venerdì 9 marzo 2012

LA "DEMOCRATURA"

Care amiche e cari amici,

benvenuti al vostro caffè da Graziella. 
Intanto che io vi preparo un buon caffè corroborante e offro oltre alla rosa anche le mimose alle mie amiche, mettetevi comodi. Il caffè che vi offro, oggi, è dello stesso tipo del post precedente, incentrato sulla stortura che l'ideologia del "Populismo", con il Porcellum, ha introdotto nella nostra "Democrazia Rappresentativa", voluta dalla nostra Costituzione. Nel post precedente vi ho parlato dei guasti che il Populismo ha introdotto nella economia, oggi vi parlerò dei guasti che esso ha prodotto nella Politica e nei prossimi post vi parlerò dei guasti che ha prodotto o potrebbe produrre nella società.  
Non vi meravigliate se parlo in continuazione della democrazia, soprattutto di quella che vorrei, ma, cercando di rimanere una donna libera e una donna senza etichette, come credo di essere, sono convinta che la nostra Costituzione unitamente al concetto di Società e al compito  della Politica che ne discendono direttamente, siano beni preziosi da tutelare. Aristotele affermava che: «compito della politica pare essere soprattutto il creare amicizia tra cittadini, cioè legame sociale” (Etica Eudemia, 1234 b). La democrazia, cioè, vive e si alimenta di un circuito di reciproca fiducia che può esistere solo a condizione che i governanti non si costituiscano in classe separata  e solo a condizione che i cittadini comuni non li vedano come cosa diversa da sé. Il Populismo  con il Porcellum, invece, ha fatto sì che la nostra classe politica sia diventata una “casta” separata dal paese reale. 
Che significa classe separata? E' la presunzione che, una volta entrati in uno dei luoghi della politica, si sia acquisito il diritto di non uscirne mai più, fino a quando non provveda la natura, come accadeva con i ceti o le caste delle società premoderne che erano stratificazioni sociali alle quali si apparteneva dalla nascita alla morte. 
Questa è la conseguenza naturale del fatto che, con il "Populismo", l'attuale organizzazione della politica italiana, oggi, è realizzata in modo che il potere  discenda dall'alto e che dal basso salga, o si faccia salire, il consenso.
Ma questa, come ben comprendete, non è democrazia. La si può chiamare, al più, 
DEMOCRATURA”
prendendo a prestito la terribile ma significativa espressione dell'esule bosniaco Predrag Matvejevic.
Perché siamo in Democratura?
Perché col sistema elettorale attuale (Porcellum), i vertici dei partiti – tutti quanti – dispongono dell'intero potere di definire chi formerà la rispettiva “corte dei miracoli” in Parlamento. Sono loro la oligarchia di potere che governa questa finta democrazia. Per loro il Porcellum è stata ed è una grande opportunità e questo spiega il fatto che, a suo tempo, quando fu approvato, non ci sia stata una reazione adeguata da parte di alcuno della opposizione e che oggi vi siano forti resistenze, da parte sempre di tutti, a cambiarne la sostanza. E' di oggi la notizia che gli attuali partiti che sostengono il Governo Monti, hanno preparato una bozza che, alla prima lettura, è un Porcellum bis ancora peggiore e ancora più antidemocratico del precedente. Oltre al fatto che il tavolo a cui si sono seduti è di per sé antidemocratico, essendone stati esclusi i partiti piccoli, la sostanza emersa dal documento, poi, è quella di poter conservare il potere a scapito di quest'ultimi e dell'eventuale voto di protesta degli Italiani. Ma di questo ne parleremo quando sarà tutto più esplicito.
Ora veniamo alla domanda cruciale, ma chi ha introdotto, subdolamente, questa Democratura e perché? 
L'hanno introdotta, insieme, un "partito azienda" e un "partito di natura autoritaria", il primo per promuovere i propri affari rappresentando il partito stesso, quasi, un ramo di azienda e il secondo per imporre la propria cultura separatista e xenofoba.
A conferma di questa tesi  si possono citare due incontri: il primo quello di Confalonieri e Monti e quello che Alfano ha annullato con Monti, il PD e Il Centro in cui si sarebbe dovuto parlare di RAI, Asta Frequenze e Riforma Giustizia.
Nel primo colloquio, Confalonieri sembra abbia minacciato il premier presentandogli la possibilità di massicci licenziamenti a Mediaset, mentre Alfano, smarcandosi e indicando, prioritariamente, la necessità e la inderogabilità di  una trattativa tra i tecnici del Governo, quelli delle altre forze politiche e i tecnici targati Mediaset, ha confermato la delicatezza degli "affari" in discussione. Ha  ribadito, implicitamente, con tale gesto, che Monti può fare solo il "lavoro sporco" per salvare l'Italia dal baratro ( verso il  baratro dove, per altro il partito azienda e Bossi l'hanno spinta), ma non deve interferire né sulla gestione RAI, utile a B.&B  per controllare gli Italiani (si parla di Presidenza della Lega), né togliere il piatto ben cucinato e pronto da mangiare, quello, cioè, relativo all'assegnazione delle frequenze, da sotto il muso di Mediaset e della RAI, né può fare alcuna riforma sulla Giustizia che non sia quella punitiva dei Magistrati e che salvaguardi l'ex Premier dalle probabili condanne sia nel Processo Ruby, difficilmente prescrivibile, e sia in  altri processi ancora in corso. L'ex premier, muovendo in tal modo il suo pupazzo, ha ricordato a tutti che in questo momento la Maggioranza nel Parlamento è ancora sua e che non è ancora finito politicamente avendo ancora intatte tutte  le vecchie capacità ricattatorie sugli Italiani. 
Altro che un "passo indietro per senso di Responsabilità e per amore degli Italiani"!
Che aggiungere? Nulla!


Un abbraccio

Nessun commento:

Posta un commento