Budapest, i luoghi di culto (2° parte): La Sinagoga
Care amiche e cari amici,
vi ringrazio per l'interesse suscitato da questo "spazio della mente", che vuole essere il “caffè da Graziella”. Le nostre, sono "storie" di persone che si sforzano di vivere intensamente il loro “quotidiano” ed i "luoghi" che frequentano, con animo scevro da pregiudizi, nel rispetto, ma mai proni, del "pensare" altrui.
Mettetevi comodi, inebriatevi del profumo della rosa e sorseggiate lentamente, assaporandola, questa calda ed inebriante tazzina di caffè.
Oggi parleremo di un altro luogo di culto di Budapest, simbolicamente caro a migliaia di persone dentro e fuori la città:
La Grande Sinagoga di Budapest
L'ultima volta che ci siamo visti stavamo scendendo la grande scalinata della Cattedrale di Santo Stefano, che come detto, da " Chiesa del Silenzio", oggi, potremmo definirla " Chiesa libera".
Sul lato destro, guardando la facciata, percorriamo la Szent Istvan tér ed incrociamo la Bajcsy - Zailinszky ut, che cominceremo a percorrere; poco dopo incrociamo la via Andrassy, la via Condotti di Budapest, ricordando che al n. 60, sia i nazisti sia i comunisti avevano una famigerata prigione dove torturavano i dissidenti o gli ebrei e dove anche il cardinale Mindszenty è stato malmenato. Continuando sulla via Koraly korut che si snoda dopo una ampia curva, arriviamo alla via Dohany ed è là che la Grande Sinagoga appare, come è apparsa a me, illuminata, quel giorno, da caldi raggi di sole, che esaltavano le cupole moresche e i suoi rivestimenti in mattoni e piastrelle.
Come è di abitudine, mi piace indugiare su ciò che vedo e, cosa pensate io abbia fatto?
Mi sono seduta in un “Caffè”, dall'altro lato della strada e ho preso una bella tazza del loro "normal caffè", molto lungo, ma vi assicuro abbastanza buono.
Per quasi mezz'ora mi sono goduta il luccichio dell'edificio baciato dal sole e l'andirivieni di autobus e macchine che scaricavano i visitatori che, poi, disciplinatamente si mettevano in fila. Ovviamente, anche io ho seguito il rituale, e mi sono ritrovato all'entrata dove sono stata perquisita e fatta passare attraverso una porta elettronica, di quelle che se ne vedono tante negli aeroporti. Per la mia mentalità odierna, di persona che non ha vissuto nei paesi dove sono stati limitati o addirittura proibiti le manifestazioni di culto, quelle misure di sicurezza hanno avuto un impatto devastante!
Provenivo, quello stesso giorno, da una " Chiesa Libera" e direi "Trionfante" ed, in pieno ventunesimo secolo, mi ritrovai all'ingresso di una " Chiesa Assediata", non bastando tutti i soprusi e le angherie che questo popolo ha dovuto subire fino ad oggi.
Di quanto questo popolo abbia sofferto e subìto, compreso "l'olocausto", ne siamo tutti a conoscenza, ma, il sentircelo ricordare dai "media" molto spesso, credo ci abbia portati ad una "colpevole assuefazione".
In molti casi, forse, abbiamo provato anche fastidio e abbiamo girato lo sguardo, come se quegli avvenimenti non ci appartenessero e dovessimo cancellarli dalla memoria.
Ma quando, nella normalità del vivere quotidiano, ci si presentano situazioni imbarazzanti come quella di una semplice perquisizione, per accedere ad un luogo di culto, è allora che la nostra mente elabora un diverso sentire per quegli avvenimenti dolorosi che hanno afflitto quel popolo.
Il racconto della guida ovviamente ha ripercorso oltre all'architettura della Sinagoga, sulla quale non mi dilungo perché la troverete sul web, anche la storia degli ebrei di Budapest e della intera Ungheria.
