Care amiche e cari amici,
oggi il vostro “caffè da Graziella”, accanto al tricolore che campeggia sempre , ha issato anche la bandiera dell'Europa e, quindi, la vostra tazzina di caffè "nero", fumante, e la vostra rosa "rossa" contribuiscono a rendere più colorati il nostro locale e la nostra vita.
Oggi voglio parlarvi ancora della Unione Europea, della sua intuizione da parte di Altiero Spinelli e della sua attuale faticosa costruzione!
Oggi voglio parlarvi ancora della Unione Europea, della sua intuizione da parte di Altiero Spinelli e della sua attuale faticosa costruzione!
Purtroppo, di recente abbiamo visto la formazione di “direttori” di Stati, a due o a tre ( Germania, Francia e ora Italia), che, in un momento così delicato a causa della tempesta monetaria che si è scatenata nel nostro continente, appaiono più come strumenti per arroccamenti nazionalisti ed egoistici, che fornitori di soluzioni di sostegno solidale ai paesi in difficoltà ed anche alla intera Europa, .
Per questo è sempre più difficile parlare di Stati Uniti di Europa.
L'Unione Europea, questa organizzazione sovranazionale ancora politicamente incompiuta, attualmente limitata nei poteri nelle sue diverse Istituzioni, oggi, viene, infatti, percepita dai cittadini dei paesi membri, come causa di diffuso malessere; anzi viene vista come una "sovrastruttura" che crea solo vincoli e normative che, a loro volta, si traducono in rinunce e sacrifici per tutti.
Questa incompiutezza politica, e il conseguente disinnamoramento della idea di Unità Europea, purtroppo, non favoriscono la consapevole partecipazione dei cittadini d'Europa al funzionamento delle Istituzioni europee e quindi non si ottiene neanche una vera coesione tra i popoli coinvolti nel processo di unificazione.
Altiero Spinelli sottolineava che l'architettura europea doveva essere:
“ Il prodotto della tensione tra la visione radicale dei federalisti e l'approccio pragmatico degli uomini di Stato “.
Senza questa tensione, diceva, non si sarebbe ottenuto niente; la visione dei federalisti sarebbe rimasta una utopia e il pragmatismo essenzialmente conservatore degli uomini di Stato non avrebbe portato da nessuna parte “
Oggi appare evidente che prevale il pragmatismo conservatore degli uomini di Stato che, per il momento, hanno accantonato i “ portatori di utopia”, che, invece, sono il sale che fa “lievitare la pasta politica”.
Hanno quindi accantonato anche l'dea di una costruzione architettonica armoniosa dell'Europa!
Questa è conseguenza del fatto che l'unica Istituzione democratica che oggi esiste in Europa, il Parlamento europeo, non viene mai impegnato in decisioni politiche o economiche, che vengono assunte, invece, solo dai responsabili dei vari Stati Nazionali, mancando la base fondamentale, cioè: Una Costituzione condivisa, patrimonio di tutti.
Molti cittadini europei, senza questa carta fondamentale, cominciano a disinteressarsi e in alcuni casi a diventare anche ostili al processo di unificazione, di cui, forse, se ne stanno perdendo le ragioni politiche o, almeno, sono soffocate dagli egoismi economici dei singoli Stati.
Sembra si stia vanificando la visione di Altiero Spinelli, che dal carcere fascista di Ventotene, scrisse insieme ad altri, un Manifesto che, settant'anni fa, preconizzava una Europa libera e unita.
Tutto ciò, ribadisco, è la conseguenza nefasta del fatto che la vita comunitaria è, oggi, ancora dominata, in modo miope, esclusivamente, dal fattore economico.
In un momento di grave crisi economica come questo, non ci si può meravigliare, perciò, se la integrazione europea viene ancora minata da spinte nazionalistiche.
Spinelli diceva ancora:
“ Il principio veramente fondamentale (…) è quello secondo il quale le forze economiche non devono prevalere sugli uomini ma essere a loro sottomesse ed essere guidate e controllate da loro, come succede per le forze della natura (...)”
Parole veramente profetiche, che incitava il cittadino europeo, ad essere consapevole del suo compito e della necessità che egli dovesse porsi al comando di ogni processo di trasformazione economica, e gli indicava anche una via originale di sviluppo che lo avrebbe portato alla attuazione di una “economia sociale e innovativa di mercato”, l'unica che gli poteva evitare le trappole del liberalismo selvaggio o del dirigismo meticoloso!
