lunedì 26 marzo 2012

PARTECIPAZIONE E CULTURA PER SOCIALIZZARE IL POTERE

Care amiche e cari amici,

anche oggi, dopo aver preso un buon caffè ed esserci rinfrancati col profumo della rosa, vorrei fare alcune considerazioni sulla politica, sulla partecipazione e su un certo tipo di cultura.

Viviamo, infatti, in una epoca di cambiamenti che attraversa il mondo globale.
Abbiamo sotto gli occhi: la crisi della politica e delle ideologie, il progressivo logoramento dei valori e della cultura, le contraddizioni e l’ingiustizia crescenti, la violenza diffusa, l'affermarsi del razzismo, dell'omofobia, della xenofobia. 
Tutto ciò mi ha imposto una riflessione sulla prassi politica e sulla necessità di una sua rifondazione culturale ed etica. 
Questo mi ha portata, quindi, ad una serie di letture la cui sintesi può essere riportata dalle seguenti considerazioni.

Innanzitutto chiediamoci: Cosa è lo Stato?

Lo Stato è costituito da un popolo che vive su un territorio e che si dà un’organizzazione ed è proprio dal modo in cui si organizza la società che si dà forma alla politica.
Infatti, essa può affermarsi o come dittatura o come oligarchia, organizzate per dominare sul popolo, o come democrazia comunitaria e partecipativa.
Il tipo di modello politico che prevale in una società, a sua volta, dipende da una serie di fattori, quali la sua struttura economica, i principi etici e/o religiosi dominanti, la sua cultura, e, soprattutto, il suo stato di consapevolezza e di partecipazione.
Nella cultura greca, lo Stato si identificava con la società; in quella moderna, invece, vi è una netta distinzione tra i due.
L’odierno sistema politico, che caratterizza tutte le democrazie occidentali, è basato sulla democrazia parlamentare o rappresentativa, cioè su un sistema politico, nato ed affermatosi con la rivoluzione francese, fondato sulle elezioni.
Purtroppo, oggi, specialmente in Italia, questo sistema è degenerato e ha determinato una prassi politica verticistica, di netta separazione degli eletti dai bisogni degli elettori.
Oggi, infatti, come constatiamo, la politica è caratterizzata dal distacco esistente tra governanti e governati.
Si è formato, così, il “Potere d'élite”, per la maggior parte, permeata da un liberismo spregiudicato che ci ha resi schiavi delle banche e della finanza speculativa e che ha disattivato ogni tipo di controllo o di giudizio morale e politico degli elettori, per cui il “Potere” è diventato autoreferenziale e si è attribuito scandalosi privilegi. 
Il nostro sistema politico, quindi, oggi, vive su una finzione di sovranità popolare, sulla tripartizione dei poteri, ed è sbilanciato più sulla libertà che sull’uguaglianza.
Questo perché tale sistema, di fatto, è stato caratterizzato dalla circolazione di élites politiche che hanno visto nello Stato solo la possibilità di “RUBARE IL BENE COMUNE E DI VIVERE ALLE NOSTRE SPALLE”.
Questa concezione verticistica, fondata su POLITICI DI PROFESSIONE, su OLIGARCHIE PARTITICHE e SINDACALI, nettamente separate dai cittadini e dai loro bisogni, ha trasformato la politica in una pratica di potere e privilegi e ridotto, così, i cittadini, a "clienti".
Per contrastare tutto ciò si può e si deve immaginare, invece, una pratica politica proveniente dal basso, dalla società civile nella sua interezza e coesione, che si contrapponga radicalmente alla prima.
Deve, cioè, affermarsi la “Comunità Politica” e la logica del “Buon Vicinato” alla anglosassone.
Infatti, la politica deve essere il diritto-dovere di partecipazione di tutti alla cosa pubblica, l’esercizio attivo e diffuso della cittadinanza, che comporti che ciascuno dedichi una parte del proprio tempo, sottraendolo al proprio lavoro e alla propria famiglia, alla soluzione dei problemi della comunità, attraverso forme di partecipazione attiva, di rotazione delle responsabilità, di controlli e di revoche. 
E’ questo il senso aristotelico dell’uomo “animale politico”, perché egli vive nella sua società e la sua attività, per trasformare la natura e la società , realizza la sua stessa natura umana.

Il problema reale della rinascita della politica è, quindi, quello della:

Socializzazione del Potere.

La socializzazione del potere, però, oltre alla partecipazione, presuppone, anche, la diffusione di una cultura critica, cioè l'affermarsi di una democrazia cognitiva, come precondizione della costituzione di una “Comunità Politica”.
Solo così la politica può ritrovare tensione morale e progettualità.
La partecipazione dei cittadini deve mirare al cambiamento della politica, ma deve essere una partecipazione consapevole e perciò colta.
Con la parola “colta”, però, non si intende, “erudita”.

La cultura, in questo caso, piuttosto, è:

“L’insieme di abitudini, costumi, pratiche, saper fare, saperi, regole, norme, divieti, strategie, credenze, idee, valori, miti, che si perpetua e si modifica, di generazione in generazione e che si riproduce in ciascun individuo tramite l’educazione, aggiornandosi alle esigenze della società.

