venerdì 23 dicembre 2011

ESTATE ROMANA:" I CERCHI MAGICI"

Amiche carissime e amici carissimi,

In questo periodo così freddo, sotto Natale, mi sta capitando spesso di ripensare a quelle piacevoli serate calde estive, in particolare a quelle trascorse nella città più bella del mondo: Roma.
Roma, infatti, è ricca di scenari, direi, cinematografici, nei quali è sempre piacevole ambientare un cortometraggio della propria vita. Oggi, ve ne voglio proiettare uno, sperando di farvi cosa gradita.
E' ambientato sul lungotevere Castello.

Si sa, le serate estive a Roma sono dolci e profumate e riservano incontri inaspettati, come accade spesso anche nel nostro "caffè da Graziella", davanti ad una buona tazza di profumato caffè e davanti alla nostra immancabile rosa.
Lo scenario di Castel Sant'Angelo, di notte, i suoni e i colori delle innumerevoli attività che si svolgono sul lungo Tevere, ne fanno la cornice magica per godere appieno una magnifica serata, all'insegna dello svago ma anche dell'arricchimento spirituale.

In una di queste sere ho assistito quasi per caso alla esibizione di un gruppo di musici e cantanti dal nome quasi profetico e intrigante: "I Cerchi magici".
Pensando di assistere al solito concertino alla buona, da sagra paesana, e alle solite musiche da balera un pò scollacciate e quindi volgari, mi stavo predisponendo ad allontarmi, quando sono stata dapprima incuriosita e poi attirata dalla bellezza di un canto popolare sardo, una serenata, da cui, pur non comprendone appieno la lingua, si intuiva che parlasse di uno struggente amore tra giovani. La melodia, la strumentazione e la musica sicuramente del genere antico, ritengo medievale, non sono una esperta, mi hanno quasi irretita e racchiusa veramente in un cerchio magico di suoni, di gesti, di significati tipici dell'anima popolare italiana, sicuramente molto lontani dalla omologazione culturale dei modelli consumistici di certa odierna TV spazzatura e di una certa piazza caciarona e ridanciana.
Lo spettacolo poi è proseguito con la esecuzione di : Stornelli, strambotti, serenate, filastrocche, passioni religiose, rituali profani, ballate, maggi, villanelle, canti satirici e sociali, stornelli, canti del lavoro, d’osteria, della malavita, canzoni medievali, rituali sacro profani.
Un repertorio insolito e di tutto rispetto che affonda le sue origini dal lontano medioevo fino ai primi del novecento!
Per chi non è di Roma, e, quindi, non conosce quello scenario e neppure conosce quel mondo musicale, prova la sensazione unica di esplorare un mondo nuovo ed affascinante fatto di architettura, di arte e di suoni che ne rappresentano la bellissima colonna sonora.
Chi è abituato a quei luoghi e chi già capisce quelle melodie, viene, sì, pervaso da emozioni ma non altrettanto forti rispetto a quelle che può provare un neofita dei luoghi e del genere musicale.
Umilmente, ho compreso le emozioni di quei viaggiatori francesi, tedeschi, inglesi che sono venuti a Roma, specialmente nell'ottocento e ne sono rimasti affascinati e da cui hanno tratto ispirazione per le loro opere letterarie, pittoriche, musicali e teatrali. 
Io non possiedo un simile talento, ma quanto meno, ho sentito nella mia anima, forse, le stesse sensazioni.
Roma ancora oggi, in molti suoi angoli, nel mezzo della frenesia collettiva della sua vita, conserva il fascino e la bellezza immortalati in certi acquerelli, in certi diari di viaggio e in certe opere musicali di grande spessore artistico.
Vi sembrerò esagerata, ma credetemi, vi sto semplicemente descrivendo delle reali e profonde sensazioni che mi hanno pervasa e i relativi suggestivi collegamenti spontanei con la cultura europea. 
In quella occasione tali emozioni hanno effettivamente attraversato la mia anima, il mio cuore ed anche la mia ragione.
