venerdì 27 gennaio 2012

VADEMECUM SULL'UNIONE EUROPEA: LE ORIGINI CULTURALI E STORICHE

Amiche care e amici cari ,

oggi inizieremo un lungo racconto, a puntate, che spero gradirete e, se vi farà piacere, ne discuteremo insieme, davanti ad una buona tazza di caffè e con una rosa, all'occhiello per gli uomini, e, fra i capelli, per le donne.
Voglio riprendere il discorso sull'Unione Europea, alla quale apparteniamo per tantissimi motivi e dalla quale appare impensabile starne fuori, nonostante che, in momenti di crisi come questi, spesso, si inneschino movimenti centrifughi di espulsione.
In questo lungo racconto che occuperà, secondo la mia intenzione, diversi Post, voglio parlare, alla nostra maniera, sia delle Istituzioni europee, sia del loro funzionamento ma, soprattutto, dei principi e delle ragioni che presiedono alla voglia e alla necessità dello stare insieme di tanti popoli diversi che, pur conservando le loro peculiarità specifiche, desiderano unirsi in pace. Parleremo, infine, di quello che ognuno di noi spera che avvenga nell'immediato futuro per arrivare alla formazione, finalmente, di quella Europa Federale politica, pensata dai padri fondatori, che si chiama "STATI UNITI DI EUROPA" e della sua forma di Governo, nonché degli ostacoli che ancora si frappongono al suo compimento.
Il racconto, oggi, inizierà tratteggiando sommariamente sia i caratteri della cultura che ci lega, sia i tratti storici che ci hanno portato fin qui.

Iniziamo con un po' di poesia che non guasta mai!
Sapete come i Fenici, gli scopritori della nostra terra, la chiamavano?
La chiamavano Europa: “ il paese del tramonto” o la “terra delle tenebre”!
Essi avevano arditamente esplorato le nostre terre, perfino oltre le colonne d'Ercole, alla ricerca di materie prime e di mercati per i loro commerci. D'origine semitica i Fenici abitavano già nel III millennio a. C. la costa marittima dell'odierno Libano e raggiunsero il maggiore sviluppo tra il XII e l'XI secolo a. C., quando si spinsero con le loro navi su per l'Adriatico, il Tirreno e l'Atlantico, giungendo fino alla Cornovaglia. A loro dobbiamo il nome di cui andiamo fieri, anche se quel nome, dopo tremila anni, dice qualcosa di più che una semplice dislocazione geografica, perché da un punto di vista strettamente geografico, ciò che noi chiamiamo Europa, non è un continente, come siamo, ormai, abituati a pensare. L'Europa, infatti, non è altro che un subcontinente asiatico, l'appendice occidentale dell'Asia; un sistema di penisole e di isole alla sua periferia ovest di proporzioni oltretutto piuttosto modeste in rapporto all'estensione globale del continente.
Ma allora perchè non ci chiamiamo asiatici, visto, anche, che le nostre razze sono di origine Indo- europea e che anche le nostre lingue appartengono al ceppo Indo-europeo? Cosa è accaduto perché si verificasse questo caso unico ed irregolare, che, cioè, una regione riuscisse a guadagnare una tale autonomia nei confronti del continente a cui appartiene, per struttura geografica e per radici remotissime di razze, lingue e culture, così da acquisire il diritto di esistere come fosse, essa stessa, un vero e proprio continente?
L'Europa non è una unità naturale, come l'Australia, l'Africa e l'America; essa è il risultato di un lungo processo di sviluppo spirituale e di evoluzione storica; antropologicamente, poi, è un miscuglio di razze, e il tipo dell'uomo europeo rappresenta una unità sociale piuttosto che una unità razziale.
Anche nella cultura, “l'Unità dell'Europa”, non è la base e il punto di partenza della storia europea, ma è il fine ultimo, per il momento non ancora raggiunto, verso cui questa cultura ha mirato per più di mille anni.
L'Europa, quindi, nasce nel passaggio dalla natura alla cultura, ma più che di nascita sarebbe esatto parlare di concepimento; lunga è stata, infatti, la gestazione che ha portato alla nascita di ciò che noi, oggi, chiamiamo Europa.

La sua nascita, infatti, è legata a taluni avvenimenti della cultura e della storia.
Parliamo per primo della cultura.

Le nostre prime radici di pensiero sono nate nella cultura Greca, che creò l'uomo razionale, capace di comprendere la natura che lo circondava, ma, anche e soprattutto, capace di indagare nella sua interiorità.
Questo tipo di uomo si affermò quando respinse l'attacco “dell'uomo mito” di origine orientale, durante le guerre persiane, ed anche quando Alessandro il macedone ne esportò il pensiero dalla Grecia fino all'Egitto e ai confini dell'India, facendolo fondere, contaminandolo, con il pensiero e il carattere dell'uomo asiatico.
Nacque, così, l'uomo ellenistico!