Ed è a partire da questa cultura collettiva, di base, che permea sempre la società, che ciascuno seleziona, interiorizza e sintetizza la propria personale visione della vita, le proprie concezioni del mondo e i propri stili comportamentali. E', di fatto, una cultura strettamente interconnessa ai valori morali, per una nuova dimensione della vita.
La cultura, la conoscenza, infatti, si acquisiscono, per primo, attraverso la famiglia! 
Purtroppo, oggi, quest'ultima deve fare i conti, nelle odierne società complesse, con la comunicazione di massa che, di solito, è sempre asservita al gruppo di élite.
Quest'ultimo, infatti, per conservare il proprio potere, tende, sempre più, ad attuare, nella società, un processo di massificazione e di costruzione dell’uomo-massa, tramite i media, per castrare le potenzialità creative del singolo.
Le nuove generazioni, infatti, oggi, sono acculturate dai mass-media, mentre la famiglia e la scuola sono espropriate sempre più.
Invece è importante la partecipazione delle famiglie, nella scuola, nella vita della città, dei quartieri.
La cultura di ogni persona singola si può dire realmente tale se diventa 
                                             "modo di vivere e di pensare".
La cultura è organizzazione del proprio Io interiore, della propria personalità; è conquista di una coscienza superiore, direi sociale,  attraverso la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti e doveri.
E’ per questo che occorre fare sviluppare nelle nuove generazioni una cultura critica, che sia anche critica di qualsiasi ideologia al potere.
E' per questo che è importante costruire una cultura universalistica, solidaristica, fraterna, che abbraccia i problemi fondamentali di tutta l’umanità (diritto alla vita, al lavoro, all’amore ecc.) e una consapevolezza critica che, soprattutto, lo liberi dal “Consumismo”, altro ostacolo alla crescita di una coscienza sociale.
Infatti, oggi, il bisogno di possedere, di consumare, di adoperare, di rinnovare costantemente gli apparecchi, i ritrovati, gli strumenti e motori offerti e imposti alla gente è diventato, quasi, un bisogno biologico ossessivo.
Il consumismo è diventato quasi una seconda natura dell’uomo, che gli rende difficile ogni cambiamento e che lo rende schiavo delle indicazioni, degli ordini,  della pubblicità.
Il connubio politica-economia-ideologia, crea, infatti,  una politica della vita, che plasma, ad arte, i desideri, i bisogni stessi degli uomini e, perciò, ne controlla il corpo e la mente, rendendo schiava l'intera società, a vantaggio di pochi e soprattutto della élite.

Per questo nessun cambiamento può avvenire se non avverrà un mutamento della coscienza e dell’inconscio sociale. Il cambiamento può essere realizzato solo da persone interiormente libere, fuori dal circuito dell’individualismo-egoismo-consumismo.

Ciò può realizzarsi solo attraverso un lungo processo educativo.
E’ necessaria, quindi, una rinascita culturale nutritiva della pratica politica e dei suoi contenuti.
E' necessaria la costruzione di una società di liberi ed eguali, e, perciò, non condizionati.
La crisi attuale della politica, infatti, è, in primo luogo, crisi culturale e valoriale e richiede, per  l'affermazione  di una coscienza sociale, una politica della cultura:
  • per comprendere ciò che accade nella società e come migliorane le condizioni di vita.
  • che superi le contraddizioni tra la crescita continua della produzione, l’accumulo di ricchezza e beni per pochi e l’estrema povertà di miliardi di persone.
  • che superi la precaria condizione umana, l’insoddisfazione e l’infelicità.
  • che tenda a creare nuove proposte di convivenza e di relazioni umane, che privilegi il bene comune, cioè che miri all’uomo e ai suoi contesti (famiglia, scuola, quartiere, città, ambiente).
  • che non sia ideologica, come sistema di valori precostituiti, ma sia una cultura critica, che s’interroghi intorno al mondo in cui viviamo, sulla sua origine e sulla sua evoluzione,
  • che si ponga domande fondamentali e cerchi risposte sull’essere e sull’esserci, sulla vita e sulla morte, sull’organizzazione della società. L’essenza umana, infatti, non è solo l’essere, ma l’esserci con gli altri, l’essere sociale.
  • che sia autentica e che si faccia critica dell’ideologia e di tutti i fondamentalismi e dogmatismi.
  • che tenda ad una presa di coscienza capace d’interpretare la realtà e i bisogni della società.
  • che riorganizzi l’apparato statale, la nostra esistenza e tutta una serie di momenti culturali,
  • che sradichi vecchie abitudini e ne introduca di nuove.
  • che costruisca un’egemonia culturale fondata su valori di solidarietà, di uguaglianza e di giustizia.
  • che costruisca una nuova modalità di stare insieme con gli altri.
  • che prenda in mano il processo formativo delle nuove generazioni ma anche degli adulti.
  • Che porti ad un nuovo rapporto tra individuo e società, a una nuova soggettività come momento fondamentale e costitutivo della trasformazione dei processi sociali.

Le uniche che potranno realizzare questa cultura politica, credo, siano la Famiglia, la Scuola, ed una "buona" comunicazione mediatica, anche con l'uso intelligente dei social network. 


Esse possono e devono assurgere ad un ruolo centrale, come fattore di promozione culturale e sociale, come ambiente:
  • dove si possa formare il senso critico delle nuove generazioni,
  • dove si  possa  formare la capacità di scegliere consapevolmente,
  • dove si possa  formare il senso di rispetto e di ascolto degli altri;
  • dove si  possa  formare il senso della comunità, della solidarietà e del bene comune,
  • dove si possano porre le premesse per diventare buoni cittadini e buoni governanti, in modo da realizzare una vera democrazia politica, che superi la scissione tra governanti e governati. 

