mercoledì 20 giugno 2012

RESPINGIAMO I BARBARI AL DI LA' DEI "CONFINI" DELLA NOSTRA CIVILTÀ

Care amiche e cari amici,

ora che avete acquisito una forza serena per aver preso un buon caffè ed esservi inebriati col profumo della rosa, vediamo di ragionare sulle cause dell’imbarbarimento culturale, politico e sociale del nostro paese.

Penso abbiate, ormai,  smaltito l'allarme da me lanciato sul fatto che Crono, il Potere dei Barbari,  ingoia tutti i “Princìpi” e tutti  i "Valori", specialmente:

Democrazia, Libertà, Uguaglianza, Equità sociale, Solidarietà, Giustizia, Moralità.

Questo è stato, a mio giudizio, il motivo VERO dell'imbarbarimento, in senso lato, del nostro Paese!

Il rispetto di essi, infatti,  lo avrebbe, finalmente, trasformato in un Paese "vivibile" e "civile", perché ci avrebbe garantito l'esercizio corretto dei poteri da parte dei nostri Rappresentanti e, nel contempo, avrebbe ridato, in continuazione, nuova linfa ai Partiti, vitali per il Paese, secondo il dettato costituzionale.
Questi “Princìpi” fondamentali, infatti, derivati dalla rivoluzione francese, hanno reso, sempre, un popolo, più «ricco» sia materialmente sia spiritualmente, ma soprattutto, quando vengono applicati, attribuiscono, senza dubbio, IL "COMANDO" al popolo stesso e quindi alla Civiltà Democratica.

Per questo vengono avversati e inapplicati dal “Potere" e dai suoi servi Barbari!

Il nostro paese, ha una «Unità» e una «Democrazia» molto giovani che si sono attuate, per la «azione visionaria» e per la concretizzazione delle idee di pochi “idealisti»;
idee che, purtroppo, non sono, ancora, completamente "permeate in modo concreto" nella grande massa del popolo, quale patrimonio irrinunciabile senza il quale non avrebbe senso l'idea di "civiltà democratica", di «nazione», di «comunità"o di «democrazia".

Perché questo ritardo?

Forse perché la SCUOLA non ha svolto il suo alto compito in questo ambito di approfondimento? La Scuola, intenzionalmente, negli ultimi decenni, è stata fatta "a pezzi" e se pensate che i programmi scolastici, sono di competenza del Governo e, quindi, del "Potere", la risposta è conseguente! La Scuola unitamente ai "Media Tradizionali" (carta stampata e radio-TV) sono stati, in modo quasi totale, "strumenti di persuasione di massa" nelle mani delle barbare classi dominanti. Negli ultimi decenni vi è stato, anche, un depauperamento volutamente "imposto" a questi strumenti, sia in senso morale, sia in senso culturale, sia in senso economico, per cui potete  ben capire il perché tali "Princìpi", che dovrebbero essere sempre uniti   all'impegno di acquisire "Sapere" e "Competenze", non abiano più fruttificato nella nostra Società, e, conseguentemente, nelle nostre famiglie, fatte convertire al "Moloc" del "consumismo" e "dell'edonismo", "mastini da guardia" della protervia del "Potere".

