Care amiche e cari amici,
sono sempre felice di rivedervi, vi voglio bene!
Questa pausa con voi è una dolce abitudine ormai, che illumina le nostre giornate.
Il "Caffè da Graziella", come più volte vi ho accennato, vuole essere piuttosto uno stile di vita, che predilige l'amicizia, la verità, la cultura, la conversazione, il parlare della vita quotidiana e dei problemi che ci affliggono. Come è tradizione, nella realtà, al di fuori del Web, i luoghi di incontro sono, appunto, i " Caffè" e i suoi tavolini diventano "tavole imbandite" per proporre "piatti che saziano le menti".
Per questo, ogni volta che visito una città sia italiana sia straniera, amo rivivere le atmosfere di questi locali, dai più suggestivi ai più celebrati, dai più piccoli ai più grandi, per assaporare la loro atmosfera particolare e poi rendere partecipi i miei affezionati lettori delle emozioni che essi mi suscitano.
La visita a questo celebre caffè " New York" di Budapest è avvenuta, in questo dolce mese di settembre, di sera, alle venti, l'ora in cui, forse, questo edificio emana il suo fascino migliore.
Non vi racconterò la storia di questo celeberrimo "Caffè" perché la troverete nel “web”, comunque sappiate che buona parte della "intellighenzia" politica e culturale dell'Ungheria è passata di lì, dalla “belle époque” ad oggi, rafforzando e rinnovando la cultura e le tradizioni di questo fiero paese della cosiddetta Mittel-Europa.
Vi premetto che l'Ungheria è un paese profondamente legato al suo ambiente naturale e soprattutto ai suoi "eroi", piccoli o grandi, che, comunque, hanno contribuito, in qualche modo, al progresso della propria società. Infatti non vi è Palazzo Pubblico, in una qualunque cittadina, in un qualunque angolo del paese, senza che vi sia una serie di lapidi commemorative di personaggi locali o nazionali di ogni tempo, fino ai nostri giorni. Per questa nazione, evidentemente, la commemorazione delle virtù eroiche dei propri concittadini è ancora un valore fondante della propria società!
Che differenza da noi, dove “l’apparire” e la “vanità”, più che “l’essere”, sono diventati, invece, valori fondamentali e fondanti della nostra società!
Tornando al nostro "caffè", esso si trova al piano terra di un imponente edificio costruito in stile "eclettico", che si basa sul Rinascimento Italiano.
Nello stesso stile sono stati costruiti i locali interni, per i quali sono stati utilizzati marmi pregiati sulle pareti, decori e statue in bronzo, finiture in seta e velluto, in un luccichio di stucchi dorati e affreschi sui soffitti, ispirati alla mitologia. L'atmosfera diventa magica quando vengono accesi i numerosi lampadari in vetro, stile veneziano, e le applique in bronzo e vetro sulle pareti. Nonostante la sfarzosità dell'insieme, magicamente ogni tavolino ed i suoi occupanti, diventano delle isole private in cui il tempo sembra fermarsi, concedendo agli astanti quella necessaria "separazione" dal mondo reale e dagli affanni quotidiani. In questo insieme scenografico da favola, oltre alle note melodiose di un pianoforte, si sente lo zampillare discreto di un ruscello, proveniente da una fontana in marmo, presente all'ingresso del locale. In questa oasi, attraverso otto enormi vetrate, a cui fanno da guardia diciotto fauni luciferi in bronzo, è possibile mantenere il contatto con la città, osservando l'affollarsi di persone e mezzi che percorrono la piazza antistante e la via laterale. Non voglio parlarvi della qualità del cibo e del servizio impeccabile, ma discreto, di gentilissimi maitre e camerieri, piuttosto voglio sottolineare che questi locali, abbandonati all'incuria per decenni, sono stati riportati in auge e restaurati da un gruppo finanziario italiano.
Comunque la stessa sera del mio piacevole intrattenimento con amici italiani, vi era una allegra tavolata di famiglie, con molti uomini in divisa da marinai. Erano divise alquanto inconsuete che, però, venivano sfoggiate con orgoglio dai presenti che assistevano anche a diversi discorsi fatti da "ufficiali" . Peccato non aver conosciuto l'ungherese, ma si capiva che era una cerimonia toccante, dalle espressioni dei visi, commossi e compunti. Finalmente sono riuscita a leggere il berretto di uno dei marinai: " Viribus Unitis". Quello che si vedeva, per la mentalità di un italiano, aveva qualcosa di incredibile, infatti festeggiavano una celebre corazzata della prima guerra mondiale, affondata da Paolucci e Rossetti nel porto di Pola. E' come se oggi festeggiassimo la sconfitta di Caporetto! Ovviamente loro ricordavano con affetto, ed evidentemente con orgoglio, i loro antichi parenti, morti nell'adempimento del loro dovere. Questa non deve essere vista come retorica guerrafondaia, perché qualunque guerra è esecrabile, ma sicuramente deve essere intesa come manifestazione di un tenero ricordo di chi, comunque, per la propria gente, viene considerato un "eroe". Chissà, forse diventeremmo migliori se anche noi onorassimo i morti di Caporetto, soprattutto quelli che hanno subito ingiustamente la fucilazione per decimazione, perché accusati di codardia davanti al nemico, e hanno pagato una colpa non loro, ma di alti comandi inefficienti e stupidi.
Che lezione di civiltà e di civismo!
Noi, purtroppo, abbiamo Bossi ed i Padani, che nei recenti discorsi hanno onorato i morti "della Grande Guerra", ma solo..... quelli del nord e vuole la “secessione” per fondare un ridicolo Stato “Lombardo- Veneto”!
Veramente non ho ulteriori commenti da fare!
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