Ha ripercorso gli orrori dei campi di lavoro, imposti dalle "Frecce Crociate" ungheresi e dai nazisti; le deportazioni e gli assassinii perpetrati da uomini che si gloriavano di appartenere alla "razza ariana", cosiddetta "razza padrona", e, che, definirli "delinquenti criminali" significa far loro un complimento.
Il Piccolo cimitero e l"albero della vita", un "salice piangente" in metallo, sulle cui foglie sono incisi i nomi degli assassinati ed in cui sono presenti le "Tavole di Mosè", lasciate in bianco, a significare l'"assenza di Legge" di quel periodo storico, sono "promemoria" indelebili di avvenimenti che nulla hanno di umano. Nelle vicinanze, poi, contornata da un cumulo di sassi, che per gli ebrei rappresentano i nostri fiori sulle tombe, sulla nuda terra, spicca una lapide, in marmo nero, con incisi una lista di nomi, purtroppo non molti. E' la lapide commemorativa dei "Giusti", così come vengono definiti dal popolo ebraico, cioè delle persone che, con il loro agire, a costo della propria vita, hanno salvato migliaia di ebrei dalle barbarie di un branco di delinquenti assassini. Tra questi spicca il nome di Perlasca, che si spacciò per Console Spagnolo e si adoperò per sottrarre alla morte tanti poveri disgraziati, colpevoli solo di appartenere ad una religione. Se vorrete potrete approfondire le figure del nostro connazionale ed anche degli altri Giusti, i cui nomi sono incisi nella lapide.
Mi preme, invece, raccontarvi, un episodio svoltosi sotto i miei occhi, episodio che non è frutto di fantasia, ma vero, il cui significato lascio al giudizio dei miei lettori.
Davanti "all'albero della vita", un palestrato, italiano, abbondantemente tatuato, vestito con camicia e pantaloni neri, ha chiesto alla guida di spiegargli il ruolo svolto dalle "Frecce Crociate", partito nazista ungherese, nella persecuzione degli ebrei. La guida, con gentilezza, ha spiegato che in Ungheria non vi sono state grandi deportazioni verso i campi di sterminio perché, il partito aveva deciso di utilizzare nei campi di lavoro la massa ebraica ristretta nei ghetti, specialmente in quello di Budapest. Nel gelo e nel silenzio più totale ho sentito " Allora le Frecce Crociate hanno salvato gli Ebrei?" e la risposta della guida " Nei campi di lavoro, però, sono morti, comunque, di malattie, di fame, di stenti più di trentamila persone!". Poi un silenzio imbarazzante!
Il giorno dopo il tassista che mi portava all’aeroporto, passando davanti alla Sinagoga sentenziava “Questa è la Sinagoga più grande di Europa e la terza nel mondo, tanto a “questi” i soldi non mancano!”
Lascio il commento ai miei lettori sulla intera vicenda che vi ho testimoniato, comunque, permettetemi di concludere con una riflessione:
Nel ventesimo secolo sono andati al potere partiti che hanno fondato il loro credo:
"sull’obbedienza ad un solo leader, sul razzismo, sulla xenofobia, sulla profonda ignoranza storica, sulla ottusità mentale, sulla grettezza culturale, sulla paura del diverso".
All'inizio si sono presentati in modo accattivante e folcloristico, con il volto rassicurante e propugnatori dell'ordine, della sicurezza e del benessere dei cittadini, ma, una volta arrivati al potere assoluto, hanno mostrato tutta la loro ferocia e tutta la loro rabbia verso gli "uomini liberi", schiacciandoli.
Pensate che tale modo di fare, nel mondo ed in Italia, ormai sia scomparso? Purtroppo no! A quanto pare, invece, si sta moltiplicando! Dobbiamo stare, quindi, molto attenti e cacciare a calci tutti quelli che ancora oggi predicano teorie razziste e xenofobe, prima che sia, di nuovo, troppo tardi!
Vi lascio e facciamo in modo che si possa dire sempre "MAI PIU'"!
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