Perciò,


LA SOCIETÀ DEVE ACQUISIRE IL "POTERE"

attraverso il recupero e l'integrazione delle diverse culture del nostro popolo per poi usarne la ricchezza, attraverso la "partecipazione attiva", al fine di migliorare la nostra vita e la società stessa. E' necessario che, nella società, si affermi una sorta di  "Movimento per Unire", che sia contro tutte le divisioni sociali, gli egoismi, e il potere di élite. 
Solo allora potremo dire: " Siamo Uniti dall'Idea che..." e che "Rimarremo uniti anche se ci saranno delle idee su cui non potremo essere uniti e sulle quali, però, opereremo una mediazione sincera ".


un abbraccio.

mercoledì 21 marzo 2012

VADEMECUM SULL'UNIONE EUROPEA: I PRIMI PASSI (1918-1949)

Care amiche e cari amici,

Un buon caffè è proprio quello che oggi ci vuole, per rinfrancarci. La rosa illumina con il suo colore bianco il nostro locale.
Come vi avevo promesso, voglio continuare il mio racconto sull'Europa, descrivendovi, alla maniera del “caffè da Graziella”, quali sono stati i primi passi, pur sempre importanti, che hanno avviato questo processo, purtroppo lungo, verso una vera integrazione tra popoli.
Voglio perseverare nei miei proponimenti anche se qualcuno può pensare che l'idea di Integrazione Europea sia ormai una idea "vintage" che appare, cioè, superata dagli ultimi avvenimenti relativi ad una sua possibile disgregazione dolorosa che sta interessando l'area dell'Euro, in cui addirittura una nazione come la Grecia sta subendo delle rovine sociali ed economiche, peggio che se fosse sotto l'azione di una guerra vera e altre nazioni sono state commissariate dalla stessa Europa, ed altre lo saranno, sotto la spinta della Francia e, soprattutto, della Germania che aspira al predominio. 
Forse, queste ultime pensano di essere loro stesse immuni dal cancro della finanza speculativa che approfitta degli errori economici dei paesi? 
Sicuramente no! 
Tutto ciò viene permesso perché non esiste ancora una Europa politica e quindi non esistono regole comuni che tutti devono rispettare, specialmente le banche, e questo, purtroppo, non fa altro che provocare ulteriori divisioni, ancora più profonde,  tra nazioni, soprattutto, tra il Nord e il Sud dell'Europa. 
L'Europa Occidentale, e particolarmente gli Stati che oggi formano l'Unione Europea, hanno già conosciuto divisioni che affondano le radici nella storia e che si percepiscono nitidamente ancora oggi. Per esempio, la lingua è ancora per molti versi una barriera all'interno dell'Europa; la religione è stata per secoli causa di violenti scontri che talvolta, come in Irlanda, ancora continuano; le lotte, in un recente passato, per ottenere l'annessione di territori sempre più vasti o ricchi di risorse,  hanno reso i confini molto "mobili" (basti pensare all'Alsazia e alla Lorena);  inoltre i paesi europei, per tali divisioni e per tali catastrofi economiche, che hanno facilitato l'affermarsi di nazionalismi esasperati e, poi, dittature aggressive,  si sono combattuti nel secolo scorso, scatenando due guerre mondiali. 
Per evitare il ripetersi di avvenimenti così tragici, oggi più che mai, è necessario, perciò, rinfocolare la necessità dell'affermarsi di una Europa Federale politica, vagheggiata da Altiero Spinelli, alla quale aggiungerei un Sistema Presidenziale a elezione diretta, che porti alla concretizzazione degli STATI UNITI D'EUROPA
Questo lo si potrà fare solo se dell'idea di Integrazione Europea ne conosciamo la storia, sia delle sue vittorie, sia quella dei suoi innumerevoli fallimenti, che in diversi periodi ne hanno ostacolato e addirittura interrotto l'affermazione, e ne conosciamo, anche, i motivi per i quali questa idea ha ripreso, ogni volta, il suo cammino, in modo sempre più prepotente. 
Comunque, la prima percezione della necessità di una Europa unita si concretizzò sin dalla fine del primo conflitto mondiale, quando una élite di intellettuali la concepì per porre fine ai massacri tremendi che fino a poco tempo prima si erano verificati. 
Dopo il patto di Locarno del 1925 venne istituita una commissione presso la Società delle Nazioni (trasformata poi in ONU), per studiare tale possibilità. 
Si era accesa, quindi, una tenue “fiammella” che venne quasi spenta dalla crisi del '29 che interruppe l'integrazione dei mercati e spinse i paesi verso il nazionalismo economico, e quindi verso quello politico, del quale il secondo conflitto mondiale sarà una conseguenza evidente.
I movimenti di Resistenza europei, pressati prima dalla guerra e poi, come classe dirigente, dalla ricostruzione e dai relativi problemi economici gravissimi, furono poco propensi ad impegnare i propri paesi nella costruzione di un'Europa unita. Anzi tali movimenti si rivelarono apertamente nazionalisti. 
La fiammella fu alimentata, durante la clandestinità, solo dal Partito di Azione Italiano che prefigurava che la futura Costituzione Italiana si sarebbe dovuta strutturare con l'obiettivo della affermazione di una Europa Federale. Il Manifesto di Ventotene, di cui furono autori Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, delineò un'Unione europea come risultato di una grande rivoluzione politica che doveva portare ad un nuovo patto sociale, ad una nuova democrazia e alla morte dello Stato-Nazione. 
Questa visione così rivoluzionaria sarà causa sia del grande fascino che l'idea eserciterà sulle élite intellettuali, sia dei suoi limiti pratici.
Il dopoguerra, però, si presentò problematico sia per i rapporti tesi tra vincitori e vinti sia perchè la URSS occupava la parte orientale dell'Europa, dando inizio a quelle tensioni che portarono alla “guerra fredda” che terminò solo nel 1989, con la caduta del muro di Berlino. Comunque, nel Congresso dell'Aia del 1946, promossa dallo "United Europe Movement" di Churchill, sulla scelta per la via migliore verso la integrazione, iniziò un dibattito acceso tra i fautori del “Federalismo” che chiedevano fosse istituita una “Costituente Europea” eletta direttamente dai cittadini e i fautori “dell'Unionismo” o “Confederalismo”, che spingevano per una Assemblea nominata dai Parlamenti Nazionali.
Tra queste due correnti decisamente opposte tra loro, cominciò a formarsi una terza linea di pensiero, quella “funzionalista” che considerava troppo riduttiva l'idea confederalista e utopica quella federalista.
Il progetto "funzionalista" sostenne che l'Unione Europea si sarebbe realizzata soltanto attraverso integrazioni settoriali, cioè attraverso parziali cessioni di sovranità ad organismi sovranazionali.
I funzionalisti, spinti dalla Francia di Schumann e di Monnet, avviarono, quindi, un processo di cooperazione intergovernativa tra Stati membri che avrebbero interagito, come “soggetti sovrani”, in appositi organismi di collaborazione. 
Le prime regole furono:
  • i rappresentanti degli stati agivano in nome e per conto di una data nazione, in base a direttive da questa impartite;
  • nelle decisione valeva il principio di unanimità;
  • gli atti deliberati non erano vincolanti.
Queste cooperazioni vennero adottate, spesso, a carattere regionale fra due o più membri, le più importanti delle quali furono quelle a carattere militare ( tra Francia e Gran Bretagna).
Il 5 giugno 1947 venne lanciata l'idea del piano Marshall, o ERP, programma di aiuti economici e finanziari all'Europa – pilastro economico della politica americana anticomunista – che venne approvato dal congresso degli Stati Uniti nel 1948; nello stesso anno veniva creata l'OECE (Organizzazione europea di cooperazione economica), istituzione destinata a coordinare la ricostruzione dell'economia europea e lo sfruttamento dei fondi ottenuti tramite il piano; di fronte all'OECE era responsabile l'ECA, l'ente che gestiva direttamente i fondi.
L'OECE fu  sostanzialmente un fallimento, a causa anche del disinteresse britannico, e diventerà una sorta di organo consultivo utile solo per la reciproca informazione. 
Il piano Marshall, per quanto fosse riuscito a rimettere in sesto le economie del continente, fallì l'obiettivo dell'integrazione; otterrà però la liberalizzazione delle economie europee.
Il 17 marzo 1948 nacque il patto di autodifesa collettivo, fondato col Trattato di Bruxelles al quale aderirono Belgio, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi,e Regno Unito, mentre altre nazioni parteciparono all'organizzazione come osservatori o come membri associati, per un totale di 28 paesi coinvolti. 
L'art. 5, prevedeva la mutua assistenza di tutti gli Stati membri in caso di aggressione nei confronti di uno di essi in Europa,  provocata dall'URSS, e consultazioni in caso di aggressione in un altro continente o in caso di minaccia della Germania. 
Era inoltre prevista una cooperazione economica, sociale e culturale fra le nazioni partecipantiLa rinascita dell'Europa occidentale, quindi, muoveva da volontà di europeismo come progetto politico ed economico contro l'egemonia sovietica nella Europa orientale.
Il 5 maggio 1949 sorsero due organizzazioni importanti: un Comitato dei Ministri che aveva il potere esecutivo e il Consiglio d'Europa, con finalità puramente consultive. E' bene precisare che il Consiglio d'Europa non deve essere confuso con il Consiglio Europeo che nacque solo nel 1974 e del quale parleremo in seguito.
L'articolo 1 dello statuto del Consiglio d'Europa afferma che:

