliggono il Paese, per cui, nel momento in cui accadono
storture e ruberie come quelle di oggi, il corpo sociale, si sente accantonato,
messo da parte; si innesca, quindi, un circolo vizioso che riproduce
un rapporto insoluto tra governanti e governati.
Oggi
la retorica della gran parte dei politici attuali è solo falsa enfasi che
viene, ormai, subito avvertita; gli attuali retori (è un complimento
esagerato!), infatti, cioè coloro che utilizzano il mezzo televisivo
e le interviste sui media, sono soggetti che convincono poco, perché sono in malafede, non sono persone libere da compromessi e, infine, non sono né intelligenti,
né preparati, ma sono solo dei semplici “tirapiedi” dei loro
Capi, "prodotti perversi" di una Legge Elettorale
antidemocratica e anticostituzionale ( Porcellum).
4) Società e Democrazia :
In
verità, c'è da dire, però, che i Politici, in qualche modo, sono
il “frutto e lo specchio” della nostra Società e, la nostra
Società, dopo decenni di lotte ideologiche serrate (occidente
contro oriente, capitalismo contro comunismo etc.), che hanno
generato "appartenenze cieche ed incondizionate”, non ha
sviluppato ancora, appieno, il gusto della libertà di comunicazione,
della discussione ragionata, del confronto serrato e, soprattutto,
non ha acquisito la capacità pragmatica della sintesi e della scelta
critica oculata, in base alle necessità e alle contingenze della
società. Essa procede, in massima parte, ancora per “partigianerie”,
quindi per slogan, e ammira solo chi parla e agisce in termini
"populistici". Per precisione, per me, non è
"Populista" l'atteggiamento di chi protesta giustamente
contro le malefatte di questa casta, né è Anti-politica; Populismo e Anti-politica sono, invece, ciò che stanno perseguendo proprio la casta e le
oligarchie partitiche!
Il
"Populismo" è, purtroppo, una grave piaga (ne ho parlato
in diversi post nei quali ho spiegato i "Guasti del
Populismo"), perché allontana la Società dai
Problemi concreti, perché il Paese, col populismo,
tendenzialmente viene rappresentato in modo falso, come quello
del Paese di Bengodi, per cui, il popolo, credendoci, cade nella
trappola creata ad arte per fini di Potere e si accorge dei guasti che
vengono prodotti, solo quando è TROPPO TARDI, quando, cioè, è
costretto a subire ogni sorta di imposizioni e a sopportare ogni sorta
di sacrificio per risollevare il Paese. Il Populismo, soprattutto, fa sì che
le soluzioni vengano trovate, non in termini di sintesi tra diverse
idee contrapposte, ma solo ed esclusivamente nell'ambito ristretto
del "proprio orticello ideologico- politico". Per
questo ogni risoluzione e ogni atto legislativo intrapreso, invece di
unire, divide ancora di più!
Solitamente,
il termine "democrazia" designa, invece, “il pluralismo”,
ovvero una costellazione di “regimi” possibili che realizzano il
massimo dialogo, con il maggior numero possibile di soggetti
politici, per arrivare a sintesi, con AMPIA CONDIVISIONE.
5) Popolo, Democrazia e Retorica:
5) Popolo, Democrazia e Retorica:
Oggi,
in un momento in cui la Politica ha toccato il fondo della disistima
del popolo, è urgente e necessario, quindi, attivare forze fresche e
preparate, per nobilitarla e farle riacquistare il suo "Primato"
sulle altre attività: quali l'economia, la Giustizia etc.
Per
"nobilitare la Politica", tutti dobbiamo ridiventare
elettori e tutti dobbiamo essere di nuovo portatori di messaggi e,
contemporaneamente, essere, anche, destinatari degli
stessi.
(ricordatevi
del Post “Portare un messaggio a Garcia”)
E'
sbagliato, quindi, rinchiudersi in casa e sbarrare la porta alla
democrazia, evitando addirittura di votare.
“La
partecipazione alla vita politica attiva dovrebbe essere una
missione”!
Per
questo è necessario sviluppare il proprio senso critico per
discernere: il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto, l'opportuno
dall'inopportuno, il necessario dal superfluo e per far sì che
la "felicità comune" diventi un "punto
di arrivo ideale" e non un “mito
irraggiungibile”.
Solo
così si può arginare questa deriva “populistica” o peggiori
scenari nel futuro; assolutamente evitando, però, che questo senso
critico si traduca nel divieto e nella proibizione della parola
altrui.
La
gente, in particolare i giovani, devono cominciare, in tutte le sedi
possibili, a far valere la propria opinione, senza aspettare che gli
altri diano loro l’autorizzazione a parlare. Devono prendersela, la
parola, purché essa sia consapevole, argomentata, dialogata, e non
sia perentoria e assolutista.
Questa
sarebbe la prima espressione di una rinascita di questa democrazia,
oggi, in profonda crisi di vera comunicazione.
Bisogna,
inoltre, sempre ricordare ai politici che essi esercitano una
sovranità di cui Voi, Noi, Tutti quanti, cioè il Popolo, siamo i
titolari. La sovranità non appartiene al governante, ma al
governato.
Si
può rimuovere la strumentalizzazione della retorica, che è in
corso, e che convoglia il popolo verso i fini che più interessano le
oligarchie partitiche dominanti, solo se noi e in particolare i
giovani, titolari della sovranità, facciamo sentire sempre la nostra
voce per comunicare le nostre aspettative e le nostre esigenze.