Le nostre radici di pensiero si sono evolute, poi, nella cultura Latina, quando Roma creò il suo grande Impero che, a differenza dell'impero dei Macedoni, si estese anche in gran parte delle regioni che oggi noi chiamiamo Europa. 
Distruggendo Cartagine e resistendo, poi, alle seduzioni di Cleopatra, Roma finì, con la vittoria di Cesare Augusto su Marcantonio, col non cedere alla tentazione di scivolare ancora una volta nell'appartenenza esclusiva alla grande madre asiatica. Se ciò fosse, invece, avvenuto, ogni possibilità di esistenza autonoma e indipendente di un continente Europa sarebbe rimasta preclusa per sempre. Roma, infatti, avrebbe trascinato con sé, a sua volta, tutta la vasta area di popoli e di tribù che essa aveva integrato nell'orbita politica e culturale dell'Impero. 
Ma al tempo della pace d'Augusto, primo imperatore, l'Europa ancora non esisteva. 
Esistevano, però, i fattori costitutivi di una forma d'uomo e di cultura che già delineavano l'immagine di una originalità antropologica nuova e diversa dall'antica, rappresentata fino ad allora da quella ellenistica. 
Esistevano, infatti, le esperienze di una “cultura dell'incontro” che, a suo tempo, avevano segnato la svolta antropologica della grecità in quella ellenistica.
L'uomo romano, spiritualmente, fu, a sua volta, l'incontro tra l'ellenismo e il pragmatismo contadino italico, e, quindi, la sua cultura oscillava, ancora, come in un pauroso pendolo, tra la luminosa chiarezza dell'uomo razionale e l'oscura minaccia della caverna dei miti.

Le nostre radici di pensiero, infine, si sono affermate nella fede cristiana, nel suo messaggio evangelico, che, durante il lungo periodo dell'impero romano, e soprattutto, dopo la sua caduta, aveva finalmente innescato il processo di assimilazione reciproca tra l'ellenismo, la romanità e il cristianesimo, creando la prima vera base culturale “dell'uomo europeo”.
E', infatti, l'attività missionaria che, evangelizzando, anche gli uomini del nord, fino ad allora al di fuori dell'impero di Roma, fece fiorire, in quello che oggi noi identifichiamo come l'intero continente Europa, una mirabile creazione di pensiero e di cultura, originali, staccati completamente dall'Oriente. 
Il Cristianesimo completò, quindi, la cesura totale fra la cultura occidentale e quella orientale, creando, così, l'uomo europeo!

Comunque, durante i secoli successivi,  il lavoro di questa costruzione di pensiero e di figura antropologica nuova, continuerà ininterrotto, arricchito anche dall'innestarsi di nuove culture, dall'araba alla giudaica.

Parliamo, ora, dell'aspetto storico- politico!
Dal punto di vista storico sociale, invece, tra il V e l’VIII secolo, ovvero tra la fine dell’Impero romano e la penetrazione a nord delle popolazioni barbariche e a sud degli arabi con la religione islamica, iniziarono a nascere dei progetti europei.
L’Impero di Carlo Magno, alla fine del X secolo, è il primo nucleo di questa Europa, ovvero un Impero che stava a cavallo del Reno, basato su una religione monoteista e sulla compenetrazione del mondo germanico e latino. È in quel preciso momento che si pongono le premesse di una specifica identità europea, non quindi un’Europa intesa quale espressione geografica, che, come detto, non ha una sua definizione, visto che il famoso confine dei monti Urali è una pura convenzione nata nel XVII secolo, quanto un’Europa che possedeva un preciso fondamento geopolitico.
Ed è da questa cellula fondativa dell’Europa che si svilupperanno, successivamente, le potenze europee della storia. Tale Europa tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, era formata da Imperi detentori anche di spazi extra europei, e visse il suo momento di massima potenza; infatti, era al centro del mondo, prima di precipitare inesorabilmente nei due conflitti mondiali. Nel 1914 una civiltà solida si estendeva sull’Europa e che potesse finire in brevissimo tempo  nessuno lo pensava davvero. L'Europa, dal 1914 al 1942, ridiventò, in senso reale, per l'uomo, il "luogo delle tenebre".
Ed è appunto quell’Europa a rappresentare l’errore dal quale si è costituito l’attuale insieme europeo: infatti, le guerre mondiali avevano dimostrato, sostanzialmente, il fallimento dell’equilibrio delle potenze su cui si era retta politicamente, fino ad allora,  l'Europa.
In tutto questo, dopo la seconda guerra mondiale, non va dimenticato anche l’aspetto strategico, ovvero la necessità di costituire attraverso il grosso dell’Europa, un elemento di opposizione alla potenza sovietica e alla penetrazione del comunismo.
Quindi l’Europa dei “padri fondatori”, per poter costruire un sistema di convivenza pacifica e di regole condivise, ha dovuto, necessariamente, superare la politica dell' "equilibrio" tra le  potenze.
Tre sono, soprattutto, i padri fondatori: Alcide De Gasperi, Robert Schuman e Konrad Adenauer!
Tre uomini ponte, tre personalità forti che avevano vissuto in prima persona il dramma delle frontiere che avevano insanguinato l’Europa, i quali fecero di tutto per impedire il ripetersi di questo doppio suicidio collettivo. È proprio da questa necessità che è scaturita la scintilla del primo "europeismo politico", basato su una concezione di tipo federalista, nella prospettiva di Stati nazionali che, nel tempo, avrebbero dovuto evolversi in un unico “Stato Federale” europeo.

Per il momento ritengo di aver esaurito il nostro primo passaggio, per cui, sperando ancora di riavervi nel nostro " caffè da Graziella", vi abbraccio.












Nessun commento:

Posta un commento