 "...lo scopo del Consiglio d'Europa è di raggiungere maggiore unità fra i suoi membri, al fine di salvaguardare e realizzare gli ideali ed i principi che sono la loro eredità comune e facilitare il loro progresso economico e sociale." 

Questo scopo sarà perseguito dagli organi del Consiglio tramite la discussione di questioni di interesse comune e attraverso accordi e azioni comuni in campo economico, sociale, culturale, scientifico, legale e amministrativo e ai fini del mantenimento e dell'ulteriore realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Nonostante si proponesse questi grandi obiettivi il Consiglio d'Europa aveva scopi troppo generali e, problema maggiore, la sua struttura era totalmente intergovernativa e quindi non indipendente dalla volontà dei singoli stati membri i quali ritenevano che i compiti che esso doveva svolgere non potevano andare oltre la semplice cooperazione volontariaIl Consiglio d'Europa nasceva, quindi, solo come un foro di dibattito e un organo di consultazione sotto lo stretto controllo dei governi ed era ben lontano dal costituire, sia pur in nuce, il nucleo di un governo europeo. Queste forti limitazioni non permisero al Consiglio di porsi come base di una futura unione europea, ma esso svolse e continua a svolgere ancora oggi compiti rilevanti nel campo dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. 

Un Abbraccio e alla prossima

mercoledì 14 marzo 2012

LOCA LOCA

Care amiche e cari amici,

oggi, il “Caffè da Graziella Letterario”, offre ai propri amici, dopo un recital di poesie, un racconto breve, scritto con grande freschezza dal nostro amico tweetterino:

Giuliano Olivati

Mettetevi comodi, e mentre la rosa vi inebria col suo profumo, assaporate lentamente e con gusto, sorseggiando,  il nostro piacevole caffè.
Cari amici, “Loca, loca!” non è solo il titolo della canzone di Shakira, ma è anche quello di un breve componimento in cui sono state raccolte, come dice l'autore, alcune “Memorie di un locatore”.
In esso vengono tratteggiati, in modo ironico e con grande capacità di introspezione, personaggi dalla varia umanità che normalmente popolano questo nostro universo sociale ed anche quello di un immobiliarista attento.
Che altro dire? Lasciamo la parola alla lettura!


