mercoledì 6 giugno 2012

IL PECCATO ORIGINALE!

Care amiche e cari amici,


prima rinfrancatevi con un buon caffè della casa e deliziate il corpo e la mente con il profumo della immancabile rosa. 
In tutto questo periodo, non so voi, ma io sono frastornata da mille notizie e mille analisi che presentano l'avvenire cupo, fatto di dolori e di miseria, a causa della "crisi del debito pubblico", in diverse nazioni, compresa l'Italia. 
Ma la domanda che per prima mi pongo e vi pongo: 

non siamo entrati nell'euro perché la moneta unica ci avrebbe offerto uno scudo contro le crisi economiche? 

Invece, oggi, sembra che la stessa moneta stia diventando, per diversi popoli, un nodo scorsoio che ne sta strozzando, appunto, l'economia. 
A questo punto ho cercato di capire, documentandomi, e le mie conclusioni desidero estenderle, oggi, anche a voi, per aprire una riflessione in merito. 

In questo post tratterò solo una piccola parte dell'argomento, il resto verrà esplicitato nei prossimi post. 
L'idea, però, che mi sono fatta, da subito, è che:

quando la cattiva politica sposa teorie economiche dubbie e di rischio, sotto la spinta di paure o di lobby economiche, il progetto che ne esce non può che essere cattivo. 

Specialmente quando il progetto di sviluppo economico non viene condizionato dalla domanda:" E' bene per l'uomo?" ma, invece,  è ispirato da «E' bene per il sistema economico?» 

Partiamo dall'inizio: 

Nel 1989 venne elaborato il progetto per costruire una unione economica monetaria europea in tre fasi secondo quanto previsto dalla commissione guidata da Jacques Delors. Protagonisti della trattativa furono il Cancelliere tedesco Helmuth Kholl, conservatore, e il Presidente francese, il socialista, Francois Mitterand. 
Mitterand spinse sull'acceleratore, senza prevederne le conseguenze, perchè, dopo la caduta del muro di Berlino, e la successiva riunificazione, aveva paura della Germania e, pertanto, voleva imbrigliarla in una unione stretta. 

Alcuni stati europei, però, sin dall'inizio non vollero aderire all'Euro ed anche alcuni economisti criticavano il progetto sia per l'idea stessa sia per il modo in cui veniva realizzata. I contrari erano guidati dalla Margaret Tatcher, primo ministro inglese, che candidamente spiegava che una più integrata unità europea sarebbe stata più facilmente dominata dai tedeschi (parole profetiche!). 
I critici sostenevano che l'euro non avrebbe potuto rispecchiare economie troppo diverse, con diverse politiche fiscali, con diverse strutture finanziarie e produttive. 
Secondo molti, sarebbe stato assolutamente necessario affiancare l'integrazione economica con la integrazione politica. 
Negli anni successivi, consapevoli della difficoltà della unione monetaria senza unione politica, i fautori dell'euro decisero di vincolare le politiche dei paesi della futura euro zona ad una serie di regole. 
Si tratta dei parametri di Maastricht del 1992 che verranno confermati nel patto di stabilità e crescita nel 1997. 
Tra le norme più importanti ci sono quelle che impongono agli stati membri di avere: 
  • un deficit, cioè spese pubbliche maggiori delle entrate al massimo pari al 3% del Pil. 
  • il debito pubblico pari al massimo al 60% del PIL 
  • un basso tasso di inflazione. 
Insomma, nel complesso, i leader europei ritennero che sarebbe stato sufficiente tenere a bada i conti pubblici perché si potessero superare ogni tipo di possibili difficoltà, derivanti  dall'avere una sola moneta, per diversi stati economicamente differenti. 
A Maastricht venne decisa la istituzione della BCE, che sarebbe stata responsabile della politica monetaria. Ad oggi la BCE è l'unico organo europeo veramente federale, in cui cioè gli appartenenti non rappresentano i singoli stati ma l'unione nel suo complesso. 
Il 1 gennaio 1999 l'Euro fu adottato in forma contabile, fissando i tassi di cambio delle valute di 11 dei 15 paesi membri. Le imprese potevano fare transazioni in euro sapendo che i tassi di cambio tra i paesi membri erano fissi e il valore in euro apparve nei conti bancari accanto alle valute nazionali. L'euro divenne la moneta virtuale di 12 paesi Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda; Italia, Lussemburgo, Olanda, Spagna, Portogallo. 
Dal 2002 l'Euro diventa, da moneta virtuale, moneta corrente
Negli anni successivi la zona euro è cresciuta con l'adesione di Slovenia, Cipro, Malta, Slovacchia, Estonia. L'euro è adottato da SCV, San Marino, Monaco, Andorra, Montenegro e Kosovo, per un totale di 332 mln di persone che utilizzano l'Euro per comprare beni, fare conti e investire risparmi. 
L'Euro è una moneta, una valuta, un qual cosa col quale oggi siamo in grado di comprare le stesse cose fornendo la stessa banconota o la stessa monetina in Italia, in Francia etc., cioè, una comodità enorme che tutti hanno apprezzato, per il fatto di non avere più il cambio che si doveva effettuare quando si andava in un paese vicino. 

