sabato 5 maggio 2012

Referendum? No ! E' antipolitica, è eversione!

Care amiche e cari amici, 

Oggi vogliamo parlare del referendum, quindi accomodatevi e gustate prima un buon caffè e poi inebriatevi del profumo della rosa che fa bella mostra sul vostro tavolino.

Con l'affermarsi della partitocrazia, l'istituto del referendum è diventato qualcosa di pericoloso per la casta! Per questo il referendum, in particolare dai tempi di Craxi, viene osteggiato in mille modi, rappresentando, esso, non solo una specie di sondaggio sul gradimento delle azioni fatte dal Governo e dalle coalizioni partitiche, ma anche uno strumento di possibile contrasto a tutte le leggi “porcate”.
Il referendum viene, quindi, visto con fastidio dalla casta politica e dalle oligarchie dei partiti; addirittura viene, nei fatti, paragonata alla antipolitica e ad un atto eversivo. La casta ormai si è convinta e, spesso, ha convinto anche gli italiani, che il potere può essere esercitato solo dai suoi componenti. Di qui i vari inviti ad “andare al mare” per delegittimarlo e, poi,  la decisione, ripetuta, ogni volta in modo sistematico, di non accorparli con elezioni politiche, producendo un danno all'erario non indifferente. Vi è la convinzione diffusa in ambienti politici che i soldi pubblici non siano di nessuno, quindi possano essere rubati e sprecati!
I nostri Padri Costituenti allora hanno sbagliato tutto, nell'adottare una democrazia rappresentativa? Invece erano stati lungimiranti! Avevano scelto la democrazia rappresentativa, conferendo il potere agli “eletti”, ritenendo che, memori di una devastante dittatura appena caduta, la forma Presidenziale avrebbe potuto avviare derive populiste e antidemocratiche, addirittura autoritaristiche. Inoltre, confidando in un paese culturalmente e politicamente evoluto, capace, quindi, di discernere non solo i pericoli derivanti dall'autoritarismo ma anche quelli derivanti dalla presa di potere da parte di oligarchie eversive e antidemocratiche, che avrebbero potuto varare leggi, per esempio, ad personam, ad aziendam, ad partitum etc., i nostri Padri Costituenti avevano messo a disposizione del popolo un efficace mezzo di difesa delle istituzioni democratiche.
Hanno immaginato, infatti, che una democrazia compressa da vapori mefitici avrebbe avuto bisogno, come in una pentola a pressione, di una valvola di sfogo. Tant'è che hanno istituito solo il “referendum abrogativo” e non quello “propositivo” per evitare sia confusioni, sia conflitti di potere, sia un uso antidemocratico dello stesso, da parte di gruppi eversivi.

Del “referendum”, i nostri Padri Costituenti, ne hanno, quindi, fatto uno strumento di “riaffermazione” del concetto di “sovranità popolare”, quindi un qualcosa che il popolo dovrebbe rispettare ed onorare con atteggiamento quasi religioso, andando a votare sempre. 


Eppure, salvo casi rari, dai tempi di Craxi, questo Istituto è stato quasi delegittimato anzi, disprezzato anche dagli italiani, plagiati da una casta politica che ha sempre inteso di impadronirsi e detenere in esclusiva il potere, con il risultato che il popolo, passivo nei confronti di Leggi veramente “porcate”, antidemocratiche e incostituzionali, oggi,  vive in un paese dalle mille emergenze: democratiche, economiche, sociali, costituzionali e politiche. Solo negli ultimi referendum c'è stata una riaffermazione della necessità di usarlo, legge elettorale e acqua, anche se organi dello Stato ne hanno annullato l'effetto.
Avete avuto notizia del referendum che si terrà domani, 6 maggio, in Sardegna? Ne conoscete i contenuti, così da poterli proporre in chiave nazionale? Sicuramente no! La stampa e i media di regime hanno steso una cappa, ritenendo i quesiti, forse veramente eversivi del loro potere! Vi riporto le notizie relative:
quesiti referendari sono dieci, cinque abrogativi e cinque consultivi. Sono stati promossi dal Movimento Referendario Sardo, di cui fanno parte pochi partiti o movimenti politici (tra cui l’IdV,La Base Sardegna e Riformatori Sardi, legati a Mario Segni) ma che ha il sostegno di molti amministratori locali e politici sardi, tra cui il deputato del PD Arturo Parisi.
Quattro quesiti abrogativi riguardano l’abolizione di altrettante province sarde istituite con una serie di leggi regionali a partire dal 1997 (ma diventate operative con molti ritardi): Medio Campidano, Carbonia-Iglesias, Ogliastra e Olbia-Tempio. L’ultimo quesito abrogativo riguarda l’abolizione di un articolo della legge regionale che stabilisce la competenza nella determinazione dei compensi dei consiglieri regionali e il tetto massimo.
I quesiti consultivi riguardano la cancellazione anche delle quattro province storiche della Sardegna (Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro), la stesura di un nuovo Statuto della Regione da parte di un’Assemblea Costituente “eletta a suffragio universale da tutti i cittadini sardi”, l’abolizione dei consigli di amministrazione degli “Enti strumentali e Agenzie della Regione Autonoma”, l’istituzione per legge delle elezioni primarie per scegliere i candidati alla carica di presidente della regione (da eleggere con elezione diretta) e la riduzione da 80 a 50 dei consiglieri regionali.
Come potete giudicare i quesiti sono davvero rivoluzionari, sicuramente eversivi per la casta, in quanto si parla:

  • di abolire posizioni politiche profumatamente pagate, come quelle nelle Province, in diversi      C.D.A. di Enti locali, e, addirittura, nel Consiglio Regionale; 
  • di non permettere loro di  manovrare ad libitum i  compensi di  carica, che verrebbero , invece, sottratti al loro giudizio arbitrario; 
  • infine di iniziare a portare un pò di democrazia all'interno dei partiti con l'adozione delle primarie per scegliere i candidati alla carica di presidente della regione, da eleggere, poi, direttamente. 
  • Addirittura, si pensa di formare una assemblea Costituente per la formulazione di un nuovo Statuto. 

In questa Italia dominata dalla casta, come capite, tali principi sono veramente pericolosi ed eversivi e, se diffusi  a livello nazionale, potrebbero spazzare via diversi privilegi che questi loschi figuri, si sono attribuiti in modo truffaldino; potrebbero, addirittura, spazzare via la attuale Democratura, ripristinando la Democrazia! Per la casta questo sarebbe proprio troppo! Per noi, ora, rimane la speranza che i Sardi, popolo fiero, compiano, intanto, il miracolo nella loro terra, lanciando, così,  un esempio a tutto il resto del paese. 


Chissà, allora, qualcosa forse, si muoverà!

un abbraccio

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