Care amiche e cari amici,
era diverso tempo che non mi recavo al molo per incontrare il nostro amico Andrea, il Pescatore, così, l'altro giorno, mi sono decisa, mi sono vestita un po’ sportiva e mi sono recata al luogo dove di solito lo trovo, là dove ripara le reti per la pesca a strascico.
Non c'era, e così, non vi nascondo comunque di essermi preoccupata, mi sono recata al vicino bar chiedendo, per prima cosa, se gli fosse successo qualcosa. Ho ricevuto solo, per fortuna, risate dagli avventori, che mi confermavano, invece, della grande forma fisica del nostro Andrea e mi consigliavano di andare ad un vicino capannone sportivo, sede della bocciofila locale, assicurandomi che l’avrai trovato sicuramente là.
E così è stato. L’ho visto subito, mentre era intento a rimproverare il suo compagno di giochi che non aveva "sbocciato" la palla dell'avversario, facendolo perdere. Per Andrea anche quello era un impegno che doveva essere svolto con molta determinazione e diligenza, per cui reagiva agli sbagli maldestri con passione. Comunque la partita era finita e aveva perso, per cui mugugnando, si dirigeva a riporre il set di gioco, ed allora mi ha intravista. Ha cambiato espressione, facendomi subito capire che la mia visita era, come, al solito, sempre gradita ed attesa. Mi ha abbracciata e, contrariamente al suo solito, ha iniziato una tiritera verso i giovani di oggi, accusandoli di non aver tempo di stare in cucina e mantenere le tradizioni culinarie di cui anche egli era possessore. Poi però, con tenerezza, li giustificava, dicendo che oggi per portare avanti una famiglia, anche con un solo figlio, non basta un solo stipendio ma è necessario l’impegno di tutti, mentre ai suoi tempi, anche con sette figli, si riusciva a tirare avanti lo stesso. Concludeva però che non si avevano le stesse esigenze dei giovani di oggi, che vivono magari meglio ma sicuramente sono più infelici.
Ormai il mio Andrea filosofeggiava sulla esistenza ed era inarrestabile, ma soprattutto si capiva che pensava alla sua giovinezza, periodo in cui si sentiva un giovane delfino che velocemente nuotava nel mare della vita lasciando, dietro di sé, scie iridescenti di spruzzi. Aggiunse alla fine, sospirando, "Bei tempi"!
Poi garbatamente, mi portò al vicino mercato del pesce e si avvicinò ad una donna che, sopra un carretto, esponeva una gerla di seppie dal colore vivido e cangiante. Mi disse che quelle erano le seppie ideali, fresche e né piccole e né grandi, per fare la ricetta che mi voleva insegnare perché la tramandassi. Si lamentava che oggi sul mercato fanno trovare quelle seppie enormi senza sapore e coriacee, perché provenienti dall'oceano. Le seppie del mediterraneo, diceva, erano ottime perché il nostro mare è ricco di nutrienti, molto più dell'oceano.
Poi mi fece vedere come si pulivano. Prese una seppia, estrasse un coltellino appuntito e tagliente e con quello tagliò il dorso del mollusco, per estrarne l'osso. Poi staccò la sacca dalla testa. Cercò i visceri e la vescichetta dell'inchiostro dal colore argenteo madreperlato e con attenzione, per non romperla, mise tutto da parte, aggiungendo che, con il nero di seppia, si facevano magnifici spaghetti piccanti di peperoncino. Infine eliminò, usando sempre il suo coltellino, gli occhi ed il becco corneo della testa.
Per la ricetta mi suggerì i seguenti ingredienti:
- seppie q.b.
- acciughe sotto sale
- capperi sotto sale
- spicchi di aglio
- pan grattato
- vino bianco secco di ottima qualità
- un mazzo di prezzemolo
- olio di oliva extra vergine
- peperoncino piccante
- sale, se serve
Dopo aver pulito le seppie, mi disse, si dissalano i capperi; si diliscano e si dissalano le acciughe.
In una ciotola, quindi, si mettono, capperi, le acciughe, aglio, prezzemolo, peperoncino, dopo averne fatto un trito sottile, quindi si aggiunge, a questo composto, il pan grattato e vi si uniscono anche i tentacoli di seppia, anche essi tritati finemente.
Si mescola, omogeneizzando, il composto.
Si aprono a libretto le seppie e vi si pone il giusto quantitativo del composto.
Poi mi diceva Andrea, che egli, di solito, prende un ago grosso, e un filo di cotone e cuce richiudendo gli orli delle seppie, racchiudendo, tutto attorno e molto stretto, il composto. Egli diceva che era una operazione delicata ma si poteva semplificare, però, usando gli stecchini, per ottenere lo stesso effetto di chiusura.
( Carissimi, mi sono cimentata in questa operazione e vi assicuro che la chiusura con il cotone da cucina mantiene più compatto il mollusco ripieno..)
Una volta terminata questa fase, in bel tegame di olio bisogna rosolare le seppie, girandole accuratamente ogni tanto. Infine si bagna con il vino bianco a fiamma viva, si aggiusta, se serve, con il sale, e si fa cuocere a fuoco lento, per quaranta minuti, il tutto.
Andrea alla fine ha aggiunto :"Buon Appetito"!
Una volta finita di descrivere la ricetta, dicendomi che non dava dosi, ma che esse dipendevano dal quantitativo di seppie, per cui era la cuoca che bisognava si regolasse, mi salutò dicendomi che doveva correre dal piccolo di una sua vicina a cui si era affezionato e gli aveva promesso di regalargli un giocattolo.
Sparì, con passo veloce e deciso, alquanto insolito per la sua età.
Care amiche, che vi devo dire, a quanto pare anche Andrea è stato vinto da questo mondo consumistico.
Ecco per voi un ritratto che gli ho fatto..così potete conoscerlo.
Un abbraccio
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