Ma attenzione la valuta, da secoli, cioè, la moneta. è un qualcosa che è strettamente legato allo Stato. 

Quando si pensa allo Stato, ci si domanda, però: cosa è lo Stato? Cosa fa lo Stato? 

Se lo chiedete ad un giovane del primo anno di legge, vi dirà che lo Stato è quella entità che ha il potere di dichiarare la guerra, e di battere moneta, che vuol dire: stampare fogli di carta che effettivamente hanno, nella vita economica, un valore corrispondente a quello che c'è scritto sopra ed è, quindi, lo Stato che decide quanta stamparne e quale valore effettivamente dare a ciascuna di queste monete. 
Per la solidità della nostra vita e per la fiducia reciproca di tutti noi, abbiamo bisogno che quei pezzi di carta siano solo quelli di chi ha il potere di battere moneta, ecco perché vengono puniti «i falsari». 
Quindi c'è un legame nella storia, nella finanza, nella economia, tra l'esserci una moneta e l'esserci uno Stato; cioè l'esserci lo Stato con la sua Zecca che batte moneta, con la sua Banca Centrale che provvede concretamente a gestirla, con i suoi organi politici che decidono, ad un certo momento, il valore che quella valuta ha in commerci internazionali e, analizzando l'economia del paese, decidono se, in alcuni momenti, conviene alzarlo o abbassarlo nei rapporti con gli altri. Con l'euro, hanno, invece, fatto: 

una moneta senza Stato, 

che sarebbe, appunto il vero peccato originale

Questi «Statisti», supportati da «geniali economisti» (si fa per dire! analizzeremo in seguito la loro cosiddetta genialità e la loro corruttibilità al capitalismo speculativo, le stesse che ci hanno portato al disastro e che ora, con i loro rimedi, ci stanno distruggendo completamente) hanno avuto, infatti, la «faustiana» pretesa di riuscire a gestire una moneta, senza metterla sotto l'ombrello di un potere caratterizzato da quei mezzi e da quei modi che sono compiti dello Stato e che hanno sempre fatto ritenere che siano le ragioni della forza e, poi, della credibilità che ciascuna moneta ha. 

Erano pazzi? Perché hanno creato questo pateracchio? 
Forse perché qualche esperimento c'era stato di monete senza Stato, di monete comuni di unioni monetarie ma, per la verità, non erano stati molto fortunati. 

Perché, allora, quando l'Unione si è dotata di una moneta unica, hanno pensato che potevano riuscirci in termini di semplice Unione Europea e non facendo gli Stati Uniti d'Europa? 
Forse perché questi Statisti ritennero, in modo balzano, che ormai avevano già costruito un mercato economico comune, fortemente integrato; che più o meno avevano costituito un assetto istituzionale che non era quello di uno Stato ma certo era qualcosa, addirittura, di molto più robusto di quello che usualmente c'è in materia. 