Loca loca loca! Memorie di un locatore

Il primo inquilino del mio appartamento nel centro storico di Bergamo bassa è stato un'inquilina.

***Nome in codice L'Ingegnere***

Trentenne, rampolla della miglior borghesia di San Paolo del Brasile, lavorava alla contabilità di una multinazionale ed era laureata in ingegneria gestionale. Bella ma di una bellezza composta, alta, elegante, sempre in tailleur pantalone nero, o grigio, o blu, segno che sapeva benissimo cosa gli italiani si sarebbero attesi da lei e cosa lei invece voleva offrire loro, un'immagine di professionalità e sobrietà. Inquilina perfetta, si teneva la contabilità da sola autoapplicandosi l'Istat. Dopo aver conquistato l'ammirazione dei condòmini, L'Ingegnere restò nell'appartamento un paio d'anni, per poi trasferirsi e metter su famiglia, lasciando l'alloggio pulito tinteggiato e profumato, da vera signora.

Seguì un medico radiologo, sui 35, single e tormentato.
***Nome in codice RX***

Bravissima persona anch'egli, ma affetto da lieve mania di persecuzione che lo portava ad interminabili richieste di spiegazione e controspiegazione, che lo lasciavano sempre sospettoso e insoddisfatto. RX una volta diede disdetta del contratto per poi rimangiarsela, e faticai a fargli produrre una contro-disdetta scritta x non rimanere tra color che son sospesi. Un'altra volta si scordò l'ubicazione del contatore Eenel e mi chiamò a ferragosto per un salvataggio in diretta. Pagava sempre in ritardo, e alle mie richieste di puntualità mi rinfacciava "i 3 mesi di affitto anticipato", fingendo di non sapere che si tratta del deposito cauzionale non imputabile a pigione. Grandi difficoltà anche nel conguaglio finale, in quanto prolungò di una decina di giorni la sua permanenza nell'alloggio, con calcoli e ricalcoli dei dietimi dell'affitto + spese condominiali. In complesso, alla resa dei conti, comunque un buon inquilino.

Dopo di lui venne un ragazzo laureato in ingegneria gestionale, che lavorava anche lui in una multinazionale.
***Nome in codice L'IngeNgere***

Restò solo 6 mesi, in pratica il giorno dopo il contratto diede disdetta, in quanto L'IngeNgere era abituato a grandi spazi nella sua valle bergamasca e un bilocale non gli bastava. Quando mostravo l'appartamento ai potenziali nuovi inquilini (mi aveva subito autorizzato ad entrare col mio mazzo di chiavi in sua assenza) sembrava il teatro di un toga party, ma si capiva che il casino l'aveva fatto tutto da solo. Decisamente la casa mancava del tocco femminile. Persona correttissima pure lui, pagò la quota di sua competenza di una bolletta dopo mesi dalla risoluzione del contratto.

L'ultima inquilina è una bella ragazza napoletana poco meno che venticinquenne.
***Nome in codice 'A Guagliona***

Laureata in qualche disciplina pedagogico - umanistica, 'A Guagliona è di ottima famiglia anch'ella e lavora in una comunità o qualcosa del genere in provincia. Tiene la casa come una bomboniera, educatissima, gentilissima compitissima nella migliore tradizione della borghesia partenopea. Ogni mese Mammà, puntuale come la Svizzera, fa il bonifico dell'affitto e delle spese da qualche banca borbonica al mio istituto padano. Spero non se ne vada mai, ma qualcosa mi dice che prima o poi farà la fine dell'Ingegnere (il primo) e dovrò cercarmi un nuovo inquilino.

Morale della favola: affittando appartamenti non ci si arricchisce, ma si conoscono persone interessanti. E di questi tempi, scusate se è poco.
( Giuliano Olivati)   


http://www.twitlonger.com/show/elu2tr 




Ed ora Shakira:
Riproduzione Riservata

martedì 13 marzo 2012

DUE LUPI E UN AGNELLO CHE VOTANO

Care amiche e cari amici,

anche oggi vi invito a prendere un caffè che spero sia a voi gradito come sempre e spero che la rosa, con il suo profumo copra tutto il marciume che proviene da una casta in piena decomposizione morale.
Oggi, come promesso, dopo aver parlato dei guasti del Populismo sulla Economia:
http://uncaffedagraziella.blogspot.com/2012/03/i-guasti-del-populismo.html
dei guasti del Populismo sulla Politica:
http://uncaffedagraziella.blogspot.com/2012/03/la-democratura.html
voglio parlarvi dei guasti che il Populismo, con il Porcellum, sta operando sulla nostra Società Civile Democratica.


----Il Porcellum, infatti, ha, per primo, reso inefficace il timore del "giudizio morale" della “opinione pubblica” che, di solito, in democrazia rappresenta una componente essenziale per la sua vitalità, inducendo in noi, come detto in altri post, un senso di impotenza.
A tal proposito vorrei ricordarvi l'ultimo episodio tedesco in cui il Presidente Wulff , si è dimesso subito, soprattutto, PER LA INDIGNAZIONE DELL'OPINIONE PUBBLICA, prima che intervenissero il partito e la Magistratura. In Italia, purtroppo, questo potente strumento, è stato reso inutile e soffocato, soprattutto dalla mistificazione dei media tutti allineati e servili a B. Ricordate, prima dell'arrivo di Monti, quanta era la nostra credibilità all'estero? ZERO! Eravamo evitati, presi in giro, ridicolizzati e non ci stimavano affatto.
Ricordo di aver letto dalla stampa estera, nei momenti "bui e ridicoli" di RUBY, nipote di Mubarak, dei vari bunga bunga ecc. che si chiedevano come mai da tanti anni avevamo B. come premier? Rispondevano che " ERAVAMO COME LUI, CHE LO AMMIRAVAMO"
Per loro, "Governante era uguale a governati", per cui abbiamo dovuto subire un giudizio fortemente negativo!
Ci hanno sempre identificato col governante, dicendo che noi lo sopportavamo PERCHÈ eravamo uguali a lui. Eppure nei media nazionali, di questi giudizi all'estero o non si aveva notizia o si invocava il solito "vittimismo", vecchio male italiota, di stranieri invidiosi che pur di dire male di noi, inventavano i fatti.
La mancanza di timore del "giudizio morale "della "opinione pubblica" , inoltre, ha permesso che si concretizzassero anche altre situazioni spiacevoli per il popolo italiano.
Infatti, sono saliti agli "onori degli altari" faccendieri e ladri della peggiore specie, che riempiono continuamente la cronaca giudiziaria, perchè ogni tanto si scoprono tutti i loro misfatti compiuti ( e non tutti, ma solo in piccola parte!), magari "a loro insaputa".