La
politica, aiutata, quindi, dalla retorica, DEVE ESSERE, di nuovo,
l’arte della scelta e del bilanciamento, fra le esigenze che si
agitano in un corpo sociale popolare.
E’
importantissimo, oggi più che mai, che la politica riacquisti un suo
ruolo, perché si intravedono all’orizzonte diverse altre
preoccupazioni che potrebbero attanagliarci e sconvolgerci la vita
futura, quella, cioè, dei prossimi anni, come dirò appresso.
All’epoca
in cui nacque questa nostra giovane democrazia, e cioè nel
dopoguerra, lo strumento di comunicazione era rappresentato dal
comizio elettorale, che aveva un suo retroterra nelle adunanze
oceaniche della passata dittatura fascista. Quei comizi, se da un
lato riproponevano i toni della passata enfasi retorica, dall’altro
invogliavano un maggior numero di cittadini a diventare elettori e a
voler partecipare alla vita politica attiva.
Questo
significa che, se necessario, dobbiamo ricominciare a frequentare di
nuovo le piazze, compresa quella della rete, per far uscire la gente
dal rifugio in cui si è nascosta, impotente e schifata e dobbiamo
anche far sentire loro la nostra voce, invogliando tutti alla
partecipazione attiva, l’unica che possa ristabilire il
“PRIMATO
DELLA POLITICA DEMOCRATICA” SU DERIVE DI GOVERNO TECNOCRATICHE,
ALTRIMENTI, CADERE NELLA MANI DEI “POTERI OCCULTI” E’ SOLO
QUESTIONE DI TEMPO, ED ANCHE BREVE.
6) Democrazia, Politica, Retorica, Società e Poteri Forti:
Oggi
le nostre preoccupazioni, come ormai è chiaro a tutti, vengono,
infatti, dalla invadenza dei cosiddetti "POTERI FORTI
TECNOCRATICI"; Poteri in grado di ottenere, con un
semplice clic su un computer, gli stessi risultati che, ieri, i
politici potevano conquistare solo attraverso la retorica.
E’
chiaro che la minaccia c’è e che potremmo diventare succubi di
questa forza meccanicistica e tecnologica, che proviene da un Sistema
che vive da solo e che non conosce scelte, salvo i propri affari,
sempre slegati ed incuranti della realtà popolare.
La paura che deve percorrere il corpo sociale di una Nazione, quindi,
non è tanto quella che si possa verificare una “rivolta
democratica”contro la politica in quanto tale, come oggi sembra
stia accadendo, contro una casta che l’ha messa in profonda crisi, perché, comunque, anche la “rivolta pacifica” è uno strumento
del potere democratico.
La
Società deve aver paura, invece, che, a sua insaputa, i suoi
politici si rendano schiavi e succubi di un potere economico occulto.
Considerato
questo contesto storico, diventa molto urgente, quindi, il non
allontanamento dalla politica da parte dei cosiddetti “uomini di
buona volontà”, di modo che l’elettore sappia trovare, col suo
nuovo senso critico, quei NUOVI ELETTI, cioè STATISTI capaci non solo di
sottrarsi alle suggestioni dei poteri occulti ma anche di ridare IL
PRIMATO alla stessa POLITICA.
7) Il Serpente:
Concludendo
quindi, non sono i Politici, (chiaramente non parlo di quelli attuali) ma sono i Poteri Occulti della FINANZA
SPECULATIVA, quelli che incarnano il nostro vero nemico; la
particolare Finanza, che, ritenendosi onnipotente, ambisce a
sottrarci, per fini propri, quella che noi chiamiamo:
Felicità
comune.
La
FINANZA SPECULATIVA, infatti, ambisce a distruggerla, facendoci
credere che la felicità comune non è il vero
frutto del nostro Paradiso in terra, ma lo è
l'Avidità
personale.
Essa
si comporta come il Serpente della Bibbia che ragionava
con Adamo ed Eva per convincerli a fare qualcosa e che, alla fine,
comunque, riuscì ad ottenere: cioè convincerli ad abbandonare Dio.
Ma, mentre il serpente biblico si rivolgeva alla ragione di Adamo ed
Eva, sia pure distorcendola verso il male, questo nuovo immondo
rettile si rivolge a noi con argomenti suggestivi, quali il
benessere immediato e l'idea che si possa ottenere tutto e subito.
Il
fine della FINANZA SPECULATIVA è quello, infatti, di far affermare
una Società basata sui "Desideri" (cellulari,Tablet,Mp3,Tv
HD etc. di cui ognuno di noi ne ha diversi) e non
sui "Bisogni naturali" (lavoro, nutrizione,
casa, istruzione, sanità etc.), così da renderci
schiavi delle "Merci". Il fine è
trasformarla, quindi, in una "Società delle Merci",
in cui gli uomini diventino dei semplici intermediari tra le stesse
Merci per costringerci ad indebitarci sempre più, così,
poi, da depredarci di tutto, anche dell'anima.
SCHIACCIAMO
LA TESTA DEL SERPENTE.
Vi
lascio con un filmato suggestivo, che può rappresentare la metafora
di quello che dovremmo fare, per arrivare anche noi a cantare “l'Inno
alla gioia” (di Beethoven) della
Democrazia. Come vedete comincia con un gruppo ristretto di
musicisti che intona una idea (in quel caso musicale, nel nostro
caso politica), ai quali man mano se ne aggiungono altri, per
avere alla fine una partecipazione corale.
Un
abbraccio.
Riproduzione, anche parziale, consentita, ma con obbligo di citazione della fonte.