Ringrazio vivamente la Associazione "Cerchi magici" il cui fine è appunto il recupero e il perpetuare di certe musiche e, soprattutto, di questa cultura tipicamente popolare, derivata dalla vita reale, in cui si litiga, si prende in giro, si indulge al vizio, si prega e si bestemmia, ma soprattutto ci si innamora, senza però, idealizzazioni sacre e senza sconcezze profane.
L'amore, nella tradizione popolare italiana, evidenziata nei maggi e nelle villanelle è si il "possesso fisico del bene amato", che è il fine ultimo, ma esso viene sempre preceduto da una specie di rituale amoroso in cui la donna, con la sua ritrosia, facendo finta di essere la preda, sfoggia tutta la sua sensualità per conquistare la vera preda: l'uomo. Per inciso, nella Roma antica, la divinità della caccia era rappresentata da una donna: Diana. L'uomo altresi, spavaldo, spaccone, apparentemente cacciatore, per compiacere la donna desiderata, sfoggia tutto il suo essere romantico fatto di piccole attenzioni e, soprattutto, di poesia.
Questo, in effetti, è il vecchio gioco della seduzione tra uomo e donna, il cui significato affonda nel lontano passato e ha raggiunto la sua esaltazione: nel medioevo con l'amor cortese e con l'amor profano, nel seicento con la dama e il suo cicisbeo, nell'ottocento con le passioni travolgenti e distruttive, nella "belle epoque" con la frivolezza, negli anni trenta del XX secolo con la leggerezza del vivere. 
Questo gioco, in tutte queste epoche citate, si è sempre trasformato, soprattutto, in particolari rappresentazioni pubbliche e private, tanto decantate in letteratura amorosa.
Le due guerre mondiali hanno, però, purtroppo, incupito questo gioco; lo hanno quasi cancellato, per il prevalere dell'atto materiale su quello amoroso e giocoso, fatto prevalentemente di sentimenti, diventando, invece, esclusivamente solo sesso. Certo l'uomo e la donna di oggi sono cambiati e il loro rapporto nella società è quasi paritetico, nella famiglia, nel lavoro, per cui la donna ritiene, forse, di non aver più bisogno della ritrosia per esaltare le sue armi seduttive, e si presenta, senza infingimenti, come cacciatrice, anche se, realmente, lo è sempre stata. L'uomo al contrario, oggi, forse, si sente, con grande evidenza, preda, per cui è quasi impaurito ed intimidito e, come ogni preda, cerca di scappare, perdendo così, gran parte del suo essere tipicamente spaccone e  romantico, nello stesso tempo.
Peccato!
So che con questa mia affermazione mi attirerò, forse, le ire delle femministe, ma voglio precisare che, da donna, sono del parere che abbiamo ancora molto da fare per raggiungere la parità con l'uomo nella vita reale, per cui approvo ogni battaglia in tal senso e la sosterrò sempre ( all'ultima manifestazione delle donne in Piazza del Popolo c'ero anche io) ; da donna innamorata, però, ritengo sia molto bello intrecciare, con il partner, un gioco amoroso fatto di seduzione e di sentimenti prima della unione intima, se non altro perché questo permette di estraniarsi dal quotidiano, specialmente se brutto, ed evita, anche, che l'atto, in sé, diventi un mero fatto consumistico, e, quindi, banale.
Poi cosa c'è di più bello, intrigante e consolatorio di un gioco basato soprattutto sulla gioia e sulla complicità della coppia?.
Per inciso, tutte queste riflessioni sul gioco della seduzione, e del rapporto cacciatore-preda hanno avuto ispirazione dal modo di recitare e cantare delle quattro giovanissime coriste e dei due coristi che hanno interpretato alla perfezione, con malizia e, nello stesso tempo, con giovanile innocenza, il loro ruolo.
Che dire, speriamo vi siano sempre più associazioni che recuperino il grande patrimonio di cultura popolare del nostro meraviglioso popolo. 


Grazie di cuore ai " Cerchi Magici", per la magnifica serata!

Un abbraccio a tutti e Buon Natale







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