----Col Porcellum si  sono liberati anche del timore del "giudizio politico" della società e dei cittadini , quello per il quale, quest'ultimi, potrebbero dire: 
"Sei un incapace, un ignorante, un inetto, un servo e non hai mantenuto le promesse che hai fatto ai tuoi elettori, allora NON ti VOTIAMO PIÙ'!".
Sono, perciò, saliti al potere igienisti dentali, avvocati, amici personali e amici degli amici, tutta gente, comunque, che di politica, di quella VERA, non capiscono un tubo e né si sono mai preoccupati di documentarsi, di prepararsi, quando esaminavano le leggi da approvare.
Simbolo di tutto ciò è stata la votazione su  RUBY, nipote di Mubarak,  effettuata con la più grande impudenza e la assoluta noncuranza verso l'opinione pubblica;  per non parlare della conoscenza della Costituzione, che sarebbero obbligati ad osservare, a difendere e sulla quale, pensate un po', dovrebbero improntare la loro azione parlamentare.
Non la conoscono affatto!
Ricordo qualche mese fa di un parlamentare della Lega che criticava Napolitano, asserendo che il Capo dello Stato NON doveva e NON poteva criticare l'operato della maggioranza, perché loro erano stati eletti dal popolo e quindi il governo e la maggioranza erano al disopra del Capo dello Stato.
DA RABBRIVIDIRE!!!!

Ora, però, voglio illustrarvi quello che, a mio giudizio, è l'aspetto più grave  e, di qui, il perché sia vitale, per la nostra Società, sconfiggere il Populismo, con il Porcellum. Tale accoppiata non introduce solo la pur rilevantissima stortura che essa comporta: il fatto, cioè, che deputati e senatori siano nominati dall'alto, senza alcuna possibilità d'influenza degli elettori.

----Il rischio, infatti, è ancora più grave, sia per i partiti che per i cittadini, perché la posta in palio è assai più importante!
Per i Partiti la posta è: la apertura o meno alla società civile; (apertura, per ora, alquanto improbabile!)
per i Cittadini, invece, la posta è: la fiducia o meno nella democrazia e , soprattutto, che il Populismo trasformi o meno la vera sostanza, il cuore, della società.
Corriamo il rischio, infatti, che il "Populismo", attraverso i media, trasformi questa "Società democratica e solidale" in una "Società antidemocratica".
Diventi, cioè: 
  • una società nella quale esistono discriminazioni e disuguaglianze, tali che una parte della popolazione, per così dire, viva bene sopra un'altra che, da sfruttata, vive male, con la conseguenza che questa situazione alimenti odio e violenza;
  • una società nella quale la povertà e il disagio sociale siano abbandonati a se stessi, nella solitudine;
  • una società nella quale il lavoro non sia considerato un diritto, ma solo un fattore dell'impresa, subordinato alla sua logica; 
  • una società nella quale i disoccupati e i precari siano solo un accidente fastidioso di un "sistema" e non un problema per tutti; 
  • una società nella quale l'istruzione e la cultura siano riservati ai figli di coloro che possono; 
  • una società nella quale la salute sia il privilegio di chi possa permettersi d'affrontare le spese che la sua cura comporta;
  • una società nella quale prospera l'incultura della sopraffazione che è l'esatto opposto dell'ethos necessario alla democrazia basato sulla cultura della convivenza.
(Sembra il "manifesto ideologico", scritto insieme dai Padani e da un certo  tipo di Liberalismo alla B., che hanno entrambi convenienza (non solo loro), a governare con la "Democrazia Populista" e non con la "Democrazia Rappresentativa").
La sostanza, il cuore, della vera società democratica e solidale dovrebbe essere, invece, una società con comportamenti opposti  a quelli descritti sopra!
Se dovesse avvenire questa involuzione, il paradosso, poi, sarebbe quello di avere uno Stato con Istituzioni democratiche ma con una società antidemocratica, perché manipolata da una politica oscurantista.
Ma che genere di democrazia allora avremmo? 
La democrazia, come tecnica di governo, innestata, però, su una realtà sociale non democratica, non farebbe che amplificarne e moltiplicarne i caratteri antidemocratici, rappresentandoli, generalizzandoli e, per così dire, rendendoli obbligatori per tutti. Per esempio, noi non diremmo certo che una società a maggioranza razzista, xenofoba, omofoba è democratica. Questa società, però, può senz'altro governarsi in forme democratiche, cioè la maggioranza può imporre per legge la sua visione del mondo razzista, xenofoba e omofoba. Questo ci dice che la democrazia, intesa solo come forma di reggimento politico, non è affatto più tranquillizzante di altre. Sotto certi aspetti, anzi, fa più paura, perché ha, dalla sua, la forza del numero. Questo spiega il fatto che la democrazia può essere, o diventare, addirittura, odiosa al pari e forse più di altre forme politiche. 
Esempio: 
"B. con il suo antidemocratico e spaventoso "conflitto di interessi", col suo Populismo e col Porcellum,  ha varato, senza che alcuno volesse o potesse opporsi, Leggi antidemocratiche, ad personam e ad aziendam,  con strumenti democratici, cioè con la sua maggioranza in Parlamento. Ancora oggi, dopo le sue dimissioni, sta imponendo alla Società  italiana la sua politica antidemocratica, che, di fatto, impedisce le scelte dei Candidati e, quindi, un normale svolgimento di vita democratica, che soffoca i giudizi morali e politici della Società ed, infine, che gli permette di  attuare ricatti all'attuale Governo Monti , per difendere i suoi interessi privati, per quanto riguarda la RAI, LE FREQUENZE, LA GASPARRI E LA "SUA" RIFORMA DELLA GIUSTIZIA". 