Questi valori, perciò, per colpa loro, hanno sempre rischiato e rischiano tuttora di rimanere sempre “nell'astratto”, e, le loro enunciazioni, rischiano di diventare inutili e sterili esercizi di retorica, non riescendo a far parte, in modo intimo, del sentire comune di una gente.
Essi, infatti, non sono mai stati  calati e  misurati nei «bisogni» del popolo, cioè,  non hanno potuto ancora intridere, profondamente, né la vita pubblica di una nazione, né la vita privata dei suoi cittadini. 
  • Infatti cosa è la Democrazia se non la verifica quotidiana, tramite la politica, nella vita  pubblica, dell’immancabile rispetto del volere” della “maggioranza” del popolo Sovrano", come recita il comma 2 dell’articolo 1 della nostra Costituzione? In Democrazia, la Politica non deve essere uno scontro tra interessi contrapposti, e le decisioni politiche devono emergere dal dialogo motivato tra i cittadini. Credo sia importante citare alcune frasi illuminanti di Benigno Zaccagnini. Io penso – diceva Zaccagnini – che la democrazia sia un sistema che parte dal presupposto che nessuno ha la verità. La vita democratica, invece, vive nel confronto: cioè nella capacità di mantenere sui vari problemi, dai temi politici generali agli argomenti concreti che interessano la vita di un Paese, un atteggiamento di modestia e di umiltà, riconoscendo che nessuno può essere depositario assoluto della verità”. “Non basta cambiare le strutture – amava ripetere – se prima non cambia l’uomo, se prima non matura in lui quella partecipazione solidaristica che è il principale punto di riferimento e di difesa soprattutto del più debole”.
  • Infatti cosa è la Libertà se non la si misura nel bisogno di esprimere le proprie idee e intraprendere, concretizzandole, avendo quale limite quello rappresentato dal fatto che non deve essere, però, toccata la libertà del nostro «vicino»?  Afferma Isaiah Berlin:”L'essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c'è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l'illusione di averla»
  • Infatti, cosa è la Uguaglianza se non la possibilità di «essere» e di «fare» stando alla pari con gli altri, senza distinzione di sesso, razza, religione o idee politiche? 
  • Infatti cosa è la Equità Sociale se non costruire un sistema che dia a tutti la possibilità di vivere una vita dignitosa e onesta ed in cui ognuno dia il proprio contributo nella vita sociale ed economica del paese, proporzionalmente alle sue possibilità? 
  • Infatti, cosa è la Solidarietà se non la si misura sul sollievo delle «privazioni» del nostro «vicino», intervenendo o creando un sistema che intervenga? 
  • Infatti, cosa è la Giustizia, se non la qualità che fa “dare a ciascuno il suo” La giustizia, infatti, è la costante e perpetua volontà, tradotta in azione, di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto.
  • Infatti cosa è la Moralità se non la si misura con un comportamento, un vivere quotidiano, onesto e irreprensibile, sia nel privato che nel pubblico?  Può anche essere definita come la ricerca di uno o più criteri che consentano all'individuo di gestire adeguatamente la propria libertà nel rispetto degli altri.
In Italia, inoltre, questi Princìpi, hanno avuto, finora, differenti significati o accezioni a seconda del soggetto al quale vengono applicati; differenti, nel caso, cioè, si applichino ai «Poteri» o nel caso si applichino al «Popolo». Lo schema, infatti, è sempre stato «rigido e manicheo" se applicato al «popolo»; è diventato, invece, sempre “elastico e farisaico”, facilmente  interpretabile e inapplicabile, se riferito al «Potere". 

Dobbiamo, invece, far "rivivere intensamente" il nostro sistema di idee e di valori costituzionali, derivati da valori cristiani e da valori laici, formatisi durante la grande epopea chiamata "Resistenza", e dobbiamo fare in modo che valgano per tutti!

Questo atteggiamento, se lo acquisissimo, sarebbe un bel passo avanti per diventare finalmente un “POPOLO SOVRANO” (art. 1 comma 2 della Costituzione). 

Far rispettare tali Idee e tali Valori, nel terzo millennio, non è utopia, ma è, ormai, una necessità storica, se vogliamo veramente uscire da questa "palude stagnante e putrida" nella quale, la casta, ha cacciato il Paese.

Per realizzare questo cambio di passo, però, è importante, come primo atto, che ognuno di noi  non sia più "idiota" (in greco:  individuo privato, senza cariche pubbliche; chiuso in casa, che si astiene, e fa decidere gli altri per lui) ed esca, invece, di casa decidendo di partecipare al cambiamento e di “sporcarsi, cioè, le mani”, invece di tenerle in tasca. Quindi:

"Chiunque di noi abbia le "mani pulite", deve decidersi a tirarle fuori di tasca, e cominciare a smontare stupidità, egoismo, avidità, arroganza, razzismo e tutto ciò che impedisce il formarsi di una comunità umana".

Può anche accadere che tirare le mani fuori di tasca possa comportare anche delle piccole disobbedienze civili, di quelle che non richiedono alcun eroismo, ma che possono aiutare a rassettare la casa comune. Quando l’obiezione di coscienza era fuori legge (lo è stata fino al 1972) anche don Milani, per certi argomenti, scriveva «l’obbedienza non è più una virtù»,  e ,
la "obbedienza" non è affatto un "dovere", quando, essere obbedienti, significa calpestare diritti e valori!


In Italia la Partitocrazia e il Potere economico, come "NUOVI BARBARI", non solo hanno stravolto il dettato costituzionale, calpestando diritti e doveri, ma hanno occupato le Istituzioni, nessuna esclusa. 
Bisogna dunque liberarle, restituendole alla loro funzione di organi di governo, depositari  solo dell'interesse generale e non degli interessi particolari del "POTERE".

Il modello da riattivare è, quindi quello Costituzionale, cioè:
  • lo "Stato di diritto",
  • la Separazione dei poteri, 
  • l'Interesse generale rappresentato dal complesso delle Istituzioni,
  • Forze politiche guidate da una propria visione del bene comune da sottoporre al voto del popolo sovrano, 


I PRINCIPI E I DETTAMI DELLA COSTITUZIONE  DEL 1948, DEVONO RIDIVENTARE I  "SACRI CONFINI" DELLA NOSTRA "CIVILTÀ", DA DIFENDERE, CACCIANDO AL DI LA', OGNI "BARBARO INVASORE" SENZA PRINCIPI, PARASSITA ED OPPRESSORE !

un abbraccio




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