Nelle società avanzate il "CAPITALE UMANO" è il fattore più importante per l'incremento della produttività e per il suo valore culturale. Il Consiglio Europeo di Lisbona, solo nel marzo del 2000, puntando sul valore del "CAPITALE UMANO", ha conferito alla Unione Europea l'ambizioso obiettivo di diventare l'"economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo", cioè una "economia basata sulla innovazione", rigettando così la logica del profitto perverso e devastante basato solo sulle speculazioni finanziarie e non sulla produttività.
La innovazione, strettamente legata ai contenuti di conoscenza, di competenza, e di cultura di ogni cittadino, può diventare il motore della crescita in senso lato e della coesione complessiva della nostra società europea.
Purtroppo i governi europei non hanno, ancora, recepito questo insegnamento, per cui è inevitabile che oggi i loro popoli paghino le conseguenze innescate da speculazioni finanziarie che approfittano delle debolezze dei singoli Stati.
Questa crisi, infatti, sta dimostrando, ad una Europa divisa in tutte le sue attività economiche e politiche, che il liberalismo estremo è un ritorno alla barbarie, alla libertà del più forte di schiavizzare il più debole.
I vari governanti europei sembra non abbiano compreso appieno che la mondializzazione degli scambi e delle idee non permette loro alcuna scelta essendo, la mondializzazione, ormai, diventata un movimento irreversibile e che far funzionare le Istituzioni politiche comunitarie, unitamente ad un Mercato Unico solidale, sono ormai, delle necessità ineluttabili!
Arroccare i loro Stati è una azione stupida oltre che inutile, necessitando invece una netta "apertura" e una marcata ripartenza verso l'obiettivo di politiche economiche, sociali, di sicurezza, di solidarietà, comuni.
Per modificare gli stereotipi nazionalisti vi è necessità, innanzitutto, di mettere in atto una vera e propria “pedagogia politica” che, attraverso le azioni dei Movimenti e delle Stesse Istituzioni nazionali ed europee, orienti la percezione che i popoli europei hanno della costruzione di una Europa Unita, cioè la costruzione degli Stati Uniti d'Europa.
E' necessario, poi, che venga promosso un vero “patriottismo europeo” che inculchi prima nelle classi dirigenti e poi nei popoli il concetto di “cittadinanza europea”.
Eppure, i popoli europei hanno più argomenti che li uniscono rispetto a quelli che li dividono!
Abbiamo radici culturali comuni dalle quali ha preso le mosse l'odierna civiltà europea; abbiamo, infatti, in comune, i valori e le conquiste delle antiche culture greca, romana e cristiana.
Gli Stati Europei non sono altro che rami di un grande albero che cresce e si copre di foglie in quanto affonda le sue radici in un Humus comune.
Gli Stati Uniti d'America sono nati per la condivisione di valori comuni e si sono affermati perchè hanno creduto in un “sogno”, quello “americano”, che li ha portati a fondare Istituzioni, le più efficienti nel mondo in termini di libertà, di efficacia e di controllo politico, a difesa della “sovranità del popolo”.
Non sarebbe affatto utopico, che anche noi Europei concretizzassimo il nostro " sogno"; ci orientassimo verso una organizzazione di quel tipo e promuovessimo gli Stati Uniti di Europa, con a capo un Presidente, eletto in modo diretto dai cittadini e dotato di ampi poteri, ma monitorati da un meccanismo di controllo da parte delle altre Istituzioni politiche.
Credo che la nuova Carta Costituzionale d'Europa, per il momento accantonata, per la cosiddetta “pausa di riflessione” determinata da derive nazionalistiche, unitamente all'elezione diretta del Presidente dell'Unione Europea, debbano essere promossi con forza.
Questo risponderebbe alla pressante richiesta di un nuovo spazio politico e costituirebbe un punto di riferimento unico per portare le esigenze dei cittadini europei con più forza in tutte le sedi internazionali, eliminando i veti dei singoli Stati nazionali.
Questo risponderebbe alla pressante richiesta di un nuovo spazio politico e costituirebbe un punto di riferimento unico per portare le esigenze dei cittadini europei con più forza in tutte le sedi internazionali, eliminando i veti dei singoli Stati nazionali.
Un abbraccio e al prossimo incontro.
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