Inoltre, una Società antidemocratica difficilmente riuscirebbe a conservare a lungo le proprie Istituzioni Democratiche, ma diventerebbe facile preda di dittature alla Hitler, (razzista, xenofoba e omofoba,) con tutti gli orrori che ne conseguirebbero.
Volete che accada tutto questo? Credo proprio di no!

"La democrazia", secondo B. Franklin,"è due lupi e un agnello che votano su cosa mangiare a colazione. La libertà è un agnello bene armato che contesta il voto".

La Società Civile Democratica, se vuole, quindi, conservare la sua libertà e la sua essenza democratica e non essere SBRANATA dai lupi, ha, quindi, il DOVERE di organizzarsi e di partecipare attivamente alla vita politica, con propri candidati o scegliendo quelli capaci, onesti e democratici, per sconfiggere questa “DEMOCRATURA” e cacciare finalmente questa "casta" antidemocratica e corruttrice della società e della morale pubblica e politica!
Come diceva Gaber: 
"La Libertà è Partecipazione"!
e ( aggiungo io)
 "NON  ASTENSIONISMO"!

Un abbraccio

lunedì 12 marzo 2012

PAROLE AL VENTO

Care amiche e cari amici,

oggi, per il  nostro Caffè da Graziella, è una giornata speciale perché il caffè e la rosa vengono offerti da un poeta, amico, frequentatore di Twitter: 

LUPODITALOS. 

Per me è un momento speciale non solo perché, leggendo, mi sono commossa per i profondi sentimenti profusi dal nostro amico poeta, ma anche perché, forse, finalmente, si realizzerà il mio sogno di far diventare questo angolo virtuale,  un angolo di bellezza e vetrina  delle espressioni d'arte di tutti i suoi frequentatori. Per questo non ho voluto mai personalizzare il mio profilo, perché, più che la mia persona, è importante il "caffè da Graziella" che vorrei appartenesse a tutti i suoi frequentatori, facendone un ritrovo del loro cuore, quasi un "Portale" di ogni tipo di espressione d'arte.
La raccolta che vi presento, a mio giudizio, appare come una versione moderna "dell'Amor Cortese" del 1200- 1300, in cui la corte del Principe, oggi, è sostituita dal web e la "Dama" da una Twitterina cinguettante che reca, però, pene d'amore al suo amante.
La donna vagheggiata dal nostro poeta, oggi come allora, sicuramente, non è una donna reale, ma è la "DONNA" con la sua  femminilità, con il suo mistero e, perché no, con la sua crudeltà nei confronti dell'innamorato che è, nello stesso tempo, forte, fragile e sognatore. 
Comunque, fortunata, colei che si sentirà rivolgere, nella realtà, tali forti espressioni. 
Non voglio aggiungere altro per non guastarvi la gioia di assaporare sentimenti unici, espressi in maniera magistrale. Comunque vi invito a commentare!

PAROLE AL VENTO: 
(Raccolta di poesie.)

INGANNO
Tu che ammalii tutti , col tuo apparir innocente;
Tu che ti poni, misteriosa e compagna d'avventura.
Tu che riesci a colmare i vuoti della tua inesistenza;
Tu che, con fantasticherie, sconvolgi, in rete, l'anima
degli ignari avatar, che in te si affidano e s'illudono
di ritornare là dove non credevano più di essere.
Tu che sei sorella traditrice ed anche amica infame,
Tu che sei dispensatrice di felicità, tradimenti e dolori.
Tu ci hai presi, con l'illusione e ci ricondurrai dov'eravamo.
Tu che doni una seconda vita, ma effimera. Tu sei tutto ciò!
Quando, finalmente, scopriremo il tuo inganno,
ti smaschereremo e ti metteremo a nudo,
e abbandoneremo la dipendenza da te.
Tu, soltanto tu, potrai restituirci la ragione
e la nostra libertà d'essere, riportandoci,
alla fine, alla cruda quotidianità.
(lupoditalos)

CIO’ CHE RESTA
Ciò che resta di un emozione è solo un ricordo
di ciò che è stato e di ciò che poteva e non è stato.
Meglio cosi! In fondo, io potrò ancora fantasticare
di lontani e misteriosi amori e di sogni da realizzare.
Il lupo ora torna sulla collina!
Grazie del bel sogno che mi hai regalato.
Arrivederci, dolce stella!
(lupoditalos)