Infatti avevano creato la Comunità e l'Unione Europea, il suo Parlamento, la sua Commissione, i due Consigli, e avevano  previsto di avere una Banca Centrale; però,
 avevano anche deciso che trasferire a livello europeo quei "poteri di sovranità economica", che sono legati alla moneta, sarebbe stato troppo,  perché gli Stati membri non  erano disposti a farlo;
 e allora si sono convinti e hanno cercato di convincere il mondo che sarebbe bastato coordinare le politiche nazionali per avere quella zona, quella convergenza economica, quegli equilibri fiscali interni all'Unione europea che servono a dare forza reale alla moneta. 
Non tutti ci hanno creduto. Molti economisti americani ci hanno detto: «Guardate che non ci riuscirete, non vi funzionerà. Se vi succede qualche problema che magari investe uno solo dei vostri paesi non avrete gli strumenti centrali che, per esempio,negli Stati Uniti d'America noi abbiamo, in cui può intervenire il governo centrale ed equilibrare, con la finanza nazionale, le difficoltà delle finanze locali; la vostra BCE, se non è la banca centrale di uno Stato, non può assolvere alla stessa funzione a cui assolve la banca centrale di uno Stato, che, quando lo Stato lo decide, diventa il pagatore, senza limiti, di ultima istanza.» 
Infatti, quando lo Stato spende (per i servizi, scuola, ospedali, famiglia, impresa, polizia, stato) più di quanto incassa dalle imposte, ha solo due maniere per pagare la differenza, cioè l'eccesso della spesa sulle entrate, chiamato, tecnicamente, deficit: 
  • una è quello di emettere moneta nella economia. Del resto la quantità di moneta circolante è regolato dallo Stato tramite la Banca Centrale; 
  • l'altra maniera è quella di chiedere soldi in prestito tramite il debito pubblico. 
Nell'area euro la prima strada non è disponibile perché alla BCE è vietato fornire moneta agli stati membri sia direttamente, sia acquistando titoli pubblici. 
In termini magari tecnicamente non precisi, ma efficaci, possiamo dire che, nel primo caso, lo Stato, con la immissione di moneta nella economia, diventa debitore di se stesso, anche se però va incontro ad altri svantaggi ( inflazione, svalutazione etc.) ma anche ad altri vantaggi (più esportazioni etc.);
nel secondo caso  lo Stato diventa debitore di terzi investitori. 
In realtà i nostri Statisti non hanno voluto credere a questi argomenti, mentre hanno avuto fiducia nella capacità di auto coordinamento degli Stati e hanno addirittura stabilito dei vincoli nei trattati, che impedissero, addirittura, di aiutare chi era in difficoltà. 
Una vera e propria follia! 
Hanno, incredibilmente, previsto, inoltre, che: 
  • l'unione europea non assumesse la responsabilità degli impegni degli stati, 
  • la BCE non potesse comprare direttamente i titoli pubblici dei singoli stati, 
  • non ci potessero essere facilitazioni creditizie o finanziarie per i singoli stati; 
Insomma avevano deciso una moneta unica dell'euro zona, ma ogni Stato doveva essere in grado di provvedere a se stesso. 
Era davvero difficile che funzionasse e abbiamo, oggi, sotto gli occhi di tutti, i problemi dei Paesi PIGS (porcelli) (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) e anche dell'Italia. 
Analizzeremo in altri post questi problemi, caso per caso e vedremo cosa questi scienziati economici e politici hanno ideato e stanno ideando per mettere le cosiddette «pezze» agli strappi provocati dalla crisi del debito pubblico, ma dubito che saranno capaci di «metterle a colore». 
Ci hanno provato e ci stanno provando, col risultato che hanno fatto della economia europea un Arlecchino.
Del resto fino ad oggi non hanno risolto ancora nulla, nonostante l'applicazione di teorie economiche, quali, per esempio, l'austerità, tanto propagandate, anche in Italia, come risolutive, che, al contrario, si sono rivelate molto discutibili e hanno provocato solo disastri. (Ne ho parlato nel post precedente).
Hanno fatto, finora, dell'Europa economica, un Colosso dai piedi di argilla! 
Infatti, non prevedo niente di buono con questi Politici Europei imbrigliati negli egoismi nazionali e sudditi di teorie economiche molto contestate, che però, come ormai affermano in molti, potrebbero anche nascondere risvolti inquietanti, per il futuro di molti popoli europei. 

Deve, comunque, essere ben chiaro che non abbiamo altra alternativa che non "l'Europa Unita", diversamente. la via politica europea potrebbe diventare  simile a quella post-trattato di VERSAILLES e potremmo assistere di nuovo all'ascesa di movimenti estremistici, omofobi e razzisti, come si stanno vedendo in diversi paesi, gli ultimi, dopo le ultime votazioni in Grecia e in Francia. 


Un abbraccio e alla prossima 


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