IMMAGINI
Dolci, le immagini che si susseguono,
o viaggiatrice di lande senza tempo,
di cuori che si rincorrono nel vento
nella fantastica seconda opportunità.
Resto ad aspettarti sulla mia collina
sperando di vedere la tua dolce anima
correre verso me, e vivere il nostro sogno.
So che non ci incontreremo mai nella vita,
ma non importa! I miei sogni e le emozioni
non han confini, perchè agisco d'istinto,
come un lupo! Il nome mi si addice!
Mi presento sempre per quello che sono,
nel cuore e nell'anima, : sincero, reale
e cavalco l'onda, cercando una sirena.
Vorrei te al mio fianco, ma se così non fosse,
resterà sempre l'immenso amore che ho per te.
Ti bacio, mia diletta, con il profumo di una rosa .
(lupoditalos)


IL CORAGGIO
Non è facile avere coraggio se non ce l'hai;
ti senti solo contro tutti e tutte, ma combatti,
anche se già sai che perderai ogni cosa.
Io ho perso la mia anima, per un sogno;
il mio coraggio, per una vera emozione;
e i miei sogni, per delle dolci aspirazioni.
Sono qui ad elemosinare un po' d'amore
da chi, in cuor suo, vorrebbe, ma non può
o non vuole, la mia solitudine. Il mio scudo
si sgretola al tuo passaggio. Mi sento solo,
nudo e senz'armi. Ma come posso combattere
un male oscuro? Non amo a metà, non son capace,
né voglio farlo, non sarei io!. Sono ciò che sono:
unico, forse; infantile, può darsi; ma sono io
e non mi nascondo dietro frasi di circostanza.
Non ho paura del futuro ma so che senza di te
sarà più duro vivere, ma c'è solo una cosa
che mi tiene in piedi: solo la mia dignità
e non esiste nessuno che possa strapparmela,
neanche tu, amore mio, che colori i miei sogni!
Cercami se vorrai! Io so amare solo così:
completamente, senza remore e senza inganni!
Non mi importa di incontrarti in questa vita!
Non è il corpo che voglio,ma la tua anima bella !
Se tu sei pronta a questo, cercami e mi troverai!
(lupoditalos)


POLVERE
ogni volta è una emozione veder colei che anche don Chisciotte
avrebbe voluto solo immaginare. Ringrazio gli dei del fato di questa immensa
Fortuna, o regina dei sogni più lieti. Come vorrei averti con me una notte
e attraversare il fiume dei sogni che porta all'oblio. Il mio grande desiderio
è quello di incontrarti una notte d'estate in vetta alla collina e cantare
di te alla luna,  quella luna che bacia la notte. Io canto per te, stella del
mattino! Chiudo i miei occhi per un momento e ti trovo nei miei sogni più
belli. Siamo polvere nel vento, come una vecchia canzone che risuona
all''imbrunir del giorno. Io aspetterò il tuo respiro come polvere nel vento che
fa mulinelli nel mio cuore. Siamo polvere nel vento! Stella del mattino segui 
il sentiero delle lucciole! Io sarò li ad aspettarti in una dimensione
diversa dalla realtà, ma meravigliosa, perché tu sarai lì a illuminarla.
(lupoditalos)


Riproduzione riservata

domenica 11 marzo 2012

Er novello Nerone e la Costituzione

S'è svejato, storto, l'artra matina
quella gran mente sopraffina
di quer tappo, che vo' avè nome,
tal quale, de l'imperator Nerone.
Tra na canzone e n'artra di Apicella
vede ormai  tramontà la su' stella.
E allora, che te pensa quer fregnone
che de l'inganni è  un bel campione :
“Mo' faccio proprio come Nerone:
metto a foco tutta la Costituzione
de sta Roma corrotta, un po' ladrona
e  de st'Italia ingrata e mo' a pecorona
de sto Governo, sì, quello de Monti,
prima che, per sempre, io tramonti.
Così c'ho speranza di nun anna' via
e continuà, ancora, a fa' li c..zi mia!.”
Ha radunato l'assemblea de partito
e attacca a di' col suo parlà forbito:
“ Oh grande popolo de la Libertà
sto Stato me sta proprio a cojonà!
Me so' stufato de sto Parlamento,
lo devo  proprio da butta' ar vento!
Sai che te dico: me so' rotto er c..zo,
de fa,davanti a li deputati, er pupazzo!
Possibile che pe' ogni mia decisione,
vonno fa,' ogni vorta,  na votazione?
Po' ce sta quell'artro bel  prepotente,
dico, quello del Colle, er Presidente
de sta Repubblica, sì quel fregnone,
che, de ogni cosa mia, fa l'impiccione.
Dice che nun je va bene mai niente,
e che io de leggi nun capisco niente!
Nun è vero, so' il mi' pane quotidiano!
A me, me servono pe' sfuggì de  mano
da quei gran busciardoni dei piemme
che me vonno eliminà in modo perenne,
e fa commannà li bravi e incensurati!
Che gente! Ma so' proprio disgraziati!
Ma come, uno fa tanto e poi si arrovella
pe' fasse li affari sua  e questi in cella
me vonno mette, come un delinquente.
Eppure io so' eguale a voi, bella gente!
Ora stateme a sentì con concentrazione
pecchè ve voglio dì la mi' Costituzione.
Articolo unico  " Qui commanno io!"
e come disse er Marchese " io so' io,
e quelli impuniti, chiusi ner  "Palazzo",
nun so' nisuno, nun contano un c..zo"
A quer punto è venuto giù er locale.
Urla, strilla, chi 'ntona " meno male
che ce sei te". Un mare de bandiere
sventola ed eccita, de più, le schiere,
sempre compatte, de li meglio su' sodali
che all'uscita però, incassano i  regali.
Ma in mezzo a quella caciara, se sentì
un vecchietto che, tra sè e sè, stava a dì:
"Propio vero, la folla è na gran  put..na!
Te fa arzà facilmente la su' sottana,
solo se la 'mbriachi, come col vino,
oppure le dai er lusso e er quattrino!".


(Pasquina)